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Ellison
Spengo lentamente il maledetto suono della sveglia che mi tartassa le orecchie.
Mi alzo dal letto e sbadigliando mi guardo intorno con fare assonnato, stropicciandomi gli occhi. Il muro tutto rosa, tappezzato di immagini e foto di quando ero bambina è molto accogliente. Il mio letto è al centro della stanza, appoggiato con lo schienale in legno massello al muro e davanti la scrivania bianca piena di evidenziatori e libri. Nel lato corto della stanza, di fronte alla porta, c'è uno specchietto fucsia e vari utensili. Scorgo con la coda dell'occhio le lenzuola azzurre stropicciate mentre scelgo i vestiti per andare a scuola e mi reco in bagno. Ancora con gli occhi chiusi mi lavo e indosso i capi.
Dopo essermi preparata vado in cucina per fare colazione, ma mi limito a mordere un pezzo di biscotto con scaglie di cioccolato. Esco di casa e con lo zaino in spalla, prendo il vecchio skateboard da sotto la matassa di cianfrusaglie. Ma ad un tratto la porta di casa si apre e la mia sorellina, ancora in pigiama, mi guarda con aria assonnata:
- Ma Ell, non vuoi stare un po' con me? -
- No piccola mia, devo andare a scuola, ma ti prometto che questa sera ti racconterò una storia, va bene Emily? -
Con un sorrisetto chiude la porta. I capelli lunghissimi per la sua statura le ricadono sulla schiena, ancora annodati dalla notte, e i suoi occhietti piccoli e birbanti vagano intorno a me. Volgo le spalle all'appartamento. C'è una nebbia che non permette di vedere nulla e un'umidità bestiale. Indosso la mia felpa nera preferita, grande, larga con la zip e porto il cappuccio in testa, proprio per farmi notare il meno possibile il primo giorno di scuola. Non ho amici che frequentano il mio stesso liceo, sono all'inizio del secondo anno e durante il primo non ho legato particolarmente con nessuno. Quando arrivo nel cortile della scuola intravedo tutti i gruppetti dell'anno scorso ma, uno in particolare mi balza agli occhi: quello dei più belli della scuola, Joan, Martina... altri... e un ragazzo nuovo, mai visto prima. Lo squadro da capo a piedi. Porta una felpa bianca e dei jeans un po' strappati, chiari. Io a differenza loro, me ne sto in disparte a guardare e a realizzare veramente che sta per cominciare un altro anno di torture. La campanella suona, mi tolgo il cappuccio e mi dirigo verso l'aula di matematica, con le mani in tasca. Si notano molto i miei capelli lunghi castani boccolosi che si intonano agli occhi carbone. Non sono mai stata aperta agli altri per far conoscere la mia persona, anzi chiusa in me stessa e solitaria. Mi piace stare sola e ascoltare musica romantica. Neanche con i miei genitori sono spontanea, la separazione ha favorito la mia crescita precoce e mi ha reso più sensibile. Dagli 8 anni in poi non ho più visto mio padre e perciò ora vivo solo con la mia sorellina e mia mamma. Non so neanche se è ancora vivo o meno. Le persone mi dicono sempre che sia fisicamente, sia caratterialmente, sembro più grande di quello che sono, più matura, ma i miei 15 anni non si fanno sentire particolarmente. Le mie delusioni vengono coperte da un sorriso. Rido per nascondermi.
Mi sono sempre ripromessa che sarei cambiata ma... non ho ancora trovato il modo.

Nicolas
Mi alzo di fretta per prepararmi ed andare a scuola. Spalanco le tende per vedere il cielo azzurro che coprono e vado in bagno. Pronto scendo le infinite scale che portano al piano di sotto, esco e mi ritrovo davanti la mia macchina nera. L'autista parte subito ed io mi chiudo dietro lo sportello tirandolo a me. Ho un compito preciso: devo pedinare una ragazza di nome Ellison. Non una ragazza, scusate. La ragazza.

Ellison
Raggiungo l'aula, la quale è di un azzurro chiaro, a tratti bianca, molto grande. Le sedie sono tutte occupate e a me non resta che sedermi nell'ultimo posto libero. Vedo in un banco in seconda fila il ragazzo nuovo, quello che avevo visto poco prima stare nel gruppetto dei belli mozzafiato; i nostri occhi si incrociano. Sento subito il cuore più veloce e mi siedo vicino a lui. Ma solo dopo capisco di aver fatto uno sbaglio. Ma che mi è preso? Lui mi ha attirata come una calamita e non mi era mai successo prima.
Tiro fuori il mio astuccio con un quaderno. Il ragazzo si gira verso di me.
- Sono Ellison piacere. -
- Nicolas - mormora cercando di evitare il mio sguardo.
Durante la lezione, ogni tanto mi giro a guardare i suoi occhi azzurro-verde nascosti dal ciuffetto castano che porta lungo e copre il viso. Labbra perfette. Ma, a dir la verità, sembra più grande, non ha 15 anni, ne ha sicuramente di più. Dalla curiosità mi lascio scappare una domanda troppo diretta:
- Ma sei stato bocciato, quanti anni hai? -
Lui mi guarda sospirando, con dei sorrisetti che nascondono vergogna e subito mi pento della mia sfacciataggine.
- No, non sono stato bocciato. Ma sei stata brava, non ho 15 anni. - dice balbettando, piuttosto a disagio, non sorride più. La prof di matematica entra in classe come sempre di mal umore per auguraci (solo perché obbligata) buon inizio anno.
Suona la campanella di mezzogiorno e mi alzo dalla mia sedia, dirigendomi in mensa. Mi piomba addosso una ragazza che urla il mio nome a 20 metri di distanza, agitando la mano all'impazzata.
- ELLISON!!! Vieni qua! -
Mi dirigo verso di lei imbarazzata e mi abbraccia. Ha un visino ovale, è magrolina con ossa piccole, dei capelli biondi, ricci e lunghi. Porta una tuta bianca e una magliettina corta gialla.
- Come stai?! Da quanto tempo non ci vediamo! Ti ricordi di me? -
- Scusa no, non so chi tu sia... -
- Sono Summer dai! Migliori amiche alle elementari, ho cambiato scuola perché l'altra non era adatta a me... ti ricordi?! -
- Ma si, si sì che mi ricordo. - dico sorpresa, mentre una marea di ricordi mi invade i pensieri.
Ci dirigiamo insieme verso la mensa. Parla solo lei. Tiro fuori dalla tasca le mie cuffiette e il mio cellulare, spingo il bottone "play" e parte la mia canzone preferita, triste.
- Cosa ascolti? - chiede Summer sfilandomi una cuffietta. Ho già immaginato la sua reazione e faccio finta di niente. Giusto il tempo di contare fino a 3 che lei subito urla:
- Ma che tristezza, solo tu puoi ascoltare queste canzoni così depresse. -
Mi prende il telefono dalle mani e noto le sue lunghe unghie viola. Mette una canzone e comincia a cantare e a ballare cercando di coinvolgermi, senza riuscirci. Vicino al nostro tavolo c'è quello dove è seduto Nicolas, con i più fighi di tutta la scuola. Si girano a guardarci, ridacchiando sotto ai baffi. Dalla vergogna mi metto il cappuccio in testa.

All'uscita, prendo il mio skateboard dall'armadietto e mi avvio per tornare a casa cercando di evitare Summer. Non che non mi stia simpatica ma le dovrei dire che sono cambiata molto dalle elementari. Non canto più, ad esempio. Decido di spiegarle comunque tutto il giorno dopo. Mentre mi do spinte per partire vedo gli alberi verdi/arancioni che si preparano all'autunno. Ora la nebbia è calata e ha lasciato prendere il sopravvento al sole cocente.
Accanto a me si ferma una limousine nera che mi fa cadere a terra a causa della frenata così irruenta. Finisco sul suo prato umido e verde accanto alla ciclabile con un mal di schiena atroce. Al volante c'è un uomo in giacca e cravatta, abito nero, occhiali da sole. Sembra una spia, totalmente inespressivo e preciso nei movimenti. Lo sportello posteriore si apre e ne esce Nicolas che scende per soccorrermi.
- Non volevo spaventarti scusa. Vuoi un passaggio a casa? -
Mi ritrovo in un battibaleno sul sedile dietro accanto al suo, il quale è spazioso, comodo come quasi tutta la macchina immagino. Nel tettuccio c'è un piccolo spiraglio aperto che mostra l'azzurro del cielo.
- Bella macchina. - Affermo.
- Bello skateboard. - Ribatte Nicolas sorridendo.
Per quasi tutto il tempo fisso lo specchietto il quale ho attaccato nel mio zaino che riflette la mia immagine. Mi osservo. Sembro esattamente quel tipo di persona strana, cauta e quiete; però non lo sono, magari è solo quello che desidero mostrare, anche se non saprei dire il perchè.
Nella limousine c'è un silenzio tombale. Nessuno di noi parla. Solo a volte do indicazioni per arrivare a casa mia.
Rimango ferma, girando la testa, per sbirciare Nicolas tra i miei capelli che nascondono il volto. È un ragazzo affascinante; a tratti felice, a tratti inespressivo.
- Ma chi è lui, il tuo bodyguard? - chiedo affermando un sorrisetto laterale, senza mostrare i denti.
- Una specie. - mi irrigidisco tutta, non mi aspettavo che lo fosse veramente. Prima che io possa aggiungere altro lui cerca di cambiare discorso.
- Parlami di te, so solo che ti chiami Ellison Singh. -
Quando il ragazzo pronuncia il mio nome, l'uomo in nero mi fissa dallo specchietto e non riesce a trattenere un colpo di tosse. È agitato e non è affatto bravo a nasconderlo.
- Sì, certo ma non so cosa dire, per caso il mio nome vi mette agitazione? -
I suoi occhi si immergono nella mia mente, penetranti, dolci cercano di dirmi qualcosa di segreto.
- Posso sapere la via in cui abita, signorina? - mi chiede il bodyguard serio e rigido.
- Mi scusi, io non la conosco e non vorrei darle informazioni personali, se non è un problema, mi potrebbe lasciare a qualche isolato prima? Il resto della strada la farò a piedi. -
- Certo, era solo per curiosità, niente di importante. - dice rivolgendo lo sguardo in basso verso sinistra.
Dovete sapere che quando si abbassano gli occhi verso terra significa mentire. Non tutti lo sanno ma è un dato di fatto, la scienza. Perciò l'uomo non è stato completamente sincero, me ne rendo subito conto e ciò non mi fa stare tranquilla. Il motivo di tale pressione non lo capisco subito, ma ho una strana sensazione; il bodyguard comincia a spingere sempre di più il pedale dell'acceleratore, mi viene un nodo in gola. Nicolas sembra preoccupato ma calmo come se sapesse già cosa ci aspettava e non potesse fare nulla per impedirlo. Urlo. Comincio a sudare, sono nel panico, guardo scettica intorno a me e non trovo neanche una via di uscita. Prendo frettolosamente il telefono ma è spento e ci mette un'eternità ad accendersi.
- Scusi, voglio scendere immediatamente. -
Il bodyguard non mi ascolta. Rimane fermo, immobile, rigido e continua ad accelerare.

*Spazio autrice*
Ciao a tutti, questo è il mio primo libro, un giallo misto ad un romanzo rosa. Scrivete possibili idee e suggerimenti nei commenti
Spero vi piaccia.

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