7. Otto Minuti e Mezzo

3 0 0
                                    

...ma vedrai, passa tutto Maria, passa tutto.

<< Maria, sento le sirene in lontananza, Mari, dove vanno? Deve esser la donna dall'altra parte della strada, sta sempre rannicchiata in un angolo della casa, sempre immobile. Non avevo mai notato queste piastrelle, scorrono tutte verso l'alto, azzurre, perché le abbiamo scelte azzurre? A me neanche piacciono azzurre, Maria, tesoro, ti piace l'azzurro? E questo lavandino? Visto dal basso quel bianco ammasso di marmo sembra pesante per ospitare quel che vedo fuori dal mio corpo ora unto, sbandato contro il muro. Ehi, ehi Maria! Le sirene! Sono vicine ma chi è che sta male? Affacciati, attenta a non cadere giù, saette rombanti ti entrano nella testa ponendo fine alla tua redenzione personale verso un paradiso deludente. Ed eccoli che arrivano, succulenti ricordi salgono le scale, smuovono anni di noia in ghiacciai tristi che si stanno sciogliendo: il riscaldamento globale colpisce anche il fardello che mi porto appresso. Cazzo Mari! Rispondimi! C'era anche prima quel grigio metallico sul pavimento? L'arma della vita, il grigio metallico, si insinua tra le idee moribonde e si ferma in una, dove cova una rivendicazione sovrana sull'ospite, vittima destinata a una lenta agonia per un incontro informale con il creatore del grigio metallico. Giuro che se non fai smettere quelle sirene scortico questi muri! Vedo un mar rosso nel mio stato: donna, il rosso non mi piace, che ci fa nel mio bagno? Fa a pugni con l'azzurro, si mescola in un tutt'uno di armoniosa melodia, l'entrata é pronta, é il momento di uscire Maria. Gioia, papà arriva! Un saluto a voi, la mia mente vi afferra e vi manda uno specchio intransigente, quello zaino in prima media era troppo grande, é rimasto troppo grande, non rivolgetemi quei sorrisi, vi metterò una buona parola, custodia di una fiamma bagnata, inceppata, in una testuggine apparente, più insinuosa del grigio metallico. Per l'amor del cielo Maria, che ho fatto? >> 

                                                                        *** 

Una luce due luci tre luci quattro luci cinque luci sei luci sette luci otto luci nove luci, no sono dieci, ora undici poi dodici e così via perdo il conto dei rettangoli luminosi che mi passano sopra il viso, sto andando forte, sto andando sempre più forte. Maria sopra di me, si dispera, fa una smorfia, mi guarda e una lacrima cade sulla mia guancia, sta andando forte, sta andando sempre più forte. Sussurri e voci mi circondano, sono figure in bianco che si agitano intorno a me, riesco solo a distinguere Maria e ora Gioia dietro di lei, poi il bianco muta in un verde bottiglia.

<< Signora non può stare qua, non può stare qua >> .

<< E' mio marito >> .

<< Non può stare qua, la prego >> .

<< Mettetelo qui sopra, dobbiamo fermare l'emorraggia! >>

Fermarla, fermare, devo fermarla sì, io devo fermarla prima che la raggiunga, la neve cade, la banda suona e io devo fermarla prima che la raggiunga, sì io devo, fuori nevica ancora e io devo tornare indietro e fermarla! Ma non sento più il mio corpo. Addormentato al riparo rimango qui ad aspettare che là fuori la fermino al posto mio, spero ci riescano, sì io ci ci spero proprio tanto, io ci spero proprio tanto.

<< Pressione sanguigna in calo dottore! battito in diminuzione >> .

E addormentato al riparo, lontano dalla realtà, arranco tra una cicatrice e l'altra per risalire e toccare il presente ma ricado nel passato in questo piccolo attimo di lucidità e vedo Maria che mi urla attraverso una porta, non la sento, fuori c'è un tale baccano che non riesco a sentire niente. Il mio divano sempre più scomodo, attorno noi solo nebbia, poi sparisce tutto e poi eccola di nuovo, mi guarda e mi sorride, chissà cos'avrò fatto, poi arriva Gioia, esce dal nero, si avvicina, è piccola, mi dà qualcosa poi svanisce e io insieme a lei.

EntropiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora