Mi trovavo in camera mia, stesa sul letto a fissare il soffitto bianco. Pensai che fosse monotono, il bianco. Un coloro inutile, neutro. Io ero il bianco.
Sentii dei suoni provenienti dall' esterno, e non ci feci caso. Li risentii di nuovo. Un suono sempre più potente e insistente. Mi avvicinai alla finestra, scostai le tende e guardai fuori. Non notai niente di primo impatto, ma quando guardai meglio lui era lì, con una chitarra in mano e gli occhi rivolti verso la mia finestra.
Iniziò una canzone per me, aveva una voce celestiale.
Mentre cantava iniziò a piovere, ma lui non si fermava, no. Lo faceva per me.
Finì di suonare.
"Anise ti prego perdonami!" Urlò. Forse stava piangendo, aveva aspettato la pioggia per farlo.
Chiusi la finestra e scesi correndo dalle scale. Spalancai la porta, e corsi verso di lui in giardino, non curante della pioggia.
Appena fummo vicini le nostre labbra si toccarono in cerca di salvezza, di aiuto, mescolandosi in un bacio disperato e bisognoso.
"Mi sei mancato" ammisi abbracciata a lui, con gli occhi chiusi.
"Tu più di qualsiasi altra cosa."
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Stockholm syndrome || Luke Hemmings
РазноеSindrome di Stoccolma: sindrome di Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzin...