/Ellison, mi sei sembrata strana oggi, tutto bene? Che fai stasera?/
/Niente vado nel bar di fronte a casa mia con delle mie vecchie amiche./
/Bello divertiti! Oggi pomeriggio ti va di uscire?/
/Scusa Alex devo studiare e rimettermi in pari.../
/Fa niente, tranquilla. Ti scrivo dopo, amore/
Amore? Oh, no. Così è troppo. Amore un accidente. Devo trovare la volontà di dire ad Alex che non provo niente per lui, senza che ci rimanga male. Non faccio che pensare a Nicolas e al 'Noi' che ha citato al parco e non credo sia giusto nei miei confronti e in quelli di Alex, per quanto non lo ritenga il mio ragazzo. A proposito, cosa voleva dirmi prima di baciarmi? Ad ogni modo, devo farmi coraggio e lasciare Alex, sempre che si possa definire rottura una cosa che non è mai stata creata. Solo nei suoi pensieri stiamo insieme ed io, per non ferirlo l'ho assecondato. Che razza di cretina. Vorrei non averlo mai fatto.
Sono le tre di pomeriggio e mi sto preparando per andare da Nic./Ciao Ell, ti vengo a prendere io va bene? Fatti trovare pronta per le 17 e 30. Vuoi cenare da noi?/
/Va benissimo, Nicolas. Torno a casa per cena, mia mamma vuole passare del tempo con me./Prima di entrare in doccia attivo il Bluetooth nel mio cellulare e lo connetto ad una cassa per la musica. Così è perfetta e la sentirò meglio. Non mi piace cantare sotto l'acqua da quando non faccio più lezioni. Ho smesso da tanto tempo e non mi ricordo più neanche come si fa. Però devo ammetterlo, mi manca molto. Tiro sul pavimento la maglietta, mi sciolgo la coda ed entro. L'acqua mi fa sempre bene. Poi allungo una mano fuori e prendo l'asciugamano rosa perla che mi avvolge perfettamente. Ho l'abitudine di asciugarmi i capelli con un telo che chiamo 'a vortice', perché bisogna girarlo intorno alla cute e poi fissarlo dietro. È molto comodo e utile. Vado in camera mia e apro l'armadio. Non sono mai stata molto precisa, i vestiti li arrotolo e li tiro dentro come se niente fosse, anche se il giorno prima avevo sistemato. Decido di vestirmi molto casual, con un paio di jeans skinny e una maglietta lunga, insieme alla mia felpa preferita. Tolgo l'asciugamano dai capelli e cerco di pettinarli mentre con cautela passo il phone.
Ormai, quasi pronta prendo la mia trousse dei trucchi, con all'interno un po' di fondotinta, correttore, mascara, rossetto, terra e altro, il quale uso per le occasioni importanti. Ma oggi la mia pelle non ha bisogno di essere coperta, va bene così. Solo un filo di mascara, un po' di lucida labbra e il gioco è fatto.
Mi sdraio nel letto e guardo il tetto blu notte, con attaccate delle stelle che si illuminano al buio. Le ho attaccate quando avevo dieci anni e non me ne separo più. Ormai fanno parte di me.
Infilo il libro di matematica con il quaderno e l'astuccio in uno zaino grigio./Ell, sono qui fuori. Puoi uscire./
Metto le scarpe e apro il portone di casa per uscire.
- Ciao Emily. Ti voglio bene - dico alla mia sorellina, che mi raggiunge frettolosamente per salutarmi.
- Ciao Ell, sei bellissima. -
Sorrido alle sue parole dolci e mia mamma mi venite incontro con una frusta e una bacinella, con l'impasto per il pane tra le braccia. Allora posa il tutto sul davanzale della cucina e, mentre la mia sorellina si dirige verso il divano per guardare un film, si avvicina a me.
- Ellison devo farti una premessa. Io stavo pensando di trasferirci di nuovo... qui non trovo lavoro. Volevo andare via da Brighton e stabilirci in Francia o in Italia. Tu che ne pensi?- spalanco gli occhi. Non so cosa dire.
- Mamma, ne parliamo più tardi. Ora devo proprio andare. - dico chiudendomi la porta dietro. Vedo Nicolas seduto sul sellino di una moto, con i suoi immancabili jeans chiari strappati e la sua giacca di pelle. Porta delle scarpe Adidas rosse e un ciuffo che, con gli ultimi raggi di sole colorati, brilla come se fosse una stella.
In moto io non ci sono mai salita. E mai ci salirò.
- Allora? Dai, non abbiamo così tanto tempo. -
- In quella non salgo. -
- Come mai? -
- Ho paura! -
- Tu ci salirai e in fretta! - dice tirandomi su di peso e posizionandomi a cavalcioni nel sellino posteriore. Lo guardo pietrificata, ma lui è indifferente come se avesse tirato su un mucchietto di piume. Si limita a salire e a girare la chiave per far partire la moto ed io mi aggrappo alla sua vita. Afferro il casco che mi porge, bianco, e partiamo. Il venticello di fine estate è caldo ma lascia comunque qualche brivido. Passiamo davanti alla spiaggia e intravedo persone che camminano lungo la riva perché ormai non è più tempo di costumi e ombrelloni. Sembra che il freddo inverno porti via con sé i teli, i secchielli, le sdraio e anche le persone, le quali si rinchiudono in casa aspettando la primavera. A volte ci vengono incontro delle foglie rosse che scacciamo via con una mano e le guardiamo, sapendo che l'autunno è solo l'inizio di un altro anno di torture scolastiche che sembrerà non finire mai. Ma che cosa si può dire, a noi giovani? Ignari di tutto, perché tutto è ancora da scoprire. I primi amori li lasceremo cadere in un burrone, ci sembrerà di cadervi anche noi, ma poi qualcuno ci porgerà una corda ed è qui che tutto ricomincia. La differenza tra adulti e giovani, è che gli anziani hanno molte più esperienze vissute, noi ancora le dobbiamo ancora vivere.
Stringo le gambe quando la moto si prepara ad una curva e appoggio la testa su Nic, chiudendo gli occhi, ma li riapro subito quando i bagliori del tramonto vengono oscurati da un'immensa casa bianca. Altro che la vera e propria 'Casa Bianca'! Le finestre danno su un giardino immenso, con alberi e un prato verde e lucido. Al centro di esso si apre un viottolo di ghiaia che conduce al portone principale, in legno. La casa di Nicolas è veramente un castello, ma la cosa buffa è che si trova in una via normalissima. L'unica cosa anormale è proprio la sua abitazione. Troppo grande, troppo bella, o magari sono io che non sono abituata.
L'enorme cancello che la separa dalla via si apre e Nic spinge l'acceleratore. In un battibaleno ci troviamo davanti alla porta, io con un sacchetto in mano, con un po' di dolci, e lui con i due caschi. Suoniamo il campanello. La mamma esce subito. È una donna molto elegante, porta un tailleur blu e ha dei capelli castani molto lunghi, raccolti in una coda bassa laterale. È bardata di tantissimi gioielli, anelli o collane che le pendono sulla scollatura dell'abito. In viso ha stampato un sorriso che non mi rassicura molto.
- Ciao! Tu devi essere Ellison! Piacere! - dice porgendomi la mano piegando leggermente le ginocchia, in una sorta di inchino.
- Sì, molto piacere. - rispondo cercando di replicarla, ma fallendo miseramente. Mi sarei dovuta vestire più elegante e mettere un po' di trucco. Accidenti!
- Questi, sono per lei, li ho portati per questo pomeriggio. -
- Oh grazie! Che pensiero cortese! - dice sorridendomi, molto educatamente.
Nicolas scansa la madre facendole un cenno di capo e io lo seguo mentre saliamo in un'enorme rampa di scale che conduce ad un soppalco con tante porte. Le ringhiere sono in metallo, ma dipinto in un colore perla. Le pareti ruvide sono leggermente rosa e, una volta arrivati sopra si possono notare gli enormi lampadari in cristallo che penzolano nel salone. Al piano terra vedo un tavolo immenso, di legno massello, al centro di una stanza. La mamma di Nicolas si fa strada e si reca verso un altra camera nella rampa di scale che si trova parallelamente a noi.
- Vieni Ellison, questa è la mia camera. - enuncia quando siamo di fronte ad una porta bianca. Quando la apre mi ritrovo inondata da quel suo profumo indimenticabile. Spalanco gli occhi. Le pareti della sua camera sono bianche, con attaccate molte formule di geometria, fisica o algebra. Il letto a baldacchino, alla nostra destra, è blu notte e al centro della stanza c'è una finestra grandissima, coperta da tende altrettanto scure. La scrivania è un immenso tavolo di fianco al letto, inondato anch'esso da materiale di matematica. Non so cosa fare o dire e mi lascio scivolare dalla bocca un 'WOW'. Nicolas sorride, ma ad un tratto dalla porta del suo bagno privato a sinistra esce l'uomo in nero.Nicolas
Quando arriva Jones, gli occhi di Ellison si spengono.
- Buonasera signorina Ellison! Sono Jones, la guardia del corpo del signor Nicolas Wilson. Mi spiace averla spaventata l'altra volta, prometto che non accadrà più. - a queste parole la vedo tranquillizzarsi e ciò fa stare sereno anche me.
- Allora, Jones, saresti così gentile da uscire? Dobbiamo studiare. - dico con aria fredda. Il mio bodyguard fa come dico e in un attimo ci ritroviamo da soli e come due bambini sorridiamo.
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Lei no
Mystery / ThrillerNon ho tutto chiaro, ma so per certo che ci sono persone che mi vogliono morta. Ma perché proprio io? Perché tra loro doveva esserci proprio lui? Si lui. L'unico mio grande amore. La differenza tra una storia d'amore e la vita, è che il finale non l...