L'incontro

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Giunge il calar del sole.

Simone si infila il giubbino, prende il mazzo di chiavi dal tavolo e saluta sua nonna con un bacio in fronte.

"Dove te ne vai così di fretta?"

"Da un amico".

Durante il tragitto in motorino, Simone non è in grado di far tacere il suo stomaco, che continua a contorcersi, e il suo cuore, che sembra sul punto di uscirgli dal petto.

Si chiede se Manuel stia provando lo stesso.

Poco prima di arrivare, Simone riceve una telefonata da Manuel.

"Simó?"

"Sono quasi lì. Dammi due minuti"

"Puoi aspettá? C'ho da finí na cosa"

"Sono quasi lì. Ti aspetto fuori al massimo"

Manuel però riattacca, senza aver sentito la risposta di Simone.

Giunto sotto casa di Manuel, Simone accosta e si sfila il casco.

Un istante dopo, il suo cuore sembra perdere un battito.

Vede l'architetta uscire da casa di Manuel e salire a bordo della sua auto.

L'istinto dice a Simone di far partire il motorino e tornare a casa, ma il ragazzo decide di affrontare Manuel una volta per tutte.

A quel punto Simone bussa alla porta con insistenza, aspettando impaziente.

Manuel apre la porta e non fa in tempo a salutare Simone che lui si precipita in casa con lo sguardo rabbioso.

Manuel guarda in basso e si gratta la testa.

"Ciao?"

"Ciao un cazzo. Cosa ci faceva qui l'architetta?"

"I cazzi miei stavo a fa'. Non sei venuto qui per farti i cazzi miei".

"Ah i cazzi tuoi? No io sono venuto qui per parlare di quello che ti sta succedendo Manuel. E non intendo essere preso per il culo".

Manuel ride.

"Ma chi ti sta a prende per il culo Simó datti una calmata".

Simone prende Manuel per la maglietta e lo strattona verso sé.

"Manuel non mi prendere per il culo"

"Ho detto che non ti sto a prende-"

"Avete scopato?"

Manuel lo guarda negli occhi per qualche istante e Simone grida più forte.

"Ti ho fatto una domanda. Avete scopato?"

"No cazzo. Non abbiamo fatto niente. C'ho chiuso definitivamente. Contento?"

Simone lo lascia andare e si siede, dopo aver sospirato a lungo.

Manuel scaraventa per terra un blocchetto per il nervoso che lo assale e va in cucina a prendersi una birra.

Tornato in salotto, deglutisce e si rivolge a Simone.

"Allora"

"Allora mi devi far capire cosa c'hai nella testa, se no non posso aiutarti"

"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Solo che in questo periodo-"

"In questo periodo?"

"In questo periodo non riesco a capirmi. Me passano tante cose per la testa, tante cose sbagliate. È un casino"

"Quali cose sbagliate?"

"A me non me piacciono i ragazzi okay? Per niente. Solo che... Ce stai tu che ce provi con me e io non so che fa'.
Se me allontano sento che sto sbagliando tutto, come se stessi provando a scappare da quello che sono veramente.
Ma a me non me piacciono i maschi. Tutto qui. Non so dà una risposta a tutto questo".

"Ti sei appena dato una risposta da solo Manuel. Devi solo accettare quello che sei. Anche per me non è stato facile all'inizio".

"Ti ripeto che non sono gay"

"Chi l'ha scritta la poesia?"

"Che poesia?"

"Manuel"

"Io. L'ho scritta io. Ma non mi riferivo a nessuno in particolare".

"Visto? Ora stai mentendo.
Manuel, se questa poesia finisse nelle mani che ne so di Laura, o Giulio o chiunque tu voglia, basterebbero pochi secondi per sentirli pronunciare il mio nome. È riferita a me. Che ti piaccia o meno. Posso sentirmelo dire da te, ora?"

"Senti la poesia è stata un errore. Fine. Non si ripeterà niente di simile in futuro. Ero ubriaco. Non significa niente"

"E perché l'hai conservata?"

Manuel beve l'ultimo sorso di birra e non risponde.

Simone sbotta.

"Basta fingere che non ti importi nulla di me. Basta. Mi hai rotto il cazzo. Me ne vado".

Appena Simone si incammina, Manuel lo blocca prendendolo per un braccio.

Simone si gira e i due si guardano per un numero infinito di secondi.

Nella stanza c'è silenzio.

L'unico suono è quello che proviene dal petto di Manuel e Simone.

È il loro cuore.

È il loro battito veloce e allo stesso tempo incerto.

Manuel si avvicina piano alle labbra di Simone e lo bacia.

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