6- Buster Call
Era stesa sul letto quando sentì un botto, come lo sparo di un cannone. Si affaccio alla finestra dopo essersi vestita velocemente, la loro stanza era all'ultimo piano, le navi della marina avevano già cominciato a bombardare.
Non ha senso. Non capisco il motivo. Se continueranno così distruggeranno tutta questa parte di isola e con essa tutti i civili presenti.
Scese in fretta le scale, quel giorno c'era anche la proprietaria "Sbrigati, cosa stai facendo ancora qui?!" e dopo aver raccolto poche cose si affrettò ad uscire. Kira rimase a guardarsi intorno alla ricerca di sua madre e Chiyuki. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Per strada c'era l'inferno: case che bruciavano, donne, uomini, bambine e anziani che correvano, o ci provano; c'era chi chiamava i propri familiari, chi urlava, chi piangeva e si disperava. Non c'era via di scampo se non raggiungere il corso d'acqua che divideva l'isola e con un po' di fortuna arrivare sull'altra sponda, lì era impossibile sopravvivere ormai.
"Vieni, Kira, andiamocene!" Emiko la prese per un braccio, scuotendola appena.
"Dove?" le chiese ormai rassegnata, la madre aveva in mano la sua solita scatoletta, Kira si ricordò che quando era piccola cercava di scoprire cosa ci fosse dentro e anche oggi nel vederla non poté fare a meno di chiederselo.
"Dobbiamo andare alla base della marina, lì ci daranno aiuto!" su che base recarsi dalla marina quando era la marina stessa che stava bombardando, Kira davvero non se lo spiegava.
"Ma si può sapere che razza di idee ti vengono?! Nel caso non te ne sia accorta è la marina che sta facendo tutto questo. Piuttosto dovremmo andare verso il mare e provare a raggiungere l'isola vicina. Qui non possiamo restare."
Con grande stupore della ragazza, Emiko strinse tra le mani una sacca e annuì, dandole ragione. Un altro boato fece tremare la terra e la donna strinse a sé la figlia.
Non erano mai andate particolarmente d'accordo ma in fondo si erano sempre volute bene. Kira scorse la cuoca seduta su una panchina che stava fumando una sigaretta.
"Dov'è il tuo pirata adesso?!" c'era della rabbia nella sua voce, probabilmente lo riteneva responsabile di ciò che stava accadendo.
"Sono qui."
La giovane si voltò verso la voce. Ace. Cominciò a pensare che quell'uomo fosse diventato una sorta di angelo custode.
"Venite, dobbiamo andare via, se rimaniamo qui moriremo. La marina sta distruggendo l'isola."
Kira guardò prima lui, poi sua madre e annuì.
"Dobbiamo raggiungere la costa, là troveremo Marco e gli altri." Ace prese la mano della ragazza e iniziò a fare strada quando Emiko li fermò e corse dentro.
"Aspettate, ho dimenticato una cosa importante!"
Inutile fu il tentativo di Kira di fermala. Era pronta a correre dentro e seguirla ma Ace la trattenne per un braccio. "Se è pericoloso per lei lo è anche per te, aspetta qui."
Ace aveva ragione ma non poteva lasciarla dentro da sola, iniziò a chiamarla a gran voce, stringendo tra le mani lo zaino che la madre poco prima le aveva lasciato.
Si sentì un forte boato, qualcosa all'interno dell'edificio era crollato e sua madre non era ancora uscita, lasciò cadere lo zaino e si precipitò dentro. "MAMMA!" si guardò intorno ma non vide nulla, il fumo le impediva di vedere oltre al suo naso e le faceva bruciare occhi e gola.
"Kira, dannazione! - Ace si mise lo zainetto della ragazza su una spalla e le corse dietro - Dove sei?! - la raggiunse a grandi falcate e la tirò contro di sé - Almeno stammi vicino!" la rimproverò scrutando la stanza intorno a loro, l'edificio ormai era pericolante e non avrebbe retto ancora molto.
La ragazza annuì appena e aprì la bocca per chiamare di nuovo sua madre ma dalle sue labbra uscì un rantolo di tosse, si portò una mano davanti al viso incurvando le spalle. Pugno di Fuoco la sostenne per un braccio, sospirando appena. "EMIKO! EMIKO, RISPONDA!"
"Kira! Sono qui...!" un lieve richiamo si levò dalle scale, la donna tossì appoggiata al corrimano.
