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In qualche modo, Hemmings era davanti a me.
Questa volta, cercai di nascondere al massimo la mia paura. In fondo se vi avesse picchiata sarebbe stato meglio, in quel momento il mio unico pensiero era di raggiungere in qualche modo Elis, anche con le botte.
Si sedette di fianco a me, senza dire nemmeno una parola. Osservava la tomba.
"Chi era?" chiese freddo.
"Primo, non credo ti importa, secondo, hai già origliato abbastanza per saprerlo" sputai acida.
Lo vidi irrigidirsi, e le sue mani si strinsero a vicenda, e le nocche sbiancarono.
"Picchiami." dissi convinta.
Lui non accennó a muoversi.
"Cosa aspetti? Picchiami" continuai alzandomi. Fui subito seguita da lui, e la sua altezza mi sovrastó, facendomi sentire piccola. Uscii dal cimitero a passo svelto, e lui mi seguii. Anche stalker adesso, pensai.
Appena uscii dal cancello Lucas mi prese per le spalle e mi fece aderire al muro, in una maniera fin troppo delicata per lui.
Le nostre faccie erano piú che vicine.
"Non ti azzardare mai piú." disse facendo sfiorare i nostri nasi, e continuando a fissarmi le labbra.
Sapevo benissimo ció che voleva.
Ci avvicinammo entrambi ancora di piú, e non appena le nostre bocche furono a pochi millimetri, scappai via da sotto le sue braccia e mi misi a correre, ignorando il dolore alla schiena. Girai lo sguardo, lui era ancora lí. Lo vidi tirare un pugno al muro, e imprecare. Entraii col fiatone in casa e mi chiusi in camera. Quella sera non mangiai, ne dormii

Stockholm syndrome || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora