Capitolo 21

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Infine, Saran indossa la sua armatura, avvolta dalle spire danzanti di incenso che come tentacoli la avviluppanno dalla testa ai piedi. Il profumo le dà alla testa, è acre e dolce, grasso e unto.
Lo scudiero le consegna lo zaino e il fucile magnetico, una pergamena avvolge la canna, una preghiera alla guerra e una benedizione ai proiettili.

Le vertigini e l'emozione l'assalgono, le ombre della Sala del Battesimo scivolano come drappi sulle statue e sui suoi fratelli che sembrano diventare un tutt'uno con la pietra, le armature grigie che galleggiano sopra le toghe scure e spariscono mentre le fiamme dei bracieri tremano spinte dal vento.

Il canto del Tenente-Sacerdote riempie il suo cuore e quelli dei suoi compagni. L'immenso organo di roccia svetta in fondo alla sala, estende le sue canne argentate lungo le pareti, creando un intrico labirintico che copre le mura del tempio. Alla ragazza, quei tubi che catturano la luce delle grandi lampade dai vetri rossi e dei bracieri sembrano budelli, un colossale intestino metallico che ricopre ogni parete, confinato unicamente dalle statue minimaliste dei fondatori della città.

Il battito cardiaco di Vomarnand proveniente da sotto le strade lastricate, dal fondo della terra si estende proprio da quella sala. L'organo suona l'inno alla guerra, i tamburi rullano costringendo i cuori di tutti i guerrieri a seguire il ritmo.

Saran è contagiata dal delirio religioso come gli altri, le parole del Tenente-Sacerdote risuonano nella sua testa come se fosse lei stessa a pensarle.

Nessuna pietà. Perché non ti sarà concessa.

Nessun perdono. Perché non ti sarà concesso.

Nessuna resa. Perché non ti sarà concessa.

Nessun riposo. Perché non ti sarà concesso.

È una canzone alla Guerra Santa contro il mostro che affligge queste terre, una battaglia che avrà fine soltanto quando l'ultimo Goltachi esalerà l'ultimo respiro.

Odia il tuo nemico, perché è la tua spada contro le sue menzogne.

Un ruggito si leva. Amen! Urlano i condottieri veterani così come le reclute.

Menzogne... A Saran sfugge un sorriso amaro.

Il Colonello Ussard non l'ha mai più fatta chiamare, ma i suoi addestramenti si sono susseguiti con i migliori maestri a disposizione. Una sorta di ricompensa, immagina, anche se avrebbe preferito conquistarsi quel privilegio con le sue abilità.

D'altra parte, si è guadagnata tutto il resto. L'hanno massacrata fisicamente e mentalmente, ma si è meritata la sua armatura, la sua arma e la sua carica.

Il battesimo la rende pronta ad affrontare la sua prima missione da ricognitore. Quando tornerà, se tornerà, riceverà la sua prima tacca e sarà ufficialmente, in tutto e per tutto, una figlia guerriera di Vomarnand. È solo l'inizio della sua vita come soldato, ma per lei è come aver scalato la più alta della montagna per conquistare l'orizzonte con lo sguardo.

Odia le promesse del tuo nemico, perché sono miele avvelenato.

Le sovviene il ricordo di quel giovane Goltachi che disperatamente tentava di convincerla che lui non era il male, ma che era tutto un fraintendimento. Che poteva fidarsi di lui.

La cosa comica è che era vero. Poteva fidarsi di più dei suoi nemici, perché sapeva che da loro non avrebbe che avuto dolore e sofferenza, sapeva che avrebbero mentito per schiavizzarla, che avrebbero promesso una vita tranquilla solo per concederla una morte resa serena dal vuoto dell'apatia.

Odia coloro che hanno ceduto alle loro lusinghe, perché non sono che strumenti corrotti.

Barclain non è tornato, ma ormai è chiaro che è stato dato in pasto a qualche missione impossibile o suicida. Da chi, è ancora poco chiaro. Perché, ancora meno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 11, 2022 ⏰

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