Cicatrici

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Camminarono sul terreno ancora bagnato dalla rugiada del mattino per diversi minuti, in silenzio.

Il cuore di Lizzie sussultava ad ogni rumore, tanto ero agitata. Faceva vagare lo sguardo da lui al terreno, senza riuscire a riordinare i pensieri. Cosa gli avrebbe detto? Perché era corsa come una scema fino al campo? Si rese conto che aveva solo aspettato la prima scusa. Sarebbero arrivati a quel punto in ogni caso, perché lei era lì per lui.

Ora lo vedeva chiaramente, tutto il piano che si era sviluppato nella sua mente a sua insaputa, senza che lei cogliesse i suoi stessi segnali: era tornata in quella insulsa cittadina con la sola speranza di rivederlo e non c'entravano niente le vacanze, la sua magia, la sua famiglia.

Tutto spariva davanti alla certezza che era giunta là solo per lui. Pianse.

Il lupo si voltò al suono dei suoi singhiozzi soffocati. Si fece vicino e allungò il muso verso di lei, con i grandi occhi neri che la interrogavano. Lizzie lo accarezzò senza riuscire a smettere di piangere, "Mi dispiace!" gemette e a quella parola la diga si ruppe. Il dolore la invase, facendola cadere a terra, tremante.

"Mi spiace, Xander! Scusami! Scusa, Xander, scusa! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!", Lizzie vomitava le parole senza riuscire a fermarsi, piangendo forte e affondando le dita nel terreno per riuscire a non crollare del tutto. Il lupo fu più vicino, ma le sue braccia da umano furono quelle che la risvegliarono da quella trance da dolore.

"Shh. Piccola, tranquilla, amore mio!", Xander era chinato su di lei e l'aveva stretta a sé, accarezzandole la testa.

È lui che sta consolando te, alla fine. Sei patetica.

Lizzie cercò di scostarsi e quando lo guardò il cuore perse un battito. Era sempre lui, bellissimo, ma il volto era sciupato, stanco e una lunga cicatrice gli tagliava il volto, scendendo irregolare dallo zigomo fino alla base del collo.

Trattenne il respiro mentre con una mano la sfiorava, "Chi è stato?" chiese in un soffio.

"Aleph" rispose lui ed Lizzie lo vide di nuovo, il sorriso triste che credeva di aver immaginato nella sua forma di lupo.

"Il tuo beta?"

"Il compagno della nuova alpha."

Lizzie gli prese il volto con un gesto inconsulto, si mise in ginocchio e cercò i suoi occhi, "Xander! Che è successo? Perché?" chiese, senza neanche sapere cosa chiedere, sconvolta.

Xander le allontanò le mani con una espressione di dolore sul volto, "Niente di cui ti devi preoccupare, Lizzie" le ripose rialzandosi, "Perché sei venuta qua?"

Lizzie si raddrizzò sulle gambe malferme e improvvisamente furono entrambi consapevoli della nudità di lui. Una cosa che era sembrato tanto giusta in passato ora la riempiva di vergogna. Lui stava ancora aspettando la sua risposta, ma lei si limitò a togliersi la giacca, un lungo impermeabile beige che si era sporcato di terra nello scontro con Lyna, e a passarglielo, distogliendo lo sguardo.

Xander esitò un momento prima di accettarlo, ma alla fine lo indossò, "Rischio di allargartelo sulla spalle" le disse con l'ombra di un sorriso sul volto.

Lizzie si girò di nuovo verso di lui.

"Sono tornata per le vacanze estive a trovare i miei genitori", bugia.

"Ho incontrato Ottavius, che mi ha detto che non vivevi più in città, volevo sapere se era vero", mezza bugia.

"Non immaginavo di trovare Lyna come nuovo alpha!", verità.

Xander la fissò a lungo prima di ribattere qualcosa e quel silenzio era come una lama di coltello che penetrava nelle sue viscere, doloroso e inarrestabile.

Ora se ne va. Se ne va e io potrò piangere per il resto della mia vita. Ti prego, vattene ora e lasciami alle mie colpe e al mio dolore.

"Non vivo più in città, sono tornato solo stanotte" disse infine con voce roca.

"Perché?"

"Speravo tornassi in città" mormorò.

Lizzie voleva correre ad abbracciarlo, ma si morse un labbro e riprese a piangere, forzandosi a rimanere ferma.

"Il legame è rotto, quindi, perché?" urlò lei piangendo, "Perché sei ancora attaccato a me?", senza neanche capire cosa stava succedendo Lizzie si piegò in avanti e cadde in ginocchio, vomitando la bile che ormai le era salita fino in gola.

Xander fu subito su di lei, raccogliendole i capelli, anche se lei cercava di allontanarlo.

"Non guardare, Xander, non guardare!"

"Ti aiuto e poi me ne vado, te lo giuro" le rispose lui a voce bassa.

A quelle parole Lizzie ebbe un nuovo conato.

Xander la aiutò a rialzarsi, ma quando fece per allontanarsi, Lizzie lo afferrò per un lembo della manica.

Voleva dirglielo, era lì anche per quello, voleva fargli capire che era tutto sbagliato, che non voleva che se andasse, ma le parole non arrivarono.

Xander fraintese di nuovo perché stacco la mano di lei, "Non volevo che mi vedessi, è quasi un anno che non tornavo umano, ma so che è stato un errore" le disse con voce rotta, "Ottavius poteva difenderti tranquillamente. Ora sparirò di nuovo e non mi vedrai mai più!"

Lizzie lo prese di nuovo per il cappotto, portandosi una mano al petto, dove la runa sembrava bruciarle come fuoco vivo, "Mi spiace così tanto, Xander! Non doveva finire così!" lo guardò, con gli occhi che bruciavano per il troppo pianto, "Tu dovevi essere libero e felice!"

Xander la fissò, sconvolto.

Con gesto lento, stacco di nuovo la mano di Lizzie dalla giacca.

"Andiamo a casa" si limitò a dire e senza aggiungere altro si avviò nella direzione da cui erano venuti. Lizzie lo seguì incerta.

Perché non aveva detto niente? Aveva capito? Aveva capito che cosa voleva dirgli?

Era passato un anno e lui era tornato fino in città solo per vedere lei, come era possibile se non c'era più il loro legame?

La testa sembrava andargli in fiamme, e le gambe tremavano per il freddo e la stanchezza. Di nuovo, come era stato la prima volta, ebbe la sensazione che la sua vita in quella città si trovasse in una tasca dal tempo diverso dal resto del mondo, che tutto scorresse veloce. Era arrivata ieri e già la impressionava la quantità di emozioni che la sconvolgevano. Una intera vita condensata in meno di ventiquattrore.

Xander la prese in braccio senza sforzo, facendola sussultare.

"Ti fa male la testa? C'è ancora un po' di strada, facendo così faremo più in fretta!" le disse senza guardarla. Sfrecciò attraverso gli alberi, con il petto che si alzava e si abbassava ad ogni falcata. Lizzie non poté impedirsi di stringersi a lui più di quanto fosse necessario e di annusare il suo odore. 

I nostri erroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora