Scesi decisa le scale, con tutto la schiena ancora dolorante.
Lasciai un bigliettino sul frigo con scritto 'sono uscita.' per i miei genitori. Varcai la soglia della porta e imboccai la strada desiderata. Aumentai il passo quando sentii la presenza di qualcuno dietro di me, e degli occhi bruciarmi il corpo. Guardai più volte indietro per dimostrare a me stessa di non essere impazzita, ma a quanto pare questo ero. Fuori di testa. Nessuno mi seguiva, ma quell orribile sensazione continuava a tormentarmi.
Arrivai presto alla meta, ed entrai decisa nel cancello di ferro battuto. Mi feci spazio tra le tombe, e raggiunsi svelta, quella di Elis. Sfiorai la foto di quest'ultima.
"Ciao" sussurrai. Ancora quella sensazione, questa volta provai ad ignorarla.
"Non sai quanto faccia schifo il mondo senza di te, Elis. Come sto? Male. Voglio raggiungerti Elis, al più presto possibile- singhiozzai sul punto di scoppiare in lacrime- lo farò per te, per noi. Staremo insieme come ai vecchi tempi" dissi, e questa volta piansi sul serio. Lei era la mia migliore amica, era speciale, l'unica che mi ascoltava senza giudicare, l'unica che mi capiva. Nel frattempo una donna con un bambino entrarono nel cancello. Il piccolo mi notò, e mi guardò sorridendo. Ricambiai tentando di sorridere invece di produrre una smorfia. Stetti lì, una mezz'ora, finchè non sentii dei passi sulla ghiaia. Non mi voltai. Vidi con la coda dell occhio il bambino di prima, seduto di fianco a me.
"Chi era?" Chiese con fare innocente
"Era la mia migliore amica, una persona fantastica" spiegai scossa dai singhiozzi.
"Come la mia sorellina, lei sta là" disse indicando un punto tra tutte le croci.
"Anche lei era una brava persona" mi spiegò.
Annuì, non sapendo cosa dire.
"Probabilmente adesso la tua migliore amica e mia sorella sono amiche, lassù, e ci guardano" continuò, guardando il cielo. Avrà avuto 6 anni, e quelle parole erano le migliori che io avessi mai sentito. Mi sollevai sulle ginocchia, e sfilai un fiore dal vaso di Elis, per poi donarlo al bimbo, che dopo avermi salutata, tornò felice dalla sua mamma.
Sentii di nuovo i ciottoli, muoversi sotto le suole di alcune scarpe, e mi girai nella direzione del suono.
No, non di nuovo.
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Stockholm syndrome || Luke Hemmings
AcakSindrome di Stoccolma: sindrome di Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzin...