Ventitré febbraio 2017
Prigione Puvirnituq, Nunavik (Quebék)
ore 16:00
Aveva letto e riletto quelle maledette lettere, per ore e ore, la povera Rose. Forse cercava il coraggio in quelle parole per aprirne un'altra. Aveva promesso, però, al marito che le avrebbero scartate insieme e, almeno a quella promessa, voleva tenere fede.
Quando si ritrovò di fronte il carcere, la donna sembrò entrare in stato catatonico, quelle parole scritte le scuotevano la mente e le passavano avanti gli occhi come sospese sotto uno sfondo buio. Osservava quel grande cancello e sembrava sentirne l'odore a centinaia di metri.
«Rose, va tutto bene?» chiese Jinger, posizionando la mano sulla spalla della nipote.
Annuì più volte, ma la zia capì che Rose stava per entrare in panico.
Le due, da bambine erano cresciute assieme nella casa della nonna. Jinger aveva solo dodici anni quando la nipotina, di appena sei, cadeva spesso in attacchi di panico, anche per i più futili motivi. Allora la più grande prendeva per mano Rose e le camminava accanto, accompagnandola a ogni passo.
Appena Jinger strinse la mano della nipote, Rose si sentì improvvisamente risvegliare da quello stato quasi comatoso, e il coraggio, che per pochi istanti mancò, parve ritornare, più forte di prima.
Le due donne, lentamente, passo dopo passo, raggiunsero l'entrata del carcere, allontanando le loro mani solo quando, arrivati davanti al cancello, una guardia si avvicinò a loro.
«Siamo qui per vedere Stallone» disse Jinger con la sua solita aria da simpatica snob.
L'uomo rise sguaiatamente. «Questo non è un villaggio turistico e l'entrata del carcere non è di certo una reception, l'orario di visita è lunedì, dalle quindici alle sedici... oggi è giovedì, tornate fra quattro giorni!»
«La prego, devo...» cercò di dire Rose, ma la guardia la interruppe affermando che non poteva fare nulla.
Jinger sospirò pesantemente, cercando di darsi carica: «Senta, sign.-signor... guardia, lei deve farci entrare, altrimenti...»
«Altrimenti cosa?» continuò il paffuto uomo dai folti baffi, con un tono di sfida.
Nel frattempo, lì accanto passò un collega che salutò la guardia, alzando la mano.
«Oh, Luk, oggi fai il turno serale, allora!» disse la guardia continuando a rivolgersi all'uomo in divisa che oltrepassava l'entrata.
Rose diede una gomitata alla zia.
«Luk» urlò Rose. Schiarì la voce appena si accorse che l'uomo corrugò la fronte nel sentir fare il suo nome. «Mi scusi, signor Luk...»
«Ci conosciamo?» chiese l'uomo sentendosi a disagio. Rose lo aveva chiamato come se sapesse chi fosse, ma l'uomo non ne aveva alcun ricordo. Tornò indietro e fece qualche passo verso le donne.
«Non direttamente, Luk, ma so che è un brav'uomo.» spiegò Rose, un po' imbarazzata.
La guardia scrutò le due donne poi, scambiandosi uno sguardo con il collega, disse: «Per quale motivo siete qui?»
«Vogliono incontrare Stallone! Ti rendi conto? Come se fosse un albergo questo!» rispose il collega sfociando in un'ennesima risata.
«Phill dice che lei è l'unico ad avere un cuore buono...» scappò di bocca a Rose, la quale continuò, osservando il collega di Luk «e mi sa che ha ragione!»
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Oscuri segreti
Mystery / ThrillerMelissa, un'orfana di sei anni, viene adottata dal poliziotto che le ha salvato la vita il giorno in cui i genitori sono stati uccisi. Da allora sono passati venti anni e lei dovrà convivere con la consapevolezza che l'omicida sta per uscire dal car...