3- "Quello che non andrà lontano sei tu!"
"Kira, cosa ne penseresti se Gol D. Roger avesse avuto un figlio? Cosa ne faresti di quel bambino?" le chiese una volta di punto in bianco.
"Credo che non sia poi così male essere figlio del Re dei Pirati... In ogni caso penso non abbia né più né meno diritto di vivere di ciascun altro bambino. Non ha importanza chi sia sua madre o suo padre, non vuol dire che suo figlio sarà come loro. Comunque, se Gol D. Roger avesse un figlio sarebbe ormai adulto, sono passati parecchi anni dalla sua esecuzione... – guardò il ragazzo per qualche secondo – Ace, perché mi hai fatto questa domanda?"
Fu allora che le rivelò che il suo vero padre era Gol D. Roger e non Barbabianca. Si aprì con lei e le rivelò dei suoi turbamenti interiori, si era spesso ritrovato a chiedersi se meritasse la vita che gli era stata data, se davvero valesse la pena viverla. Le confidò che c'erano giorni in cui credeva che niente valesse la pena di essere vissuto, si sentiva così sbagliato per aver causato la morte di sua madre e sentiva gravare sulle sue spalle il peso del sangue che gli scorreva nelle vene, il peso del nome che aveva ereditato dal Re dei Pirati. Erano in pochi ad esserne a conoscenza e quando Kira venne a saperlo si sentì subito importante per lui, se Ace aveva scelto di dirle una cosa del genere era perché evidentemente si fidava abbastanza di lei.
Alcune sere anche Marco si fermava lì con loro e così Kira venne a sapere di tutte le volte che Ace aveva tentato inutilmente di uccidere Barbabianca, la maggior parte delle volte in realtà era lui ad aver rischiato la vita. La Fenice spiegò che ad ogni tentativo Ace finiva in mare e gli altri dovevano recuperarlo, avevano anche scommesso su quante volte ancora avrebbe fallito prima di arrendersi. Quei due insieme erano uno spasso, continuavano a battibeccare e punzecchiarsi come se fossero una coppia sposata e quando Kira glielo fece notare si ritrovò stesa sul letto con Ace e Marco addosso che cercavano di schiacciarla dopo averle fatto il solletico. "Pietà!" urlò con le guance rosse, ridendo sgattaiolò via dal letto e si alzò mentre si faceva aria con una mano. Il biondo si alzò a sua volta continuando a ridere e prese altre tre bottiglie di birra fresca, ne passò una a Kira che ne bevve un lungo sorso dopo aver fatto scontrare la propria con il vetro della bottiglia di Marco. Ace, invece, restò steso sul letto portandosi le mani dietro la nuca e la guardò con aria di sfida "Quindi sembriamo una vecchia coppia di brontoloni?"
La ragazza lo osservò pensierosa, posò la birra sul tavolo e incrociò le braccia al petto "Beh, sì!" l'avesse mai detto. Ace scattò in piedi e se la caricò su una spalla come un sacco di patate.
"Marco, apri la doccia!" ma non aveva ancora fatto in tempo a finire la frase che il fratello era già in bagno, data la prontezza di riflessi probabilmente era un tipo di scherzo che sulla loro nave si svolgeva abitualmente. Kira protestò, si aggrappò alle spalle di Ace cercando di fargli cambiare idea, chiese aiuto a Marco ma entrambi furono irremovibili.
"No, ti prego! Stavo scherzando, giuro! Non sembrate una co... – si ritrovò in doccia vestita, era giusto riuscita a togliersi le scarpe – AH! MA È FREDDA!" provò a ripararsi, in punta di piedi si schiacciò contro la parete.
"Non funziona così!" il moro prese il doccino ridendo e lo puntò dritto addosso alla ragazza che inutilmente tentava di rivolgerlo verso di lui.
"Dai, non fate gli stronzi!" rise, cercando più volte di chiudere l'acqua ma la sua manina trovava sempre quella di Ace a fermarla.
"Stronzi? – Marco alzò le mani – Io non sto facendo niente!" ridacchiò sotto i baffi.
Ad un tratto qualcosa scattò nella testa di Ace, o forse un po' più in giù della testa, e si soffermò a guardare Kira davanti a sé con i vestiti bagnati attaccati alla pelle che lasciavano ben poco all'immaginazione, la ragazza approfittò di quell'attimo di distrazione e chiuse l'acqua.
"Ah, fregato! – fu allora che notò il ragazzo scrutarla – Ehi, cosa guardi?!" gli rubò il doccino dalle mani, puntandolo al suo viso, e riaprì l'acqua.
"KIRA, NO!" rise e si piegò di lato per evitare il getto d'acqua fredda che colpì in pieno Marco che, pensando i gavettoni fossero terminati, era andato a prendere un accappatoio per Kira.
"OHI, BAMBINI BASTA!" si spostò anche lui e Kira intanto chiuse l'acqua.
"Marco, scusami! – continuò a ridere lei – Ace guardava!" tirò appena la maglietta per scollarsela da dosso e nascondere l'innascondibile visto che nemmeno il colore aiutava (un giallino sbiadito orribile tra l'altro).
"Ah sì, Ace guardava. Il solito maniaco!" scherzò il biondo, ricevendo una gomitata dall'amico.
"Non stavo guardando! Cioè sì, stavo guardando ma non guardavo quello che pensate voi due pervertiti!" si passò una mano tra i capelli arrossendo leggermente.
Kira vide la scena al rallentatore, come in pessimo film romantico, e fu così che si bagnò. Era già bagnata dite? Vabbè, si bagnò di nuovo. Cari amici e soprattutto care amiche, guardando quel gran figo passarsi la mano tra i capelli chi non si sarebbe bagnato almeno un pochino?! Vorrei andare avanti su questa linea ma mia moglie dice di smetterla o sembro un depravato. Ne parleremo la prossima volta in un'altra sede ma sappiate che non ho quattro figli mica per niente.
"Ah, noi?!" esclamarono all'unisono gli altri due.
"Si, voi! – alzò il mento – La tua maglietta ha delle macchie, proprio lì..." indicò il petto della ragazza, guardando di lato.
"ACE!" Marco lo guardò spalancando gli occhi e Kira istintivamente si coprì con le braccia.
"EH? Ma sì, una striscia grigina, nera..." provò a giustificarsi, fu allora che la ragazza si guardò la maglietta e scoppiò a ridere lasciando perplessi gli altri due.
"Perché ridi?"
"Oh no, nulla. Sono i capelli, ho fatto la tinta da poco!" spiegò lei rivelando il grande segreto, la tinta le prime volte che viene lavata, come ben sapete, scarica e quella di Kira non faceva eccezione.
"Noooo! – Ace la guardò sconvolto – e di che colore sono senza tinta?"
"Biondi..." accennò un sorriso, stringendosi nelle spalle e studiando la sua espressione.
"Sei bionda come Marco?" ripeté lui come se non ci credesse.
"Non bionda così, i miei sono più chiari. Tipo quelli di mia madre."
"Wow, non l'avrei mai detto! – esclamò Marco – Ace ha sempre avuto un debole per le bionde!"
Kira non poté non approfittarne, Marco gliel'aveva servita su un piatto d'argento "Per le bionde come te?!"
"No, lui mi ricorda troppo un ananas!" il moro fece l'occhiolino a Kira cogliendo la palla al balzo.
"Ah, la mettete così?!" Marco spinse entrambi nella doccia e per l'ennesima volta quella sera l'acqua della doccia venne aperta.
Kira aveva già detto tre volte che se ne sarebbe andata e per la terza volta si ritrovarono di nuovo a bere birra, la quinta della serata o forse la sesta? Poco importava comunque, era davvero troppo tardi quando la ragazza ritornò nella propria camera e fu sorpresa di trovare Yuki ancora sveglia.
"Ehi, sei ancora sveglia? Pensavo dormissi già, la prossima volta devi assolutamente venire anche tu, ti divertiresti! Stasera siamo finiti..." la mora era entusiasta, sentiva ancora l'adrenalina scorrerle a fiumi nelle vene.
"Kira..." la interruppe Yuki, un'occhiata alla compagna di stanza la spense completamente e le rivolse uno sguardo interrogativo, Yuki senza dire nulla guardò verso la scrivania. Kira seguì i suoi occhi e seduta sulla sedia vide sua madre; seria, il viso cupo e le braccia incrociate la guardava con aria arcigna.
"Ti sembra questa l'ora di rientrare in stanza? – la voce era calma ma terribilmente fredda – Dove sei stata?"
"Ho fatto tardi, mi spiace tu mi abbia aspettato sveglia. Ero con Ace e Marco. Potevi lasciarmi un biglietto e..."
"E cosa?! – il suo tono si alterò leggermente – Sei stata nella loro stanza fino ad ora, cos'avete fatto?! Oh, se ti avesse visto qualcuno chissà cosa penserebbe! Non hai un minimo di pudore, sei senza vergogna! – alzò in piedi e prese a camminare avanti e indietro – Ti rendi conto di quello che hai fatto?"
Chiyuki si alzò dal letto e senza fare rumore andò in bagno per permettere alle altre due donne di parlare in tranquillità.
"Smettila di fare tragedie, non è successo niente. – sospirò, iniziando a mettersi il pigiama – Abbiamo solo bevuto una birra e chiacchierato un po', niente di che."
"Niente di che? Bevuto birra? Spero davvero tu stia scherzando." Emiko a quel punto alzò la voce.
"Veramente, la stai facendo più grande di quello che è." Kira alzò le mani in segno di resa e inaspettatamente sua madre le afferrò il braccio e strinse forte.
"Kira, non puoi continuare così. Io non voglio che ti accompagni con certa gente."
La ragazza strabuzzò gli occhi e cercò di ritrarre il proprio braccio "Ma cosa stai dicendo? Non mi accompagno con nessuno e non puoi impedirmi di vederli!"
"Certo che posso, io sono tua madre e tu devi fare quello che ti dico. Sto solo cercando di impedirti di fare qualcosa di cui poi potresti pentirti! – tenne stretto il braccio della figlia e la tirò verso di sé – Devi pensare ai rischi che corri stando con loro, la gente non è ceca e parla. Vedo anche io come vi guardate tu e quel pirata, lo dico per il tuo bene devi smetterla di vederti con lui, un figlio adesso ti rovinerebbe la vita e quel ragazzo non resterà al tuo fianco." Disse seria.
Chissà quali scenari si erano scatenati nella mente di Emiko, chissà cosa s'immaginava facessero quando stavano insieme... eppure non era mai successo nulla se non qualche bacio rubato, ma nulla che, come invece pensava lei, potesse compromettere la figlia. Per la mentalità retrograda con la quale Emiko era cresciuta anche un semplice bacio poteva essere troppo ma a quanto pare questo non aveva fermato lei dall'avere una figlia fuori dal matrimonio.
Kira sentì la rabbia montare dentro di sé. "Come quello che è successo a te intendi dire?! Per te è quello che sono, no? Un errore che ti ha allontanato dall'uomo con cui andavi a letto perché lui non aveva le palle di assumersi le sue responsabilità mentre tu sei solo una perbenista incoerente a cui piace fare la vittima. Potevi liberarti di me ma non lo hai fatto, adesso non scaricare su di me una colpa che non mi appartiene. Quella che ha sbagliato anni fa sei tu. – si liberò dalla sua presa – Io non sono te, mettitelo in testa! E tanto per la cronaca non ci vado a letto." Appena terminata la frase sentì la guancia bruciarle. Emiko, dopo averle tirato uno schiaffo, si portò le mani a coprirsi le labbra cercando di scusarsi in qualche modo. Si avvicinò alla figlia per prenderle il viso tra le mani ma Kira la spinse via e la donna barcollò appena.
"Mi avevi promesso che non sarebbe successo mai più... Vai via." si tenne una mano sulla guancia che Emiko le aveva colpito. Si sentì in colpa per quello che le aveva detto e delusa, più dello schiaffo era la promessa infranta che esso rappresentava a bruciarle, non voleva parlare con la madre in quel momento.
"Tesoro, scusami, io... io non volevo..." scosse appena la testa.
"Lo hai detto anche tu, è tardi. Vattene." Kira spinse sua madre fuori mentre quest'ultima cercava di convincerla del contrario, continuando a scusarsi e ripetendo che davvero non sarebbe più accaduto.
Chiyuki che era appena uscita dal bagno rimase a guardarle, sentendosi molto a disagio, la reazione di entrambe le sembrò esagerata ma non chiese nulla e si limitò a farle segno di stendersi con lei; la mora non se lo fece ripetere e si rannicchiò tra le braccia dell'amica.
Ah, l'adolescenza. Che periodo fantastico... Spero che per i miei figli arrivi il più tardi possibile.
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Memorie Di Fuoco
FanfictionNon so mai cosa scrivere nelle descrizioni/trame potrei partire col dirvi che la soria parla di Ace, di Ace e della sua vita, delle sue gioie e delle sue paure e di come una ragazza gli abbia cambiato la vita o di come lui l'abbia cambiata a lei, qu...