Capitolo 23:QUESTIONE DI SGUARDI

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Nella mia mente regnava il fumo, fumo e ancora fumo.

Tra quel fumo solo gli occhi verdi che mi facevano così tanto male. Mi allontanai dalle sue labbra, dal suo respiro e dal suo corpo, interrompendo quegli sguardi su di me.

<<No! NO!>> forse era più una conversazione con me stessa e la mia coscienza <<Non posso>>

<<Che significa che non puoi?>> domandò Leo

<<E' complicato da spigare... sicuramente il fatto che nel mio sangue scorra sangue Fallong non aiuta...>>

<<Ma non è un problema mia Iustitia. Non mi interessa, potrebbe anche scorrere sangue viola nelle tue vene eppure io non baderei a tutto ciò. Non riesco ancora a capire perché ti ostini a starmi lontana. Non riesco a capire perché tu sia peso a delle cose così poco significativo.>>

<<Poco significativo?!>> sbottai girandomi verso di lui <<Non ho intenzione di finire sul titolo di prima pagina dei giornali e nemmeno di litigare con i miei. Tu non sai quello che vogliono per me e quando loro ci tengano al mio futuro>> 

<<Fammi indovinare, il tuo futuro è andare a capo dell'azienda di famiglia, firmare contratti con persone di potere e stare tutto io giorno dietro una scrivania a rimuginare sul fatto di essere in quella situazione?!>> disse Leonardo

"Il ragazzo ci ha preso"

<<Leonardo... >> avevo la voce spezzata <<... questi non sono affari tuoi>> affermai cercando di trattenere le lacrime e di tenere la calma

<<Pensi che il mio futuro si prospetti tanto diverso?!  Mio dispiace deluderti ma non è così, so bene cosa stai vivendo credimi.>>

<<Allora perché continui a venirmi dietro. Anzi, perché sei venuto qua se nella tua magica Canada hai di tutto?>> ero particolarmente alterata

<<Perché io ho trovato il coraggio di fare quello che anche tu sai che dovresti fare>> affermò lui sicuro.

Non lo seguivo più tanto bene, forse perché non ero in grado di ragionare in maniera razionale.

<<Non ti seguo, parla chiaro.>> lo incitai

<<Io ho trovato il coraggio di ribellarmi al volere dei miei genitori; mi sono candidato per lo scambio culturale proposto dalla mia scuola per scappare da tutta quella ansia e per vivere come un adolescente normale. Andare alle feste, divertirmi, stare fuori fino a tardi con i miei amici e non avrei mai immaginato di poter trovare qualcuno...>> si fermò

Mi avvicinai a lui con le braccia incrociati, guardandolo insistentemente negli occhi come per dirgli di continuare ciò che stava dicendo.

<<Non avrei mai pensato di trovare qualcuno come te che mi faccia perdere la testa.>>

E a quelle parole il mio cuore cessò di fare l'ostinato e il duro.

<<Lo ammetto, non ti ho riconosciuta subito ma una cosa è certa, mi eri entrata nel cuore e l'avevi folgorato. Penso che tu debba lasciarti andare Iustitia. Tendi a mettere prima gli altri di te stessa; vuoi essere la studentessa, l'amica e la figlia perfetta... ma ti sei mai chiesta quello che vuoi veramente tu?>>

Questo ragazzo, bagnato fradicio in mezzo a camera mia, mi mandava la testa in fumo.

Aveva ragione?

Si.

Lo avrei mai fatto vincere?

Probabilmente no.

Si era esteso troppo. Non avevo parole con le quali ribattere. 

<<Leonardo è tardi, credo che dovresti andartene.>> dissi  a denti stretti.

Non volevo mandarlo via. Volevo abbracciarlo, baciarlo, accarezzarlo ma non era possibile. Tra noi non avrebbe mai funzionato, neanche volendo e io non volevo soffrire per un ragazzo, non era un punto della mia lista. 

<<Iustitia... andiamo... lasciati andare>> 

<<Leonardo, non puoi capire, non posso deludere così i miei genitori. Non gioverebbe a nessuno vederci insieme. Tu sei il classico playboy circondato da un sacco di ragazze che ti sognano di notte, io invece sono la brava ragazza del primo banco.>>

<<E' questo quello che pensi di me?>> mi chiese

Io cercai di evitare un contatto visivo

<<Sai cosa, io sono dell'idea che tu abbia paura di metterti in gioco.>> affermò sicuro lui

<<Paura? Un'affermazione azzardata Leonardo D'Amadeo>> ribattei leggermente infastidita

<<Andiamo, hai paura di ammettere di essere perdutamente cotta di me>> disse avvicinandosi a me, fino a toccarmi la puntata del naso con la sua.

<<E' una provocazione?>> domandai guardandolo dritto negli occhi

<<L'hai presa come una provocazione tu?>> 

Incredibile, questo ragazzo era in grado di girarla e rigirarla sempre a suo favore.

<<Io direi che dovresti andartene ora, prima che torni mio padre a casa e ti trovi nella mia stanza>> proposi

<<Hai ragione, non vorremmo pensasse mai che sia successo qualcosa>> e indicò la stanza che lo circondava.

<<La porta la trovi giù dalle scale a destra>> dissi facendomi scappare un sorriso

<<Buonanotte mia dea>> mi salutò chiudendosi la porta alle spalle.

"Questo ragazzo mi farà perdere la testa" dissi tra me e me.

"Te l'ha già perdere" commentò la mia cara amata coscienza.


Quella notte mi addormentai tardi, con le lacrime agli occhi e pensieri che nascevano uno dopo l'altro. Avrei fatto di tutto per quel ragazzo che diceva di amarmi, giuro. Avrei dato fuoco a una banca per lui ma la paura che lui possa giocare con me e farmi girare come alle giostre mi faceva male e mi faceva allontanare da tutto e da tutti. 



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