Ventitré febbraio 2017
Casa di Sebastian e Rose Gills.
Ore 7:00
«Mancherò qualche giorno, cara. Papà torna stasera.» spiegò la donna a Melissa, mentre facevano colazione.
«Perché, mamma? Dove devi andare?» chiese la ragazza innocentemente.
«Sai, la zia Jinger ha avuto problemi di salute e volevo andare a trovarla, non si sa mai dovesse aggravarsi...» disse Rose, dopo aver schiarito la voce. Si sentì una vigliacca, una traditrice: in vent'anni non aveva mai mentito alla figlia, ma da quando Phill era uscito di prigione, sembrava non fare altro. Deglutì e il silenzio pervase nella stanza, mantenendosi per tutto il tempo della colazione.
«Papà riuscirà veramente a riparare il tetto della signora Adams? Io ci credo poco, non arriverà a tornare neanche per cena!» esclamò la ragazza scoppiando in una fragorosa risata, mentre indossava il suo giubbotto sintetico.
«Ho insistito, infatti, che lo facesse fare ad altri, ma sembra ostinarsi a non accettare la sua età! Fortuna che ci sono i vicini con lui...»
«Sì, tutti anziani! Va bene, mamma, scappo a lavoro, salutami zia Jinger, appena arrivi chiama!», urlò Melissa, mentre ancora continuava a sorridere per la testardaggine del padre. Si fece seria solo quando nominò la dolce zia a cui tanto lei era affezionata e che sembrava stare male.
Rose rispose che le avrebbe portato i suoi saluti, quando la ragazza era già uscita e con il cuore in gola, per aver mentito, scrisse un biglietto al marito e lo poggiò sul tavolo.
"Non dimenticare che sono da Jinger, ti amo."
Quel "ti amo" non era solo abitudine per loro. Tutti in paese conoscevano la coppia e invidiavano il loro rapporto, tanto pulito quanto sincero. L'unica coppia che camminava sempre mano nella mano, ancora alla loro età e che, a ogni biglietto lasciato in casa, si ricordavano a vicenda quanto si amassero. A questo pensò la donna per tutto il tempo della strada: aveva mentito anche al marito per la prima volta e odiava la sensazione che stava provando, era disgustata dalla sua stessa persona in quel momento. Solo il "Ti amo" era sincero, ogni altra sillaba era menzogna. Non stava andando dall'anziana sorella di sua madre perché malata. Infatti per ricordargli che non l'avrebbe trovata a casa, aveva preferito lasciare il messaggio scritto su carta invece di telefonare al marito come qualunque essere umano ormai capace di usare un telefono e la nuova tecnologia. Non avrebbe saputo mentire sentendo la voce di Sebastian, di questo ne era ben consapevole. Era già stato troppo complicato farlo la sera prima, tanto che glielo aveva comunicato urlandoglielo dal bagno, mentre era sotto la doccia, e lui in stanza, quando si stava spogliando per andare a letto.
Quando Rose arrivò a destinazione, la stanchezza era pesante e il lungo viaggio sembrava averla spossata, in realtà era debilitata a causa delle bugie e dallo stato mentale in cui era caduta.
«Ti trovo bene, Jinger» disse la donna, aprendo le braccia per abbracciare l'unica zia rimasta in vita.
«Non mi hai mai chiamata "zia" perché sono più grande di te solo di sette anni, non sono poi così vecchia!» rispose la donna ricambiando l'abbraccio affettuoso: «Che diavolo ci fai qui? Ci siamo sentite ieri, perché non mi hai detto che saresti venuta?» continuò confusa, mentre ancora abbracciava la nipote.
«Sei in ottima forma, Jinger» sussurrò Rose. Ed era vero. Quella donna era la più giovane tra tutte le sette sorelle e l'unica sempre perfettamente sistemata. Elegante anche quando stava a casa, truccata e con i capelli in perfetto ordine. Tanto bella da non capire perché non si fosse mai sposata. La sua casa rappresentava chiaramente il suo stesso modo di essere e vivere: ogni oggetto era adagiato, con un senso logico, sui mobili, quasi in maniera maniacale. Tutto pulito e in ordine, sebbene la casa odorasse di chiuso. La donna, infatti, aveva l'abitudine di non aprire mai le porte o le finestre per far arieggiare le varie stanze. "Non devono vedermi in intimità", diceva sempre, e ogni volta, che da ragazzina, andava a trovare la nonna, Jinger lo ripeteva a Rose.
