Per il funerale la mamma mi aveva comprato un vestitino nero. Ricordo che mi arrivava fino al ginocchio ed era abbastanza semplice. Aveva due fiocchettini alla fine delle mezze maniche. Mi aveva raccolto i capelli che mi scendevano davanti agli occhi, li aveva fermati con un fiocco anche lui nero che avevo scelto io stessa. L'unica nota di colore che avevo quel giorno erano il bordo dei calzini bianchi che si intravedeva dalle ballerine nere. Fortunatamente la pioggia ci aveva dato una tregua e faceva anche abbastanza caldo.
La mamma e Mattia mi avevano spiegato meglio quello che era successo e come ci si comportava in quelle situazioni. Dovevo stare in silenzio e ringraziare chiunque mi avesse detto 'condoglianze'. Non avrei dovuto far casino perche' non eravamo ad una festa di compleanno, anzi, non c'era niente da festeggiare. Ricordo di non aver pianto. Ripensandoci adesso che sono cresciuta penso che avrei dovuto versare almeno qualche lacrima ma a quel tempo ero troppo piccola per capire fino in fondo che la mia vita sarebbe cambiata in modo irreversibile. Che non avevo più una figura paterna con la quale crescere. Per realizzare che semmai mi fossi sposata nessuno mi avrebbe accompagnato all'altare, che non avrei avuto più un principe come tutte le altre mie compagne di classe, che comunque mi sarebbe mancato per sempre una parte fondamentale di me.
Il giorno del funerale di mio padre mia madre era distrutta, nonostante non l'avessi mai considerata una persona innamorata di mio padre. Probabilmente nei primi anni lo era stata, lo dimostra anche il fatto che era andata contro il volere dei miei nonni per lui. I miei nonni infatti non volevano che mia madre sposasse il papa' perche' non era benestante. Non veniva da una famiglia agiata e non era quella la cosa giusta per lei, a loro dire. Mattia mi raccontava spesso che la nonna inizialmente, quando lui era nato non veniva a trovarlo mai. Venimmo poi a sapere che in realta' mia madre e i suoi genitori non si parlavano da quando lei era rimasta incinta di Mattia e aveva deciso di sposarsi. Mio nonno non conobbe mai mio fratello, mori' quando aveva solo otto mesi. E fu proprio quello il momento che la nonna torno' a parlare con sua figlia, cerco' di riavvicinarsi e si trasferi' persino di fronte a casa nostra per stare piu' vicino a tutti noi.
I miei genitori erano legati da puro affetto come la maggior parte delle persone che hanno passato venti anni insieme. Perché dopo tanto tempo insieme le farfalle spariscono, l'emozione scompare e l'elettricita' che trasmettono un bacio e un abbraccio si spegne. Quello che resta è l'affetto, conseguenza dei momenti si sono condivisi e della routine creata.
Nonostante ciò però mia madre era distrutta. Quella routine, quella vita, tanto semplice e cosi banale non ci sarebbe più stata e la persona con cui avrebbe dovuto passare la vita se ne era andata senza neanche un preavviso, un segnale. Era uscito dalla porta di casa sorridendo e non vi era più rientrato. Credo che a straziarla ancora di più fossero le sorti di Cristian che rimanevano ancora un mistero. Il coma non voleva lasciarlo tornare da noi per cercare di ricostruire un minimo di stabilità e quotidianità.
Di quel giorno ricordo le centinaia di persone che entravano e uscivano da casa portando dolci o vassoi di ogni genere che sarebbero serviti per dopo la cerimonia. Nel nostro paese era la tradizione. Quando un conoscente o un parente moriva, si portava a casa del defunto un qualsiasi tipo di cibo. Dopo la cerimonia sarebbero tornati tutti nella casa per mangiare insieme e tenere compagnia alla famiglia nella speranza di far pesare di meno l'assenza. A me dava solo fastidio tutta quella gente che mi salutava e mi guardava con finto dispiacere dicendo 'come ti capisco'. Nessuno poteva capire come noi stavamo e soprattutto il clima che da quel giorno c'era in casa nostra. Non lo capivo ancora nemmeno io, come potevano capirlo loro?
Non mi piaceva andare in chiesa. Raramente la mamma la domenica mattina mi portava con se. Lei era stata educata ad andare a messa tutte le domeniche, e sebbene non ci credesse più molto, quella era diventata una sorta di abitudine. Tutte le domeniche alle nove e mezza di mattina era pronta per uscire di casa e andare in chiesa. Andava abbastanza presto in modo da tornare in tempo per preparare il pranzo. La domenica a pranzo venivano tutti e tre i miei nonni e anche la sorella di mia madre e quindi mamma doveva impegnarsi e cucinare per molte persone.
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Il domani non fa più paura
RomanceLola non ha mai avuto una vita facile. Fin da bambina ha sempre affrontato la realtà e probabilmente ciò l'ha portata a crescere troppo in fretta. Niente in lei è mai andato come voleva ma la vita si sa, è sempre imprevedibile e molto spesso le cose...