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Epilogo.


Forse un giorno avrebbe capito come comportarsi quando sua madre sedeva direttamente di fronte a sé, i suoi occhi calmi benché il suo fidanzato di ormai otto mesi era così vicino a lui da sentire senza alcuna fatica la pressione del suo braccio contro il proprio.

Forse un giorno avrebbe capito come comportarsi quando Seungmin scherzava sul fatto che il suo ragazzo era stato un ladro in un passato per niente lontano.

Forse un giorno sarebbe riuscito a ridere sul proprio passato, lasciandolo in una stanza di una casa abbandonata e non passandoci mai più.

Ma quel giorno non era ancora arrivato, per Minho.

Non poteva lamentarsi del fatto che sua madre avesse deciso di ascoltarlo per la prima volta in chissà quanti anni, che almeno non dovesse più nascondersi da lei. Non doveva nascondersi da lei, ma ancora dalla maggior parte della Corea. Era un peso che avrebbe sopportato.

Perché quando si svegliava stretto dalle braccia di Jisung, stritolato il più forte possibile per chissà quale motivo, il suo cuore faceva qualcosa di strano nel suo petto e anche lui, una delle persone più infastidite da quelle cosidette "emozioni" di cui tutti parlavano, lasciava che succedesse e sorrideva piuttosto che spingere via il suo ragazzo e alzarsi.


Minho non era il tipo di persona da rimuginare sul passato e neppure da perdersi tra nostalgia data da ricordi più o meno lontani. Preferiva concentrarsi sul presente, o su quello che poteva fare per raggiungere un futuro che sembrasse abbastanza "decente" nella sua testa.

Jisung non gli era sembrato così tanto diverso, quando lo aveva incontrato per la prima volta. Era sempre impegnato a fare qualcosa; se non era lavorare o andare in giro con i suoi amici, era semplicemente guardare qualche anime sul suo pc o seguire Minho dovunque andasse.

Eppure, qualche volta rimaneva fermo senza fare assolutamente niente, un sorriso leggero sulle labbra e degli occhi ricolmi di qualcosa che rendeva Minho nervoso. Qualche volta Minho era soltanto seduto vicino a lui, scorrendo il pollice sullo schermo del suo cellulare, godendo di uno di quei momenti di silenzio che si formavano tra loro.

Un secondo era così, il secondo dopo si ritrovava stritolato dalle braccia di Jisung. Perché? Non lo aveva mai capito, ci aveva soltanto fatto l'abitudine, accettato anche perché non gli avrebbe mai dato fastidio in ogni modo.

All'inizio provava a chiedergli il perché. All'inizio voleva sapere tutto di Jisung, o almeno, tentare di farlo. Ma ora lo lasciava fare soltanto. Lasciava che alcuni dei pensieri del suo ragazzo rimanessero nella sua testa, perché forse erano soltanto cose che ormai già sapeva, dato che Jisung era sempre stata la persona da ripensare a certe cose duemila volte.

Solo certe cose. Non aveva mai ripensato prima di rapinare una casa, o più o meno.

Ma pensava fin troppe volte a Minho.


–Lo sai, se volessi potrei anche comprarlo un diamante.– mormorò Jisung, alzando lo sguardo dal suo cellulare e tirando un'occhiata alla tv ormai dimenticata da vari minuti.

Minho non rispose, rotolando sul letto e premendo il suo viso contro il cuscino.

–Non sono un po' inutili, in fondo?–chiese finalmente, dopo qualche istante. –Cosa ci fanno le persone con i diamanti?

Jisung alzò le spalle. –Li guardano sbrilluccicare.

Minho sorrise. –Quello è letteralmente l'unico motivo per cui comprerei un diamante. Perché pagare così tanti soldi per un sasso? Solo perché è raro?

–Apparentemente.– rispose Jisung, lasciando il cellulare in parte e girandosi verso Minho, facendo scorrere le dita della sua mano destra tra i capelli di Minho. –Le persone vogliono sempre ciò che gli altri non possono avere.

–Che tristezza.– commentò Minho, rigirandosi a pancia in su e sbattendo gli occhi un paio di volte per abituarsi un'altra volta ancora alla luce della stanza.

Jisung annuì, il suo sguardo più serio di quanto Minho si sarebbe aspettato per una conversazione del genere. Doveva essere tutto nella sua testa.

Il suo ragazzo aveva costantemente quei tipi di momenti in cui si perdeva tra i suoi stessi pensieri e si dimenicava di cosa fosse intorno a lui. La conversazione che stava avendo nella sua testa era probabilmente molto più profonda di quella che stava avendo con Minho.

–A cosa stai pensando?– decise dunque di chiedere.

Jisung sorrise lievemente, incrociando i suoi occhi. –Grafite e diamanti.


Era tutto ciò di cui aveva bisogno.


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scusate se questo capitolo potrebbe risultare un po' noioso o comunque non importante per la storia. Sono passati fin troppi giorni da quando ho abbandonato la scrittura di questa storia e purtroppo non sono così interessata come lo ero stata una volta :') in ogni modo, spero che vi sia piaciuta <3

Volevo solo annunciarvi che potrei tornare prima di quanto mi sarei aspettata con una nuova storia, nulla di certo siccome sono impegnata come al solito e non ho così tanto tempo per scrivere. La mia testa però è sempre piena di idee ed è difficile per me non volerle tramutare in realtà.

Detto questo, statemi bene <3 ci vediamo presto! (forse)

grafite e diamanti | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora