Simone
Il giorno dopo, a scuola, Manuel non si era presentato.
Avevo guardato il suo banco vuoto per tutta la mattinata, non avevo seguito attentamente alcuna lezione, non mi ero voltato verso Francesco neanche una volta nonostante avessi avvertito, varie volte, i suoi occhi puntati su di me.Le parole della sera prima mi erano rimaste intrappolate nello stomaco, prendendomi a pugni e creando una voragine ogni volta che ci ripensavo.
Come avevo fatto a non accorgermene? Certo, Manuel era sempre stato bravo a fingere e in vari contesti me ne ero accorto, quasi tutte le volte.
Ma come avevo fatto a non notare che da parte sua fosse cambiato qualcosa nei miei confronti?Forse il fatto che avessi cercato di reprimere le mie emozioni mi aveva offuscato un po' le idee. Era proprio quello che avevo cercato di ottenere, prendere Manuel alla leggera, senza cercare di analizzare ogni suo comportamento per trovarci delle risposte.
Semplicemente perché delle risposte ormai non le pretendevo più, mi ero arreso.Ero andato avanti, avevo conosciuto un'altra persona, mi ero illuso che potesse amarmi e che io potessi amare, mi ero lasciato trasportare dalla nuova sensazione di sentirmi accettato, desiderato, importante.
Importante.
Lo ero per lui e non lo avevo capito.
Lo avevo fatto star male come lui aveva fatto con me.
Se lo meritava? Direi di sì.
Ma il modo in cui l'avevo visto qualche ora prima mi aveva completamente messo in subbuglio.
Reggerlo fra le mie braccia dopo avermi vomitato addosso tutto quel che sentiva mi aveva indebolito.Adesso ero confuso, di nuovo.
Pensavo di averlo dimenticato. Superato. Accantonato sentimentalmente.
E invece ero qui, a chiedermi perché non fosse venuto a scuola.Mi aveva accompagnato silenziosamente a casa, dopo la partita, senza dire una parola.
Mi aveva a malapena augurato la buona notte prima di scappare via e allontanarsi da casa mia sulla sua moto.Quando finì l'ultima ora, raccolsi le mie cose e mi fiondai fuori da scuola, accorgendomi con la coda dell'occhio che Francesco stava provando a fermarmi.
E ci riuscì poco prima che mettessi in moto la vespa, prendendomi per un braccio.
- Simone, per favore, ieri non mi hai detto nulla.
- Perché non c'è nulla da dire, Frà.
- Ti ho chiesto scusa.I suoi occhi mi sembravano sinceri, ma non riuscivo più a perdermici dentro. E dubitavo che fosse solo per quello che era successo fra di noi. Adesso, guardavo lui e mi tornavano in mente gli occhi di un altro.
- E mi va bene, ma niente più. Ognuno per sé.
- Pensi ancora a lui, vero?
- Senti, devo andare.Lo lasciai lì, in piedi vicino alla sua bicicletta.
Era strano come fosse bastato così poco per allontanarlo e non riuscire più a sentirlo vicino a me.
Mentre con Manuel, anche avendomi ferito varie volte, avevo sempre cercato di mantenere un contatto in passato, arrivando a sbatterci la testa all'infinito.Pensi ancora a lui, vero?
Bella domanda. Ci pensavo, si.
In che modo, precisamente, non lo sapevo.
Ero solo sicuro che qualcosa continuava a tormentarmi ogni volta che lo tenevo vicino.
E sapevo perfettamente che adesso aveva bisogno di me.Corsi a casa sua, nello zaino due panini comprati in fretta al chiosco.
Avvisai mio padre che non sarei tornato per pranzo e mi rispose con un "salutami Manuel".
Continuavo a rimanere sempre sorpreso da come percepisse ogni cosa solo dal tono di voce.Quando arrivai, sistemai la vespa vicino al garage e scesi dalla sella.
Mi guardai nello specchietto per sistemarmi i capelli, dopo aver tolto il casco.
Forse per prendere tempo, volevo chiarire alcune cose, ma non sapevo da dove iniziare.
Non esistevano dei modi giusti per parlare con lui ed ero certo che per tutte le parole che mi aveva detto, in una volta sola, adesso avrei dovuto sorbirmi il silenzio.
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La sua metà mancante
Fanfic[Simuel] Un nuovo anno scolastico sta per iniziare. Simone e Manuel si ritrovano dopo la pausa estiva trascorsa in due città diverse. Il primo ha maturato una nuova consapevolezza, non ha più paura di nascondersi e sembra aver risolto tutti i suoi c...