Simone
Cercai il cellulare fra le lenzuola per mettere a tacere l'allarme che mi annunciava l'inizio di una nuova giornata.
Mi stropicciai gli occhi e sbuffai.
La scuola era ricominciata solo da due giorni ed io già rimpiangevo le vacanze e le lunghe dormite mattutine.
Alcuni raggi solari entrarono dalla finestra, facendosi largo attraverso le tende fino a raggiungermi.
Mi portai un braccio sul viso, avevo troppo sonno.
E non era neanche un caso, perché avevo impiegato un sacco di tempo per addormentarmi la sera prima.Ero preoccupato per Manuel, era diverso.
Si comportava in modo strano.
Il giorno prima, a scuola, mi aveva dato un po' quella sensazione di estraneità, eppure avevamo passato l'estate intera a sentirci.
E adesso che ero tornato lo sentivo più distante di quando ero stato via.
Forse aveva qualche problema e non me ne stava parlando?
Non voleva caricarmi dei suoi casini?Un altro pensiero, durante la notte, era stato per Francesco.
Ero stato da lui per dargli gli appunti che mi aveva chiesto, mi aveva incuriosito chiacchierarci, anche se solo per qualche minuto.
Quando mi parlava mi guardava dritto negli occhi, non c'era modo di sfuggirgli. Aveva dei modi di fare che ti tenevano ben ancorato con i piedi per terra di fronte a lui e la cosa mi aveva un po' destabilizzato.Mi preparai per andare a scuola e scacciai via ogni pensiero possibile, su chiunque.
Avevo bisogno di avere la mente libera, lo necessitavo.
Quando entrai in classe vidi che il banco di Manuel era vuoto, diversamente da quello di Francesco che era già occupato dal ragazzo in questione. Mi rivolse un sorriso e un saluto sollevando il mento che ricambiai mentre raggiungevo il mio posto.Per la prima ora c'era filosofia e mio padre arrivò puntuale chiudendosi la porta alle spalle.
Il tempo dell'appello e di scrivere l'argomento del giorno sulla lavagna che Manuel fece la sua comparsa.
Casco in mano, zaino in spalla, sguardo basso.- Buongiorno, Manuel.
Mio padre lo osservò da dietro gli occhiali senza ricevere nessuna risposta.
- Manuel.
- Si, prof.
- Ho detto buongiorno.
- Ah, mi scusi non ho sentito. Buongiorno.
- Ce ne siamo accorti. Non ti farò la ramanzina sul primo ritardo dell'anno, ma prova a non farlo diventare un'abitudine come l'anno scorso.
Manuel annuì, mentre prendeva posto accanto a me. Lo guardai accigliato.Era spento, qualcosa ronzava in quella testa e non si riusciva a capire cosa.
- Oh, stai bene?
- Simó, ho perso il conto delle volte che me l'hai chiesto in due giorni. Che c'è? - mi rispose, abbastanza scocciato.
- Ma se vuoi non ti parlo proprio.
- Eh, tanto hai già con chi parlare, no?
Ma faceva sul serio?
- Ma mi spieghi che ti prende?Non potei sentire la risposta, se ce ne stava una, perché mio padre si affrettò ad interromperci.
- Se volete sto zitto e parlate voi.
Ci ammutolimmo, gli lanciai un'occhiata di traverso che fu ricambiata dopo un paio di secondi.
Poi distolse lo sguardo e prese ad ignorarmi.
Cosa non stavo cogliendo? Avevo fatto qualcosa?Decisi di affrontarlo a lezioni finite e lo presi in disparte prima che potesse andarsene.
Si lasciò guidare dal mio braccio, in silenzio, verso il muretto.
- Mi dici che t'ho fatto? - esordii.
- Ma niente Simó, che m'hai fatto? Niente.
- E perché ti comporti così? Ieri mattina eri strano, ieri pomeriggio mi hai evitato. Stamattina stai scazzato.
- Ma non t'ho evitato, t'ho detto che c'avevo da fá.Non riusciva a guardarmi in faccia, stava mentendo spudoratamente.
Ma perché? Mi chiedevo solo questo.
Dopo tutto quello che avevamo passato, ancora mi teneva all'oscuro dei suoi problemi, se ce ne stavano?- Simone!
Qualcuno mi chiamò, in lontananza.
Era Francesco.
Mi voltai verso la sua voce e lo vidi camminare, venendoci incontro. Manuel gli lanciò uno sguardo carico di insofferenza.
- Ecco, vai che te chiamano. Io devo scappare. Ciao Simó.Se ne andò senza darmi il tempo di ribattere.
Due giorni che ero tornato e già mi stava facendo diventare matto.
Forse, noi due, per stare bene dovevamo vivere ai lati opposti del mondo.Mi raggiunse Francesco, col suo sorriso perfetto stampato sulle labbra.
- Allora? Ti va a pomeriggio di studiare insieme?
- Si, si certo. Si potrebbe fare. Vuoi venire tu da me?
