Capitolo 5

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Il piccolo Goltachi spalanca gli occhi.

La prima cosa che percepisce è il vuoto che rimbomba nella sua testa, che all'inizio lo confonde e poi lo stronca e lo travolge, riempendolo di angoscia. Uno strano senso di disagio fisico lo tormenta e sente la pelle del suo corpo tirarsi in alcuni punti fastidiosamente.

Chi sono? Dove mi trovo? Come sono arrivato qui?

Si guarda intorno, spaesato. Non riconosce affatto quel luogo, ma quando cerca di afferrare l'immagine di un posto che possa considerare familiare, soltanto bianchi flash intervallano una vastità nera.

Dal centro di una sala, lo sguardo del Goltachi spazia intorno. Si trova su un letto a baldacchino lussuoso, coperto in parte da sottili tende bianche e quasi trasparenti, rette da quattro solide colonnine di legno che si fondono e si attorcigliano intorno a dei sostegni della stessa fattura fatti di pietra. Nella penombra violacea, il giovane studia le volte bianche, le pareti impreziosite da affreschi silvestri incorniciati in squisiti intagli di porfido nero. Drappi scendono dal soffitto e sembrano brandelli di cielo che colano dall'alto e nascondono solidi lampadari di ferro nero.

Un'alta porta di legno rosso è socchiusa ed una lama di luce bianca trapassa la penombra di quella camera così sfarzosa e ombre slanciate tradiscono la presenza di una piccola folla che si sta allontanando.

Il Goltachi scivola verso il bordo del letto, decisamente troppo grande e lottando contro le coperte, riesce infine a raggiungerne il fondo. Le sue zampe artigliate si posano incerte sul pavimento di marmo bianco, dove spire nere e grigie si avvolgono nel formare vortici e disegni curiosi. Altre colonne reggono la volta sopra la sua testa, molto più grandi e dallo stile diverso rispetto a quelle del baldacchino e cesellate per accogliere nelle loro nicchie dei candelieri ora spenti. Non appena i suoi piedi si posano sul freddo pavimento, il rettile realizza la sua nudità e cerca con trepidazione qualcosa con cui sentirsi meno vulnerabile.

Proprio mentre il suo sguardo indugia sui lussuosi mobili intorno, la porta si spalanca e sbatte contro il muro accanto con un tonfo, invadendo tutta la stanza di luce.

Il Goltachi è colto in mezzo alla sala, nudo e sorpreso, gli occhi sgranati come quelli di una preda improvvisamente colta dalle luci dei cacciatori.

«Il piccolo acquisto si è svegliato!» La voce squillante di un uomo spezza il silenzio che fino a quel momento aveva caratterizzato quel luogo.

Un essere umano di circa quarant'anni fa la sua apparizione, vestito con una lunga tunica antracite che gli copre anche le ginocchia e tra le braccia ingombrate dalle larghe maniche della tunica tiene un fagotto alquanto ingombrante. La barba ben curata e i capelli grigi lo rendono sicuramente un'interessante particolarità, così come i suoi occhi ancora vispi mettono in guardia il Goltachi, che però non capisce il perché.

«Non startene lì tutto nudo come un'infante, pervertito!» Lo sgrida l'umano, avvicinandosi con passo sicuro e appioppandogli il malloppo che tiene tra le braccia non appena gli è accanto. Il Goltachi lo riceve goffamente, tentando di circondarlo con le mani per evitare che gli indumenti gli cadano a terra.

«Piccolo effettivamente lo sei!» Lo strano individuo lo guarda dalla testa alle zampe meditabondo, causando grande imbarazzo nel rettile, che stringe il fagotto con forza. Poi con passo lento gli gira intorno come fosse una statua da scrutare. Il Goltachi si irrigidisce sul posto, sfruttando i vestiti per coprirsi come può. «I vecchi vestiti del tuo nuovo padrone ti staranno larghi.»

Il Goltachi sente il tocco di qualcosa di setoso e freddo sulla schiena che andava da spalla a spalla e balza in avanti, voltandosi spaventato. L'umano stringeva una sottile striscia gialla tra le mani.

Terra Nera, Terra RossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora