Capitolo 20

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Bark sente la porta aprirsi.

La fame gli attanaglia le viscere come una morsa ardente. Sta delirendo, ne è certo, ma per lui la realtà, il sogno e le allucinazioni sono ormai un tutt'uno.

Krovakal entra e posa lo stufato fumante davanti ai suoi occhi.

L'umano resiste qualche istante prima di lanciarsi sul pasto bollente. Non gli importa se sta mangiando da un ciotolo putrida, affonda il viso in quel pastone cremoso e mangia come fosse la più deliziosa delle prelibatezze.

Il Goltachi ridacchia, soddisfatto dal vedere il suo cucciolo tanto affamato.

Il gorgoglio del capitano intento a mangiare non viene mai disturbato, fintanto che la parte liquida non termina e inizia la carne.

Krovakal si alza ed inizia ad agitare la mano come se stesse afferrando la vuota aria. Fumo prorompe dalle sue dita, si incendia in una fiamma verdognola e azzurra e diventa una sfera di luce tremolante, abbastanza potente da gettare un bagliore spettrale all'interno della cella.

Inizialmente, Bark ne è abbagliato e si ripara gli occhi. Lentamente, la sua vista inizialmente ferita si abitua di nuovo alla luce e può scrutare la carne posata sul fondo della ciotola.

La sua mente ci mette qualche istante ad elaborare cosa mai sia, ma quando infine realizza è colto da un brivido e un conato di vomito.

«Ho pensato che avresti apprezzato.» Afferma il Goltachi, uscendo dalla stanza.

L'ex capitano fissa disgustato il piatto da cui aveva appena finito di mangiare, dove pezzi di carne coperta di squame ancora galleggiano sopra un fondo di sugo nerastro.

«Hanno fallito.» Prosegue il Re-Patriarca «Per un Goltachi esiste una sola regola. La stessa che definisce un predatore da una preda. Mangiare o essere mangiati. Tu sei un predatore. Oggi sei un Goltachi. E non sarai mai più libero di così.»

Krovakal si volta ed esce, lasciando dietro di sé la luce fumosa e chiude la porta.

Bark è colto dalle vertigini, ma la fame non è ancora quietata. Prova ribrezzo per sé stesso, mentre sente la morsa farsi ancora più insistente. Il suo corpo brama il resto del pasto.

***

Laikion si sveglia sorretto da un morbido materasso di spugna e coperte di seta.

Lotta da ore contro il suo stesso corpo. Braccia e gamba si muovono come se i suoi muscoli fossero troppo potenti per un peso tanto leggero, mentre destra e sinistra, sopra e sotto sono del tutto invertiti.

La sua camera da letto, debolmente illuminata dalle luci esterne, è avvolta dalla penombra e dal profumo di qualche fragranza esotica che gli da la nausea.

Infine, agitandosi come un verme cieco appena pizzicato da uno stecco curioso, Laikion raggiunge il bordo del letto.

La sua memoria gli viene in soccorso e lo aiuta a ricomporre i pezzi infranti della giornata precedente.

Suo fratello lo ha usato come marionetta per uno dei suoi cuccioli, almeno di questo è sicuro. Cosa diavolo sia accaduto con precisione non gli sovviene, ricorda il sapore ferroso del sangue e il dolore qua e là gli permette di intuire che, come al solito, qualcuno ha spento la sua libidinosa passione dentro di lui...

Qualche cicatrice in più non lo preoccupa, ma la totale mancanza di considerazione che Krovakal ha di lui lo soffoca come un cappio. Non che sia mai stato gentile o protettivo nei suoi confronti, ma lentamente i suoi modi si sono fatti sempre più freddi e distaccati, come se non lo riconoscesse nemmeno più come un parente, ma come un semplice strumento.

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