Annuì, mi squadrò dalla testa ai piedi, un sopracciglio sollevato.
- Ci vediamo dopo, allora.
Si accese una sigaretta mentre andava verso la sua bicicletta e seguii con gli occhi la sua camminata altalenante.Puntuale, alle tre del pomeriggio era in camera mia, seduto sul letto con un quaderno aperto davanti.
I capelli sottili e ondulati gli ricadevano sulla fronte proiettando delle piccole ombre sulle palpebre, basse sui fogli.
Una penna dietro l'orecchio.
Io ero seduto alla scrivania, non sapevo se stessi studiando i libri o stessi studiando lui.
Mi prese alla sprovvista, alzando all'improvviso lo sguardo e incontrando il mio.
Mi affrettai a voltarmi immediatamente, sentendomi scoperto.
Presi a tamburellare con la matita sulle pagine aperte mentre con l'altra mano giocherellavo con l'orecchino.Poi lo sentii, il rumore della moto di Manuel.
Mi avvicinai alla finestra per accertarmi che fosse lui e lo vidi, con la testa alzata che mi cercava.
Gli feci segno di entrare.
Rallentò il passo quando si accorse della bicicletta sotto la tettoia, temporeggiò un attimo per poi decidersi a varcare la soglia.
Sentii ogni suo passo battere sui gradini che portavano al piano di sopra.
Si avvicinava piano, lo sguardo confuso, la giacca aperta, i capelli scompigliati.Francesco lo salutò con un "ciao" e un'alzata di mano.
Lui ricambiò con un cenno appena visibile.
- Ero passato per dirti una cosa.
- Dimmi.
- Te posso dí in privato o dobbiamo fà 'na riunione?
Francesco sollevò gli occhi per fulminarlo, vidi la pazienza scivolare via dallo sguardo di Manuel.
Lo presi per le spalle e lo portai nel corridoio, prima che potesse sparare qualche cazzata delle sue.- C'hai da fá tutto il pomeriggio con quello?
- Quello, si chiama Francesco. È anche un tuo compagno, non c'è bisogno di essere così diffidente con tutti.
- Ma chi lo conosce?
Incrociai le braccia e aspettai che mi dicesse qualcosa di sensato.- Hai intenzione di dirmi perché sei qua?
- Ah, adesso me serve l'invito per venire qua? Me devo annunciá? Te mando un piccione viaggiatore la prossima volta, eh, che dici?
- Manuel, mi devi dire che cosa ti sta succedendo perché sei agitato e io così non riesco neanche a parlarti.
- Ecco, facciamo che non me parli proprio, allora. Me raccomando, studia.Ridusse gli occhi a due fessure e mi diede due colpi sulla spalla, prima di voltarsi e andarsene.
Lo vidi scendere le scale in fretta per poi sentire il forte boato che si lasciò alle spalle quando chiuse la porta.
Rientrai in camera, sbuffando.
Sembrava proprio che volesse mettercela tutta a complicare sempre tutto.- Litigi fra innamorati? - mi chiese Francesco, un sorrisetto sarcastico appena accennato.
- Ma che innamorati, siamo solo amici.
- Ne sei sicuro?
- Sicurissimo - risposi, piantandogli gli occhi addosso.
Non volevo più che qualcuno dubitasse di questo.Manuel mi aveva rifiutato, diverse volte. Avevo passato l'estate lontano da lui ed uno dei motivi per cui ero andato via era proprio questo, farmela passare.
Ci ero stato male, con lui avevo scoperto chi fossi, mi ero innamorato per la prima volta.
Ed era per questo che avevo voluto mettere le distanze, almeno fisiche.
Non aveva senso continuare a sbatterci la testa.
Adesso che aveva ottenuto quello che voleva, che poteva avermi come amico per davvero, senza aver paura di ferirmi, perché mi stava escludendo così?Francesco si alzò in piedi e si avvicinò a me.
Si fermò solo quando il suo petto incontrò il mio, sfiorandolo.
Gli occhi fissi nei miei.
Probabilmente ero in apnea, perché mi accorsi che avevo smesso di respirare da qualche secondo.
Non ero abituato a questo tipo di cose, mai nessuno mi aveva guardato così.- Trova qualcuno che non abbia timore di averti a un soffio e sentirsi mancare l'aria.
Ero rapito, mi aveva appena ipnotizzato e non avevo idea di come avesse fatto.
Avrebbe potuto uccidermi in quel momento e probabilmente non avrei sentito dolore.
Deglutii.
Poi, lentamente, si allontanò di qualche passo.
- È meglio se torniamo a studiare. Però mettiti qui, vicino a me. Ti assicuro che non mordo.
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La sua metà mancante
Fanfic[Simuel] Un nuovo anno scolastico sta per iniziare. Simone e Manuel si ritrovano dopo la pausa estiva trascorsa in due città diverse. Il primo ha maturato una nuova consapevolezza, non ha più paura di nascondersi e sembra aver risolto tutti i suoi c...