Anche quella mattina la sveglia suonò: si preannunciava un'altra penosa e monotona giornata di scuola.
Mi chiamo Anise Valentine. Mi alzai controvoglia dal letto, e mi diressi verso il bagno per prepararmi. Pettinai i miei capelli dall' attaccatura alle punte rosa e uscii dopo una buona mezz'oretta con addosso un paio di skinny jeans, e una t-shirt dei Green Day.
Salutai mia mamma e comunicai che non avrei fatto colazione. Uscii di casa, e mi avviai a scuola. Il mio incubo era ufficialmente iniziato. Misi le cuffie e tentai di isolarmi dal mondo. Con scarsi risultati, tra l'altro. Come ogni mattina , l'unico "amico" che avevo si affiancò a me, per arrivare a scuola. Lo consideravo più conoscente che amico. Insomma, era l'unico a scuola oltre i professori e altre poche persone che avevano la decenza di non picchiarmi ogni santo giorno.
Abbassai il volume della musica e "Hood" lo salutai.
"Valentine" rispose lui fissando il vuoto. Arrivammo presto e senza scambiarci parola, a quell odioso edificio chiamato 'Scuola'. Cercai di evitare il mio peggior nemico e il suo amichetto, che solitamente aiutava a pestarmi. Purtroppo, io ero la sua prima (oltre che unica) preda la mattina. Sentii prendermi violentemente le braccia da dietro e in meno di una frazione di secondo la mia faccia si trovò a stretto contatto con l'asfalto del cortile della scuola.
"Ciao Anise" la sua voce. Quella voce che la mia mente collegava appena udita a ogni sorta di malessere o dolore.
Mi sentii sollevare da terra: ero di nuovo in piedi. Mi trovai faccia a faccia con Ashton Irwin. Con la coda dell'occhio vidi dietro di lui Michael Clifford a sghignazzarsela. Ed ecco che la routine ri-cominciò. Ashton mi trascinò all interno della scuola per un polso, e mi condusse a forza nei bagni. Le sberle, i pugni cominciarono ad arrivarmi sul corpo, e di conseguenza sentii il dolore. Stavo zitta mentre mi picchiava. Tacevo e basta, le lacrime erano già finite da un bel po'. Il dolore era sempre il solito, quasi monotono, direi.
"Perché?" Chiesi come ogni giorno
"Perché sei una troia. E le troie come te si meritano solamente il peggio." Rispose com'era solito a fare. Dopo aver finito il 'lavoretto' se ne andarono tutti, senza spiccicare parola. Mi diressi verso lo specchio, il corpo indolenzito. Lo spettacolo era tutt' altro che bello. Avevo un labbro spaccato, vari lividi su braccia collo.
Corsi in classe quando a campanella, e scoprii con grande dispiacere di essere in ritardo.
"Signorina Valentine, ha deciso di prendere parte alla lezione? Ci spiega tutti quei graffi e sopratutto il ritardo?"
Merda, pensai. Vidi con la coda dell occhio Ashton serrare la mascella, e irrigidirsi.
"Sono inciampata mentre venivo a scuola" mentii abbassando lo sguardo.
La prof, stette zitta, probabilmente trovando irrilevante il mio ritardo.
"Ragazzi, vi presento il nuovo compagno" continuò facendo segno di alzarsi a una faccia che non avevo mai visto.
"Lui è Lucas Robert Hemmings." Disse. Un ragazzo pieno di tatuaggi, dai capelli biondi, e gli occhi in tempesta come il mare, si trovava di fronte alla classe. Fece un breve cenno con la mano per salutare e tornò a sedersi. Aveva qualcosa di strano negli occhi. Cupi, privi di qualsiasi emozione, ecco cos'erano. Sentii per tutta la santissima lezione lo sguardo di quel ragazzo nuovo addosso. Appena mi girai, per assicurarmi che la sensazione fosse vera, il suo sguardo si incastrò nel mio, e lui si drizzò sulla sedia. Mi osservava. È già lo odiavo.
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Stockholm syndrome || Luke Hemmings
RandomSindrome di Stoccolma: sindrome di Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzin...