sorpresa non apprezzata
–È qui a Gangnam. Non dovrebbe essere l'appartamento più ricco della Corea, giusto per intenderci.– disse Jeongin.
–Sistema di sicurezza?– chiese Changbin.
–Allarme, telecamere, due cancelli sotto il mio controllo. Potrei essere buttato fuori presto, però. Sembra che il proprietario sia a casa al momento.– disse.
L'ultima volta. Quella era l'ultima volta in cui tutti e tre rapinavano una casa. Jisung aveva parlato ai sue due amici della sua scelta, e gli altri due avevano deciso che non ne sarebbe valsa la pena di continuare se avrebbero dovuto nascondersi per tutto il tempo invece che uscire con Jisung.
–Sembri nervoso.– commentò Chan, tirando un'occhiata a Jisung, seduto vicino a lui nel loro solito furgone.
–Lo sono.– ammise, sfilando il cellulare dalla sua tasca e sbloccandolo per un'ultima volta, prima di lasciarlo al sicuro. Un messaggio da Minho prendeva posto tra le notifiche in alto. "Stai attento. Ti amo."
Jisung sorrise lievemente, ma iniziò allo stesso tempo a pentirsi di essere in quel posto, pentirsi di ciò che avrebbe dovuto fare. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, però. Era l'ultima volta. L'ultima. Avrebbe dovuto esserne felice, ma era invece terrorizzato.
"Ti amo anch'io baby" scrisse, prima di dimenticarsene.
–Siamo arrivati.– annunciò Changbin.
–Telecamere spente in tre, due, uno..– disse Jeongin nei loro auricolari.
–Vedi di non fare casini.– lo ammonì Chan.
–Non faccio mai casini. Quelli siete voi. Stavolta non separatevi.
Uscirono dal furgone, procedendo lungo una strada illuminata da lampioni e insegne e identificando la residenza dentro cui dovevano infiltrarsi. Misero a posto le loro coperture, preparando i loro coltelli e il taser, scivolando all'interno del giardino senza troppa fatica, avanzando con passi sicuri e silenziosi. Non si scambiarono parola, neppure nel momento in cui riuscirono ad entrare nella casa.
Il piano terra era piuttosto silenzioso, ma si sentiva una voce proveniente da sopra le scale. Sembrava qualcuno che stava parlando al telefono, o qualcosa di simile. I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo veloce, disperdendosi nella residenza e cercando con i loro occhi qualunque cosa di valore avrebbero potuto rubare.
La loro missione non ebbe particolari frutti, ma non se ne lamentarono, lasciando una stanza e immergendosi in un'altra, tenendo un orecchio pronto, fisso sulla voce appena udibile in lontananza. Dei passi risuonarono all'improvviso in cima alle scale nell'atrio principale, connesso al soggiorno in cui si trovavano. Chan fece loro segno di uscire utilizzando un'altra porta, ma Jisung si trattenne ancora un po', ascoltando i passi, poi muovendosi silenziosamente con i suoi amici.
Dall'altra stanza identificarono il volto del proprietario di quella casa. Era un uomo che sembrava essere piuttosto giovane, non quanto loro, ma sarebbe certamente riuscito ad inseguirli e ad attaccarli, o difendersi dai loro attacchi.
Jisung si morse un labbro, spostandosi di qualche altro passo sul pavimento.
–C'è qualcuno?
La voce dell'uomo li fece sussultare. Chan lo uccise con lo sguardo, poi facendogli segno di nascondersi. Era troppo presto per uscire, comunque. E troppo pericoloso. Dovevano far credere a quell'uomo che non fosse stato nulla, che si fosse solo sbagliato.
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grafite e diamanti | minsung
Fanfiction"Non so chi sei, o perché io sia con te ora." mormorò, la sua testa premuta contro il petto di Jisung. "Ma grazie di non star facendo tutto questo solo per distrarmi." un ladro incontra un ragazzo con poca voglia di vivere [minsung (principale, *b...