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insicurezze e segreti

–Cosa stai facendo?– gli chiese Jisung, tirandogli un'occhiata mentre scorreva il pollice sullo schermo del suo cellulare.

–Prendo dei vestiti da indossare?– domandò retoricamente Minho, richiudendo l'armadio e stringendo tra le sue braccia un paio di jeans e una felpa, probabilmente dei boxer e dei calzini, nascosti sotto strati e strati di stoffa.

–Quelli sono i miei vestiti.– commentò.

–E allora? Come se non li avessi indossati da quando vivo qua.– rispose Minho, uscendo dalla camera di Jisung senza dire altro.

Jisung scosse la testa, sorridendo. Quando Minho aveva deciso di smettere di pagare l'affitto del suo vecchio appartamento e di anzi dire addio del tutto a quel paio di stanze, lui e Jisung l'avevano visitato per un'ultima volta e avevano trasportato le sue cose nell'unico appartamento che il più giovane aveva scelto di tenere. Nonostante ciò, Minho non sembrava molto interessato ai suoi vestiti. L'unica cosa sua che ancora indossava erano quel paio di vans distrutte. Jisung aveva offerto di comprargliene delle altre, ma Minho non gli aveva risposto, quindi, per ora, non aveva ancora fatto alcun acquisto.

Si alzò dal letto, uscendo dalla camera e avviandosi verso il soggiorno, tirando un'occhiataccia al portatile appoggiato sul tavolo e avvicinandosi ad esso per accenderlo, svanendo subito dopo in cucina per trovare qualche snack che avrebbe potuto dargli un po' più energia per superare quella giornata.

Lo odiava. Odiava così tanto lavorare. I suoi genitori erano stati felicissimi di dargli un posto nella loro azienda, ma Jisung non era per nulla abituato a stare per ore davanti ad uno schermo che probabilmente non faceva altro che distruggere i suoi occhi.

Minho spuntò dalla porta qualche minuto più tardi, arruffandogli i capelli e poi sedendoglisi vicino.

–Niente lavoro oggi?– gli chiese Jisung, di gran lunga più curioso sulle vicende del suo ragazzo piuttosto che sulle sue mail.

–No.– rispose Minho, infilando una mano nel pacchetto di biscotti che Jisung aveva lasciato sul tavolo. –Oggi e domani sono libero.– continuò, sgranocchiando un biscotto.

Jisung annuì. –Potresti andare a fare un giro con Felix. Il tempo è bello.

Minho guardò fuori dalla finestra. Era vero, era definitivamente una bella giornata, probabilmente anche più calda delle solite. –Voglio stare con te.– ammise, sorridendo.

–Ma sarò impegnato tutto il giorno. Non posso nemmeno parlarti.– disse Jisung, un'espressione esasperata sul volto. Era il primo a voler passare del tempo con lui, ma il suo lavoro non aspettava nessun altro. E non era esattamente poco.

Gli occhi di Minho si fissarono su un biscotto tra le sue dita, porgendolo poi a Jisung.

Il ragazzo scosse la testa, ridacchiando. –Vieni qui.– gli chiese, spostandosi all'indietro sulla sua sedia e aprendo le sue braccia, aspettando che Minho si sedesse sulle sue gambe per abbracciarlo e dargli un bacio lento. La sua mano premette sul retro del collo di Minho, trattenendolo contro le sue labbra per qualche istante, sorridendo quando dovettero staccarsi per riprendere aria.

Jisung afferrò una delle sue mani. –Come stai, ultimamente?– gli chiese.

Lo sguardo serio di Minho non si scosse. –Lo sai che odio quella domanda.– mormorò. –Sto bene.

–E io odio dovertela fare.– ribatté Jisung.

–Allora smettila.– disse Minho, in un tono leggero.

grafite e diamanti | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora