Capitolo 11

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Per prima cosa, Bark sente le voci. Migliaia, da ogni punto, in ogni tono, esprimono ogni emozione possibile. Un'orchestra agghiacciante, dove odio e amore, paura e certezza, rabbia e calma si fondono in un brusio assordante. Gli sembra persino sentire dei versi e delle lingue mai sentite, così come è convinto che in quell'oceano sussurrante ci siano bisbigli familiari.

Poi, immagini scoppiano nella sua mente, luoghi che non ricorda di aver mai visitato, volti di persone che non rammenta di aver mai incontrato. La sua visione è in balia delle onde, mentre quel maremoto sensoriale lo confonde con luci e sapori, confondendo i suoi sensi ancora atrofizzati.

È circondato dal buio, non vi è una luce a fendere quelle tenebre. Colto dall'angoscia, Bark teme che Krovakal gli abbia strappato gli occhi, ma li sente entrambi muoversi, le palpebre sembrano subire dell'attrito mentre sono aperte e chiuse.
Mentre sposta lo sguardo in quella vastità nera, non sente dolore benché lo percepisca in altri parti del corpo, che bruciano e pungono ad ogni minimo movimento. Soffre fitte potenti provenienti dalle mani e dai piedi, il suo viso brucia e muovere la bocca è un vero e proprio strazio.

Allontana l'idea che si tratti di un incubo, inutile illudersi. Al termine del suo addestramento, ricorda che gli era stata inculcata l'idea che c'era una via per sfuggire ai Goltachi sempre e comunque. Conosceva molti modi per uccidere. Ed altrettanti per...

Un'emicrania lancinante gli esplode in testa come se il suo intero cranio fosse stritolato da una morsa portentosa. L'agonia lo lascia boccheggiante e non riesce a trattenere un gemito e poi un urlo di sofferenza.

Deve trovare, ed in fretta, un buon modo per...

Il tormento lo travolge con tanta potenza che gli sembra quasi di percepire una forza che fisicamente lo sconquassa. Ogni millimetro del suo essere è afflitto da una tempesta di aghi roventi e quando infine il dolore si placa, Bark boccheggia, sbava e sputacchia frasi senza senso.

Non appena riesce a riprendere il controllo del suo respiro, tenta di nuovo di ripensare al...

Questa volta, la sofferenza è troppa. Il corpo non regge la pressione e l'umano sviene.

Quando riprende i sensi, i muscoli gli dolgono, è assalito dai crampi, dalle vertigini e dalla nausea, trema come una foglia e di nuovo la sua visione è assalita da flash e sulla sua bocca percepisce sapori che non comprende.

Per qualche ora, la sua coscienza è alla deriva. La sua consapevolezza annega in un mare di luci e ombre fantasma e fatica persino a formulare un qualsiasi pensiero.

Infine, è in grado di analizzare la situazione e realizza il suo problema dopo qualche minuto. Bark è colto dal panico.

Non può... volersi... spegnere. Il pensiero soltanto di terminare la sua esistenza gli provoca quel tormento insopportabile, ogni idea al riguardo è impossibile da elaborare nella sua testa, ogni piano per una fuga da quell'inferno gli è negata.

Lo hanno privato della libertà di scegliere come e quando farla finita.

Bark non riesce più a trattenere le lacrime e lascia che la disperazione lo invada, almeno quella libera di sfogarsi senza limiti. Nonostante tutti i suoi sforzi, alla fine è caduto in trappola come uno stupido, troppo convinto delle sue abilità. Avrebbe dovuto farla finita subito, rivolgersi la pistola alla tempia e premere il grilletto!
Era stato un codardo. Non era stato l'odio per Ford, non era stata la sua determinazione a non permettere al Maggiore di farla franca, non era stata nemmeno la speranza di trovare una soluzione lungo la strada a spingerlo ad andare avanti.
Fin dall'inizio sapeva che non aveva scelta.

Krovakal aveva ragione. Lui non aveva mai avuto il controllo su niente!

No... non posso dargliela vinta. Bark blocca quei pensieri velenosi. Sono vivo. Posso ancora scappare. Posso ancora vincere!

Terra Nera, Terra RossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora