11. La terza lettera

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Venti febbraio 2017

Casa di Sebastian e Rose Gills.

Ore 21:30

«Melissa è già andata al pub con Jhon e Lily?» chiese Rose, mentre iniziava a sparecchiare.

«Sì, è passato Bert a prenderla.» rispose Sebastian.

«Quel ragazzo è cotto di Melissa e lei nemmeno se ne accorge!» esclamò la donna, sbuffando in una fragorosa risata.

L'uomo sorrise, poi: «Non direi, è convinta che quei fiori lasciati avanti la porta siano stati mandati da lui» ribatté Sebastian, poi facendosi serio, continuò: «O perlomeno... questo è quello che le ho fatto credere.

La donna annuì. «Lo so, mi sento una traditrice, non abbiamo mai nascosto nulla alla nostra bambina. Fino a quanto potremo occultare l'esistenza del biglietto trovato nel mazzo? Prima o poi dovremo dirle anche che le lettere non sono state bruciate e... che le abbiamo lette!»

L'uomo scaraventò un pugno sul tavolo. «Basta, dobbiamo eliminare tutto».

Sebastian si alzò con un scatto e si diresse in salotto, aprì lo scompartimento segreto e afferrò le lettere. Prese tra le mani anche il bigliettino trovato in mezzo ai fiori e gettò tutto nel camino. Ancora una volta, però, prese il sopravvento la curiosità della moglie che, con rapidità, raccolse tutto.

«Le leggeremo tutte e poi le bruceremo, te lo prometto!»

L'uomo rimase a fissare la moglie con aria stanca... «Non ce la faccio più, questa storia mi sta distruggendo!»

«Perché? Credi che a me faccia stare bene? Ho raggiunto il limite anche io. Ma, tesoro, dobbiamo capire chi diavolo ha scritto questo biglietto... e perché!» spiegò la donna, portando il pezzettino di carta davanti gli occhi del marito. Tenendolo con l'indice e il pollice in equilibrio di fronte a lui, continuò: «Chi ha interesse a convincerci di questo?»

Prese il biglietto e lo gettò accanto all'uomo, accasciatosi poco prima sul divano. Sebastian prese nuovamente il pizzino in mano e lo lesse ancora una volta:

"NON È STATO LUI"

«Devo sapere la verità!» esclamò Rose indicandolo.

«Non dirmi che ci credi! Ma stai scherzando? Io ero lì, dannazione! So che è stato lui, l'ho sempre saputo!»

«Ah, sì? E come è morta la madre? Come mai i vicini parlano di due spari, ma avete trovato solo una pallottola?» chiese la moglie adirata.

«Tu sei, anzi eri, una maestra. Il poliziotto ero io e ho fatto il mio dovere, non immischiarti in cose che non ti competono!» urlò Sebastian. Notando poi l'espressione stupita della moglie, l'uomo si ricompose. «Non avevamo mai litigato... mai. E non ho intenzione di iniziare adesso a causa di quell'assassino. Perdonami se ho alzato la voce.»

Rose si sedette accanto al marito e l'abbracciò. «Io leggerò queste lettere, vuoi farlo con me o no?»

 L'uomo annuì e scartò la terza busta.

Quattro luglio 1997

Prigione di Puvirnituq, Nunavik.

Caro XXXXXX,

qui è successo di tutto. Da marzo hanno ripreso a farci uscire in cortile e a farci andare in mensa per i pasti. Non credevo fosse tanto complicato rimanere nell'ombra. Ho cercato sempre di restare in un angolo, di passare inosservato, di mantenere un profilo basso, ma la nomea ha raggiunto tutti i bracci, compresi quelli di Ciliegia.

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