«Continui a non aprire le finestre neanche sotto tortura, vedo!» disse, ridacchiando, Rose, percorrendo il corridoio d'entrata. Oltre a quell'odore stantio, quello di sigarette era anche più forte: la donna era, infatti, una fumatrice accanita. Tutti i tendaggi odoravano di tabacco e mentolo, visto che Jinger spruzzava costantemente deodorante alla menta. Inutile dire che non serviva a nulla e che Rose continuava a stringere le narici del suo naso con le dita, tentando disperatamente di non far filtrare quell'aria pesante e insopportabile nel suo corpo. Almeno inizialmente era sempre quello l'effetto, ogni volta che la andava a trovare, poi anche il suo odorato si abituava.
«Così, se chiama Sebastian dovrò dirgli che sono morente e che tu sei in farmacia a comprare le medicine?» chiese la donna meravigliata e quasi ridente. «E quindi sei umana anche tu: sai dire bugie!» esclamò la zia gettando fuori una boccata di fumo dalla bocca. Posò la cicca, ancora rovente, sul posacenere accanto le tazze da tè. Consapevole del rapporto sincero della coppia, anche la zia era particolarmente stupita dal capire che Rose avesse nascosto qualcosa al marito e per questo insistette, facendosi seria: «Perché non mi racconti tutto?»
Fu in quel momento che Rose scoppiò in lacrime, spiegando alla zia ogni dettaglio di quella strana storia delle lettere e del ritorno di Phill.
«Ricordo benissimo quello che accadde, tutte le reti televisive non parlavano d'altro, e in tutte le parti d'America. Ti chiamai e mi raccontasti di Melissa e dell'adozione e, dopo qualche giorno, veniste a trovarmi. Che dolce bambina. Mi telefona sempre, dice che la mia voce la rilassa.»
«Sì, ti manda tanti saluti» affermò Rose.
«Perché hai detto loro che sto male? Perché non dirgli che avevi bisogno solo di stare con la tua zietta?» disse la donna, ridendo dolcemente e sputando, dalle sue labbra, del fumo che filtrava tra i suoi denti, nonostante tutto, bianchi e puliti.
«Perché mi fermo poche ore, devo ripartire.» spiegò Rose.
L'altra annuì. «Sei sicura di voler parlare con quell'uomo?»
«Assolutamente sì. Conosce la verità...»
«E tu credi che te la dirà? Ma soprattutto, qualunque cosa ti dica, puoi fidarti? Stiamo parlando di un assassino, consapevole che morirà rinchiuso nel Puvirnituq!»
«Devo provarci! Stallone non ha nulla da perdere, ma ha messo Phill sotto la sua ala protettiva, e seppur assassini, hanno un codice d'onore molto sentito, se ha aiutato Phill è perché conosce una verità diversa da quella che sappiamo.»
Mentre Rose parlava, Jinger la guardava stupefatta. «Vedo che ti sei fatta una cultura, leggendo quelle lettere.»
Quasi spontaneamente le due risero, Rose afferrò il pacchetto di sigarette e portò in bocca il tubo di tabacco.
«Povero Sebastian, si è sposato una donna con doppia personalità», affermò la zia, ridendo di gusto. «Questa storia ti sta facendo fare pazzie che mai avrei immaginato vederti fare! Verrò con te, non ti ci mando da sola!»
Rose sospirò, con il dito medio alzò i suoi grandi occhiali, rimettendoli nella giusta posizione, aspirò il fumo e lo rigettò disegnando una "o" con le labbra: «Elementare, cara Watson!»
Risero... Risero, come se, nell'angoscia, era l'unica cosa da fare, per non farsi catturare dalla paura e dalla rabbia. Rise Rose, per pochi istanti, consapevole che se Sebastian l'avesse scoperta il loro rapporto si sarebbe spezzato per sempre, lui non avrebbe di certo capito e non avrebbe mai accettato che la donna andasse a parlare con un delinquente.
Sebastian era un poliziotto, ma di fronte la storia di Melissa sembrava paralizzato. Come se volesse negare a se stesso la possibilità che Phill potesse essere innocente, come se non si facesse più spingere dalla sua indole di poliziotto... come se dare per scontato la colpevolezza di Phill fosse l'unico modo per sopravvivere serenamente.
Ma perché? Perché?
Se lo chiedeva di continuo Rose.
STAI LEGGENDO
Oscuri segreti
Mystery / ThrillerMelissa, un'orfana di sei anni, viene adottata dal poliziotto che le ha salvato la vita il giorno in cui i genitori sono stati uccisi. Da allora sono passati venti anni e lei dovrà convivere con la consapevolezza che l'omicida sta per uscire dal car...