CAP 23

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ZAYN'S POV:
Appena atterrammo in Ghana, trovammo una signora di colore con una jeep coperta.
"Ragazzi, lei è Bisa, è una dottoressa e vi farà conoscere il villaggio che visiterete." Ci disse Paul. "Io vado in hotel; se ci sono problemi, chiamatemi!" Affermò per poi salutarci e allontanarsi da noi.
Salimmo sulla jeep: Harry accanto alla donna, io e Niall dietro e, dietro di noi, Liam e Louis.
"Avete fatto buon viaggio?" Ci chiese la donna sorridendo.
Parlava un inglese perfetto.
"Bene, grazie!" Risposi ricambiando il sorriso. "Io sono Zayn, lui è Harry.." segnai il mio amico, ma la donna mi interruppe.
"Niall, Louis e Liam! Lo so, vi conosco! Chi non vi conosce?" Rise "Anche i bambini vi conoscono bene, soprattutto le bambine!" Affermò.
"Allora, dove stiamo andando?" Chiese Harry improvvisamente.
"In ospedale" lo guardò, per poi porre attenzione alla strada "Lì conoscerete i bambini. Vi avviso che sono scene un po' forti perchè molti di loro, essendo malati, sono scheletrici ed hanno il ventre gonfio, specialmente i più piccoli. In seguito andremo nella scuola e poi siete liberi" disse fermandosi. "Eccoci arrivati".
La struttura che si ergeva davanti a noi era di due piani e lunga. Il colore del palazzo era biaco e, su ogni piano c'erano quattro stanze con due finestre a camera.
Entrammo nella struttura e Bisa ci condusse in una stanza dove c'erano donne di colore con bambini in braccio o stesi su un lettino.
LOUIS'S POV:
Attirò la mia attenzione una donna anziana con un neonato sul grembo che cercava di farlo adormentare. La donna era anziana. Potrebbe essere la nonna, pensai. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei.
"Ciao" la salutai con un sorriso.
Lei mi sorrise in modo forzato.
"Sei la mamma del piccolo?" Chiesi, riferendomi al bambino che stava cullando.
Scosse la testa "Sono la nonna" rispose.
"E la mamma?" Chiesi curioso.
"È morta" rispose con la tristezza stampata sul volto.
La signora mi diede la possibilità di tenere in braccio il piccolo, poi gli baciai la testolina e lo riposi tra le braccia amorevoli della nonna, per poi uscire salutandola.
Quando uscii nel corridoio vidi Harry con gli occhi rossi e gonfi e si asciugava le lacrime con il lembo della maglia.
Poco dopo ci raggiunsero gli altri e Bisa, che indossava un camice bianco.
"Ero a fare dei cotrolli" si scusò, poi ci disse di seguirla.
Uscimmo dall'ospedale e ci recammo in una struttura marroncina, ad un piano, lì vicino.
"Buon giorno bambini!" Salutò la dottoressa e i bambini ci accolsero con applausi e sorrisi.
"Lei è la professoressa Chinue, insegna inglese ai bambini" disse Bisa presentandoci una giovane ragazza con un lungo vestito colorato e i capelli raccolti in un turbante dello stesso colore dell'abito.
"Ora vado, vi lascio nelle mani della professoressa. Ci vediamo più tardi" disse Bisa uscendo dalla classe.
"Bene bambini, oggi faremo lezione con loro, sono un gruppo, One Direction e si chiamano: Louis, Zayn, Harry, Liam e Niall." Ci presentò la professoressa ai bambini, poi continuò spiegando il verbo presente.
"Ora chiamerò qualcuno che verrà qui alla lavagna e scriverà la frase che uno dei ragazzi detterà." Disse Chinue. Si avvicinò alla cattedra e, dopo aver aperto il registro, chiamò bambini e bambine che si avvicinavano alla lavagna e scrivevano le frasi da noi dettate.
"Bene bambini, la lezione è finita! Ci vediamo domani mattina!" Terminò la lezione la professoressa. Io e i ragazzi salutammo Chinue con una stretta di mano, per poi andare a giocare con i piccoli.
Harry strinse una forte amicizia con una bambina e le regalò la sua collana in stile africano; Niall giocò a calcio con un gruppetto di maschietti e, quando uno di loro faceva goal, i bambini si aggrappavano alla schiena del biondo esultando; Zayn e Liam, invece, erano a fare un giro nel vilaggio.
"Ciao. Tu devi essere Louis. Io sono Binah" si avvicinò una bimbina dagli occhi scuri e i capelli diedia lunghezza e a treccioline.
"Sì, sono io" dissi alla piccola.
"Perchè sei qui solo?" Chiese notando che stavo osservando gli altri appoggiato al muro dell'ospedale "È brutto essere soli. Significa essere tristi" disse.
"Ma io non sono triste." Affermai.
"Sì invece, lo sei. Ti manca qualcuno?" Chiese insistente.
Questa bambina leggeva nel pensiero. Ebbene sì, non avevo dimenticato Elisabeth, e mai lo avrei fatto. Come si fa a dimenticare qualcuno che ti rende davvero felice? Lei, nella lettera, mi aveva scritto che Eleanor mi avrebbe reso felice, e io ci avevo creduto.
"Ho capito non me lo vuoi dire!" Disse Binah.
"E tu perchè non giochi con gli altri bambini? Anche tu sei triste?" Le chiesi.
"Sì. Mio fratello è malato e non mi danno la possibilità di avvicinarmi a lui." Disse abbassando la testa, diventando triste.
"Dov' è il tuo fratellino?" Le chiesi e lei, senza rispondermi, mi prese per il lembo della maglia e mi portò all'intreno dell'ospedale. Salimmo delle scale e attraversammo il corridoio, fino ad arrivare all'ultima stanza. Binah si guardò intorno e poi mi trascinò all'interno della stanza. Essa aveva pareti bianche decorate da impronte di mani colorate e disegni di farfalle e giraffe. Notai un letto ad una piazza e una culla di legno. Mi avvicinai cautamente e mi affacciai sul lettino: un neonato di colore dormiva beatamemente pancia in sù con le labbra carnose leggermente aperte; indossava una tutina blu e un paio di calzini bianchi.
"Si chiama Kali." Disse Binah "E di lui non si occupano i dottori" disse improvvisamente, facendomi spostare l'attenzione dalla neonata alla bambina che, solo allora, notai essere in piedi su uno sgabello per vedere il fratellino.
"E chi allora?" Chiesi curioso.
"Mun" rispose.
"Mun? Che nome strano!" Affermai.
"Sì, è la fusione tra Moon e Sun." Rispose la bambina "È una ragazza che si occupa di.." poi fummo interrotti dagli schiamazzi dei bambini.
Gli occhi di Binah si illuminarono improvvisamente e mostrò un sorriso enorme. Scese dal piccolo sgabello e corse giù. Io la seguii e, non appena raggiunsi l'uscio di entrata dell'ospedale, mi poggiai sulle gambe per prendere fiato e notai che una ragazza alta e snella, vestita con abiti colorati e tipici africani e con una scimmia sulla spalla destra, era al centro di un giro giro tondo fatto dai bambini che cantavano, allegri, una canzoncina dalla lingua a me sconosciuta.
La ragazza era di spalle ma, non appena si girò potendo osservare il suo viso, non credetti ai miei occhi.

Over Again ||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora