Capitolo 13

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Mike P.O.V.
L'astuta marionetta mi aveva risucchiato nella sua scatola del terrore. Si era mossa veloce, molto veloce, anzi troppo veloce. Mentre si ritraeva nel suo vortice scuro sentivo i miei arti staccarsi e gli occhi uscire dalle orbite. Non ero sicuro che cel'avrei fatta, pensavo realmente che quella fosse stata la mia fine ma non fu così.

Mi risvegliai in una camera buia. Tutto era nero, dalle pareti al pavimento, pure il soffitto. Era come stare in una grande scatola nera. Non sapevo dove andare, ero completamente disorientato dal senso di vuoto che mi dava quella camera. Non sapevo cosa fare; vagavo senza una meta cercando qualcosa, un segno o un rumore.

Ad un certo punto un lamento rimbombó. Io segui il rumore cercando di orientarmi nel buio totale fino a trovare quello che cercavo...mio padre!

Era appeso ad un muro con mani e piedi incatenati. I vestiti erano strappati e ricoperti di sangue; ma mi colpì particolarmente il viso. Era coperto da una maschera bianca, con le guance, con le guance rosse, due righe viola che scendevano dagli occhi e....Era la maschera di Puppet.

Lo guardavo, guardavo quell'uomo contorcersi emettendo solo lamenti. Vedevo quella figura, che una volta definivo "padre", come un perfetto sconosciuto, quello sconosciuto dal quale le mamme ti mettono in guardia.
Era incredibile come il tempo era riuscito a cancellare ogni ricordo di lui. Non ricordavo nemmeno come si chiamava! Nonostante tutto la mia missione era di salvarlo, dovevo salvarlo.

Mi avvicinai titubante alla maschera e allungai le mani verso essa. Sudavo freddo e la testa mi pulsava, avevo paura, tanta paura.
Afferrai le due estremità sfiorando leggermente le orecchie e con un colpo deciso la tolsi.
Appena me la ritrovai in mano essa si dissolse e una luce si accese. Ora la stanza era bianca e luminosa, ma qualcosa non andava ancora. In lontananza si udiva la melodia di un carillon ripetersi all'infinito e del sangue inizio a colare dai muri. Più il sangue colava più la musica aumentava e la stanza sembrava stringersi. L'uomo appeso era svenuto e io ero inerme di fronte a tutto.
La melodia ora era vicina e assordante e l'odore di sangue apprestava l'aria dandomi la nausea. Ormai la camera era minuscola e sembrava che mi stesse schiacciando. Dovevo agire. Sganciai con forza le manette all'uomo e lo caricai sulla spalla. Pesava molto!. Continuavo a toccare le pareti disperatamente in cerca di un porta per uscire ma niente, queste continuavano a schiacciarmi.

Ad un certo punto le pareti non mi permettevano di muovermi. Ero soffocato in quattro mura bianche. Iniziai a ridere. Pensavo di morire spacciacato ma il fatto di ridere in faccia alla morte mi dava un senso di tranquillità. Era come se la stessi prendendo in giro, sembrava che fingessi di essere felice di morire. A quel punto chiusi gli occhi e mi ritrovai con in braccio il corpo di "mio padre" davanti alla scatola di Puppet che lentamente si chiudeva. Contemporaneamente l'orologio batteva le 6. Tutto era finito, c'avevo fatta!

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