quarantatrè

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era il primo gennaio, e lui non c'era già più.

quando mi svegliai infatti sentii il freddo, il vuoto, le lenzuola aperte. era mezzogiorno passato, e speravo che tutto fosse andato al meglio al quartier generale, improvvisamente ricordai la chiamata di yoongi della sera prima. chissà se erano stati presi, perquisiti o arrestati, non volevo nemmeno saperlo, volevo solo essere serena.

allo stesso tempo ebbi paura, i bangtan potevano fare qualsiasi cosa, avevano tutti i contatti, immaginavo se jay fosse al sicuro e poi se anche io stessa lo fossi.

dalla vita ad un proiettile nel cuore è un attimo.

il telefono era posato sul comodino, come lo avevo lasciato, ma non sembrava esserci nessuna chiamata o messaggio. a quel punto non sapevo se preoccuparmi o meno. indossai qualcosa e scesi nella sala da colazione, dove erano seduti al tavolo han changbin e chan. sembravano scherzare e divertirsi, involontariamente mi spuntò un sorriso e smisi di preoccuparmi.

«alla buon'ora aeri, n'altro po' e si pranza» disse han, in dialetto, infatti non riuscii a capirlo inizialmente, annuii sorridendo.

«posso sapere il motivo della vostra felicità?» chiesi mentre mi sedevo con loro.

«non siamo più ricercati per traffico, chan ha pensato bene di incastrare i bangtan in cose che non avevano fatto, dopo anni ci siamo ripuliti»

guardai chan interrogativa.
«stanotte i bangtan sono stati accusati di così tante cose che una cosa in più o una in meno non cambiava molto. jackson è stato rilasciato, hanno finalmente preso gli assassini di tua madre» disse fiero.

mi uscì una lacrima, ero felice di tutto quello che avevano fatto per fermarli.

«invece hyunjin? è ancora irrisolto?»

«hyunjin è morto questa notte all'ospedale di seoul. ma è stata fatta giustizia anche per lui, c'è stato uno scambio di persona, kim taehyung doveva essere ucciso al suo posto» disse chan, questa volta più amareggiato.

ci furono alcuni momenti di silenzio.
sebbene non avessi avuto modo di stringere a pieno con hyunjin, percepivo la pesantezza e la tensione, forse non dovevo fare quella domanda e rovinare la bella atmosfera.

«buongiorno signori, rimarrete a pranzo?» chiese una cameriera del posto, aveva un taccuino in mano, come per prendere le ordinazioni.

«grazie per la gentilezza, ma abbiamo un aereo tra poco, è stato un piacere passare del tempo in questo hotel» disse chan con il suo lato da gentiluomo.

«ne siamo lieti. buon viaggio» disse la signora poco prima di dileguarsi mentre sorridevamo ed annuivamo.

«un aereo?» chiesi sorpresa.

«sì muoviti» disse han alzandosi dal tavolo e prendendo le valigie che erano giusto dietro la sedia.

«siamo attesi a seoul».

————

il pomeriggio del giorno stesso eravamo a casa, non ci impiegammo molto a fare tutto. in tutto questo jay era scomparso.

quando io e il trio magico entrammo al dormitorio c'erano tutti gli altri, in particolare provai gioia a rivedere sangmi e sunoo, che mi erano mancati più di tutti.

«hai vinto» disse sangmi mentre si affrettava a riabbracciare il suo ragazzo, un abbraccio che durò a lungo, non si staccarono in realtà.

«dove è jay?» chiesi a sunghoon, essendo suo fratello doveva pur saperne qualcosa.

«in camera a dormire, ha fatto una notte lunga» disse come se fosse scontato, ed io che mi ero preoccupata tutto il giorno.

presi subito l'ascensore, non vedevo l'ora di rientrare nella nostra camera.

aprii lentamente la porta e lo trovai disteso sul letto, mentre guardava il soffitto. aveva uno sguardo enigmatico, rifletteva chissà su cosa, eppure questa doveva essere un'era nuova, i bangtan non erano più in circolazione, tutto grazie a lui.

quando notò la mia presenza mi sorrise lievemente ed io andai a distendermi al suo fianco, posando la nuca sul suo petto, guardando il soffitto, abbracciandolo.

mi accarezzò i capelli, giocava con alcune ciocche, mentre in silenzio respirava profondamente.

adoravo questi momenti, non avevamo bisogno di parole, bastava la presenza l'uno dell'altro. e pensando a questo, sorrisi senza volerlo.

«a che pensi» mi chiese.

«ti rigiro la domanda» dissi.

«che potremo vivere insieme, in tranquillità. ho fatto patti chiari con tutti per averti per sempre accanto a me» disse, mentre mi scioglievo al suo tatto.

ad un tratto si alzò, e uscì dalla camera. spesso faceva cose senza dire niente, senza avvisare, era distaccato, come sempre; a quel punto speravo che tutto ciò che mi diceva lo intendesse veramente, non per illudermi.

scacciai questo pensiero, jay non avrebbe mai fatto tutto questo solo per compiacermi. quindi mi alzai anche io e mi diressi nella sala da pranzo, ma già qualcuno stava discutendo.

«lo sai che ora che jeon ha fallito lei vivrà a nostre spese? jay ripensaci due volte» disse una voce in lontananza, mi sentii presa in causa, stavano parlando di me, sicuramente.

«hoon non mi importa, ti sembra che a noi manchino i soldi? la sua situazione a casa non conta più ora.» era chiaramente la voce di jay.

«eppure all'inizio sembrava che fosse l'unica cosa che contasse. avevi fatto una promessa» disse sunghoon.

andai in confusione. i miei pensieri di prima non si sbagliavano? inutile dire che mi venne da urlare.

«non sapevamo a cosa andavamo incontro. finiscila» fu jay a parlare, ma ogni parola che usciva dalla sua bocca mi rendeva sempre più insicura.

« l'amore è un lusso,
ma lei può permetterselo

𝒅𝒓𝒊𝒑 ;; jay enhypenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora