Da quando la mamma aveva invitato la zia e la nonna a casa per il pranzo domenicale era passato quasi un mese e non vi era stata settimana in cui non le avevamo viste. Jacopo era sparito, era stato con noi una sola volta e poi la zia lo aveva liquidato. Ci aveva dato la notizia sorridente e spensierata come non mai, come se ci stesse per annunciare una svendita di scarpe nel nostro quartiere. Si era giustificata dicendo che non avevano caratteri compatibili. Lei lo sapeva sin dall’inizio che non avrebbe funzionato però l’idea di un uomo accanto a lei per un po’ non le dispiaceva e Jacopo tutto sommato era carino e simpatico. Averlo portato a casa nostra era stato un errore unico, lui aveva frainteso il tutto e l’aveva invitata a casa dei suoi genitori. Quando si erano messi insieme zia era stata molto chiara con lui e gli aveva detto che non doveva pensare che fosse qualcosa di troppo serio. Era una sorta di prova, per vedere come andava, perciò niente cene con i parenti e niente presentazioni ai genitori. Lui aveva acconsentito e nessuno dei due aveva mai incontrato i familiari dell’altro fino a quella domenica mattina. Mia zia gli aveva promesso una domenica insieme e quando aveva ricevuto la chiamata di mia madre era stata talmente contenta che si fosse ‘rimessa’ che non poteva rifiutare, perciò aveva chiesto a Jacopo di accompagnarla. Sfortunatamente il suo ragazzo aveva mal interpretato il tutto e aveva supposto che ora fosse diventata una cosa seria, che lei era sicura della sua scelta e che sarebbero rimasti insieme per molto e quindi le aveva chiesto di andare a conoscere i suoi genitori. Zia lo aveva lasciato subito e il poverino ci era rimasto malissimo e aveva cercato per giorni di riconquistarla.
Le domeniche a pranzo erano diventate un momento di ritrovo per donne. Erano tornate alcune abitudini che avevamo prima dell’incidente. Non ne ricordavo molte ma sicuramente ricordavo quella dell’aperitivo prima del pranzo. Lo ricordavo benissimo perché per me era il momento più brutto del pranzo, quello in cui la mamma mi obbligava a stare seduta in poltrona o sul divano ad ascoltare loro che parlavano e sorseggiavano drink. Non potevo alzarmi fino a quando andavamo in cucina per il pranzo. Gli antipasti che serviva insieme all’aperitivo erano la cosa a cui la mamma si dedicava di più. Ogni domenica provava nuove ricette che avevano sempre un grande successo. Erano la cosa che insieme ai dolci le riuscivano meglio anche se era un’ottima cuoca e sapeva cucinare tutto. Questa tradizione l’aveva ripresa da due domeniche a questa parte, anche se adesso non era più cosi noioso per me perché adesso potevo bere insieme a loro una coca cola o roba analcolica e mangiavo gli antipasti mentre parlavamo della scuola o dei miei amici e del nuovo lavoro di mamma.Era un sabato sera quello in cui scoprii che la felicità che credevo ora fosse presente nelle nostre vite e che si faceva sempre più ingombrante era solo falsa. Ero uscita con Emi e Ciro. Il programma per la serata era semplice e prevedeva un film al cinema e dopo una cena veloce e un giro per il centro del paese. Il cinema era superaffollato perciò avevamo dovuto cambiare il nostro programma ed eravamo andati prima a cena per poi tornare al politeama per lo spettacolo successivo. Il film era finito intorno alle 22:30 ed avevamo deciso che, non essendo troppo tardi, avevamo ancora tempo per il nostro giro in centro. Io non avevo orari in cui dovevo rientrare e lo stesso Ciro, Emi invece doveva essere a casa per le undici e mezza. Solitamente il sabato sera eravamo io e Ciro che l’accompagnavamo a casa e poi ognuno di noi due prendeva la strada che portava a casa da solo.
‘Lola hai un po’ d’acqua? Quelle pop corn erano salatissime.’
‘No Emi, non ce l’ho, però possiamo fermarci a prenderla prima di accompagnarti a casa.’
‘Facciamo presto però che altrimenti se arrivo in ritardo finisco in punizione per un mese.’
Eravamo entrati nel primo bar che ci era capitato perché Emi aveva fretta. Non era uno dei più raccomandabili, anzi. Era uno di quei bar dove il sabato sera ci sono quasi esclusivamente persone ubriache o giocatori d’azzardo. Era l’unico bar nel centro della città che era attrezzato con slot machine, tavolini da poker e da biliardo. Io ci ero entrata solo due volte e ogni volta che entravo dalla porta venivo investita da un forte odore di fumo di sigaro che mi faceva tossire per buoni due minuti. Solitamente non c’erano ragazzi. Il padrone del locale era molto severo in fatto di legge. Potevano bere, fumare e giocare solo le persone maggiorenni. Controllava personalmente i documenti e nessuno riusciva a infiltrarsi, perciò i ragazzi della mia età ci avevano rinunciato e non entravano neanche più. Noi tre andammo spediti verso il bancone, intimoriti dagli sguardi storti che ci facevano le persone sedute ai tavoli o all’angolo bar.
‘Una bottiglietta d’acqua naturale a temperatura ambiente, per favore.’
Mentre Emi prendeva la sua acqua io mi guardavo intorno. Non conoscevo praticamente nessuno perché fortunatamente non frequentavo un certo tipo di persone. All’improvviso, mentre il mio sguardo vagava per il locale, i miei occhi si soffermano sull’angolo bar che si trovava sul fondo destro della stanza. Una donna, dall’aria familiare, stava litigando animatamente con il barista il quale non voleva più darle da bere se prima non avesse pagato. Si vedeva che era ubriaca fradicia e io neanche le avrei dato una birra, ma più per le sue condizioni che per i soldi. Non mi erano mai piaciute le persone che bevevano. Ho sempre considerato l’alcool come una via più breve per andare incontro alla morte e per questo non ne avevo mai fatto un uso abbondante. Ogni tanto avevo assaggiato un sorso di birra o di vino, ma niente di più di un assaggio. Non so perché il mio sguardo si focalizzò su quella donna in penombra. Sicuramente doveva aver avuto dei gravi problemi per ridursi in quel modo, nessuna donna senza troppi problemi lo avrebbe mai fatto. Sgranai gli occhi quando capii di chi si trattava. Era mia madre. Velocemente uscimmo dal bar e andammo verso casa di Emi per riaccompagnarla. Sarei tornata a prenderla non appena la mia amica e Ciro mi avessero lasciata da sola.
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Il domani non fa più paura
RomanceLola non ha mai avuto una vita facile. Fin da bambina ha sempre affrontato la realtà e probabilmente ciò l'ha portata a crescere troppo in fretta. Niente in lei è mai andato come voleva ma la vita si sa, è sempre imprevedibile e molto spesso le cose...