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e nascondi un segreto oscuro, ma parli nel sonno (and you're keeping a dark secret, but you're talking in your sleep)


–Non è meglio se abbassi la musica? Non riuscirai mai ad addormentarti così.– mormorò Jisung.

Era passato qualche istante silenzioso, dopo aver ricevuto una risposta positiva da Minho alla sua richiesta di rimanere.

–Non la uso per addormentarmi.– disse Minho, togliendosi le cuffie. –Sono troppo stanco per fare qualsiasi altra cosa.

Jisung si chiese se per tutto quel tempo fosse stato quello ciò che l'altro ragazzo intendeva. Se fosse stata l'insonnia a farlo finire in quel punto, o se ci fosse di più. –La tv?– chiese, dando un'occhiata allo schermo.

–Puoi spegnerla.– disse Minho, senza spiegargli quale fosse la sua funzione, o se ve ne fosse una in generale.

Jisung annuì, afferrando il telecomando sulle coperte e facendo come richiesto. La stanza fu immersa in un silenzio molto più assordante di quello di prima. Nessun rumore, a parte i movimenti di Jisung e la sua voce, a parte il leggero brontolio del frigorifero dall'altra stanza e i rumori provenienti dalla città sotto di loro.

–Hai..hai dei medicinali per l'insonnia? O è qualcosa di nuovo?– chiese Jisung, esitante. Se Minho fosse stato da un medico per quel problema, probabilmente avrebbe avuto qualche sorta di mezzo per aiutarlo, qualche sorta di pillola che Jisung stesso aveva visto in passato, usata da Chan.

Minho scosse la testa.

–Okay.– sussurrò. –Stai comodo? Se vuoi posso –

–Jisung.

Il suo viso era così diverso da come l'aveva visto poche ore prima. I suoi occhi erano pieni di stanchezza, molto più fermi di quanto fossero stati la sera del giorno precedente. La sua testa sembrava quasi fissa sul cuscino, legata con forti lacci che però non erano lì.

–Perché stai facendo tutto questo?– gli chiese.

Già, perché? Perché era tornato in quell'appartamento, ignorando di essere attualmente in pericolo di essere catturato dalla polizia? E perché era lì, seduto accanto al letto di quell'estraneo, chiedendogli di restare e di aiutarlo con i suoi problemi? Semplice empatia?

Il suo sguardo ricadde come le coperte a terra. –Non lo so.

–Ti faccio pena? Suppongo sia quello.– mormorò Minho.

–No.– negò Jisung. –Penso solo che il mondo sarebbe un po' diverso senza di te.– ammise, le sue labbra dritte e l'espressione sul suo viso fredda.

–Non mi conosci.– sussurrò Minho.

–Se un giorno sarò in grado di spiegare perché lo sto facendo, te lo dirò.– mormorò Jisung. –Ma per ora lascia che io mi prenda cura di te.

–Posso fidarmi di te?– chiese Minho, girandosi verso di lui con il corpo, un utilizzo delle sue ultime forse rimaste. –Non ho nulla da perderci comunque, ma..se hai intenzione di uccidermi, non torturarmi o qualcosa del genere, per favore.

Jisung avrebbe riso, se solo l'aria nella stanza non fosse stata piena di sofferenza. –Puoi fidarti di me.– promise, spostando un braccio sopra le coperte e avvicinando la mano con calma alla testa di Minho, dando delle timide carezze ai suoi capelli e sorridendo quando il ragazzo chiuse gli occhi, lasciandolo fare. –Se avessi voluto ucciderti, lo avrei già fatto.– mormorò, poi cercando nella sua testa qualcosa di noioso di cui parlare. 

grafite e diamanti | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora