non puoi ignorare quel senso di angoscia
La porta del secondo appartamento a Gangnam si aprì, i suoi occhi registrarono delle figure nel soggiorno, ma il suo cervello fece finta di non averle viste. Si avviò verso la cucina, prendendo un bicchiere d'acqua fresca e bevendolo veloce.
Avrebbe attuato il suo piano di correre in camera sua e chiudersi dentro, se solo l'idea non gli fosse sembrata così patetica nella sua mente. Perché aveva dato il suo codice ai suoi amici? Forse avrebbe dovuto comprarsi un nuovo posto in cui stare, ma anche a quel punto, non sarebbe riuscito a fuggire. Jisung letteralmente lavorava con loro.
–Allora, Sung, vorresti spiegarci cosa hai combinato?– chiese Chan, le sue braccia incrociate contro il suo petto.
–Assolutamente nulla.– borbottò il ragazzo, camminando veloce con la testa bassa perché non aveva la minima voglia di affrontare le sue responsabilità in quel momento. Sentiva qualcosa di scuro e freddo divorare il suo cuore, prosciugare tutta la luce dalla sua anima.
–Dove pensi di star andando?– la voce di Changbin quasi lo fece imbestialire, ma invece rimase calmo, lanciandogli un'occhiata accusatoria.
–Tu. Tu parli quando ieri ti ho trovato a drogarti nel mio appartamento?– sibilò, i suoi occhi stretti in due fessure.
Changbin non provò a controbattere, ma Chan ne aveva evidentemente avuto abbastanza di ascoltarli litigare. –Hey, basta. Siamo qua solo per parlare, okay? Anche se continui ad evitarmi, ciò che hai fatto resta reale.– disse, rivolgendo uno sguardo più rassicurante a Jisung. –Abbiamo bisogno di sapere cosa stai combinando, mhm?
Jisung deglutì. –Possiamo parlare più tardi? Ti prometto che non ti eviterò, ho solo bisogno di un attimo.
Non esitò ad uscire dalla stanza prima di ricevere una risposta, i suoi passi lenti verso la sua camera. Non chiuse neppure la porta, aprendo la tenda che oscurava tutto quanto e buttandosi sul letto.
In quel momento avrebbe davvero avuto bisogno di una sigaretta, ma fortunatamente non ne aveva lasciato nemmeno un pacchetto in quell'appartamento. Tutto ciò che gli restava erano le luci della città e i suoi pensieri, il suo cuore pesante e il suo stomaco che brontolava dopo aver passato quasi l'intero giorno a digiuno.
Due colpi leggeri sulla sua porta arrivarono molto prima di quanto si sarebbe aspettato. –Posso entrare?– chiese Chan.
Jisung annuì, sentendo il rumore della porta richiudersi e il materasso sprofondare accanto a lui.
–Tante cose per la testa?– gli chiese, il tono dolce, quello di un fratello maggiore che vuole fornire la sua protezione al minore.
Jisung annuì. –Forse un po' troppe.
Chan sospirò. –Scusa. Forse sono stato un po' troppo diretto. Avrei dovuto lasciarti un po' più tempo per spiegare..ero solo preoccupato.
Jisung rise piano. –Chiudi quella boccaccia. Dovresti essere incazzato con me, hai ragione su ogni cosa. Dovrei parlarvi. È solo..difficile farlo. Non so neanch'io cosa sia successo di preciso.
Chan sorrise, giocando con i bordi delle maniche della sua maglia. –Eri da lui?
Jisung girò la testa verso il suo amico, sorpreso. –"Lui"?
–Hai detto che era un ragazzo. Voglio provare ad ascoltarti. Gli errori sono stati fatti, ma voglio essere certo che tu sia al sicuro.– spiegò Chan, posando le mani dietro di lui e lasciandosi ricadere all'indietro, i suoi occhi persi sulle finestre del grattacielo davanti a quello in cui si trovava.
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grafite e diamanti | minsung
Fanfiction"Non so chi sei, o perché io sia con te ora." mormorò, la sua testa premuta contro il petto di Jisung. "Ma grazie di non star facendo tutto questo solo per distrarmi." un ladro incontra un ragazzo con poca voglia di vivere [minsung (principale, *b...