"Mamma!" Ancora una volta Kira stava partendo in quarta e il pirata la trattenne, appena in tempo per evitare che delle macerie le finissero addosso. La polvere si diradò e permise loro di vedere Emiko stesa a terra. Kira scavalcò la trave e raggiunse sua madre, troppo concentrata sull'altra donna non si era accorta che la trave che aveva appena superato aveva smesso di bruciare nel momento in cui lei si era avvicinata.
Sappiate soltanto che era merito di quel ragazzo che teneva davvero a Kira e per nostra fortuna sapeva controllare anche il fuoco.
Kira era chinata vicino alla donna, la chiamava e le picchiettava il viso per farle riprendere coscienza; Emiko socchiuse gli occhi e si guardò intorno con aria persa.
"Cosa...? - quando realizzò la situazione scosse la testa, stringendo la mano della figlia - Non potete restare, andate via."
"No, non possiamo lasciarti qui..." la moro provò a spostare delle macerie per cercare di liberarla ma ottenne solo graffi e ferite. Nemmeno Ace riuscì a fare molto.
"Lascia perdere, salvatevi! Anche se riusciste a spostarla non potrei comunque correre o camminare, vi sarei d'intralcio."
"Troveremo una soluzione!" disse continuando a ferirsi le mani nel vano tentativo di liberare la madre. Emiko allora si rivolse ad Ace "Portala via, ti prego! Salvala... Prenditi cura di lei, promettimelo."
"Si, te lo prometto." Il ragazzo la guardò con compassione e poi toccò piano una spalla di Kira inginocchiata a terra, lei fece segno di diniego con la testa. "Forza, dobbiamo andare."
"Grazie, grazie. Forse voi uomini di mare non siete tutti uguali. - si tolse qualcosa dal collo e lo lasciò tra le mani di Ace - Si, vai. Andate! Nonostante tuo padre... è stato difficile crescerti... Non era colpa tua - farfugliò frasi sconnesse che non riuscirono a capire completamente - Ti voglio bene, Kira. Sono fiera della donna che stai diventando, bambina mia. Adesso hai la chiave per tutte le risposte che cerchi..."
"Ti voglio bene anch'io, mamma..." Kira stava piangendo e non sembrava intenzionata ad alzarsi.
"Ora andate, prima che sia troppo tardi." Ace annuì, tirò su Kira di peso e corse fuori nonostante le proteste della ragazza e il suo continuo dimenarsi. Una volta fuori la posò a terra e le strinse con forza la mano mentre lei aveva fissato i propri occhioni azzurri nei suoi con determinazione. "Basta, Kira! Non essere-" il ragazzo non terminò la frase che si sentì un altro crollo provenire dall'edificio.
Kira guardò la locanda con gli occhi pieni di lacrime e strinse la mano di Ace annuendo appena e disse addio a quel posto che era stata casa sua negli ultimi mesi.
Cominciarono a correre; Kira non aveva idea di dove stessero andando lo sapeva Ace e questo le bastava.
Kira si fermò di colpo "Lo zaino!" gli urlò.
"Non ti fermare, ce l'ho io! Continua a correre."
E così fecero, continuarono a correre fino a che un promontorio non mise fine alla loro corsa, sotto c'era il mare che a dispetto di tutto e tutti, per ora, era ancora calmo. Una perfetta tavola azzurra e blu. Si guardarono. "E ora che facciamo? Non possiamo buttarci, c'è il mare!" la terra tremò sotto i loro piedi.
"Ti fidi di me?" Ace le sorrise, un sorriso che avrebbe spinto chiunque a fidarsi, anche quando a fartelo era un pirata pazzo che non sapeva nuotare.
"Sì, ma che vu..." Kira non terminò la domanda, le prese il polso e la trascinà con sé mentre si buttava in mare; stavano precipitando nel vuoto, sotto di loro l'acqua pronta ad accogliergli, il problema era che ne nessuno dei due in grado di stare a galla e tanto meno di nuotare.
"SEI UN PAZZO! - gli urlò, lui come risposta rise - COSA RIDI?! COSì MORIREMO LO STESSO!"
Grandioso, non siamo morti sull'isola per morire in mare. Forse avrei preferito morire con i piedi all'asciutto. In fin dei conti, però, è un bel modo per morire; siamo insieme.
Cosa sto pensando?! Io non voglio morire! Voglio vedere il mondo! Ho sedici anni, non mi va proprio di morire, neanche se sto stringendo la mano di Ace.
Aveva ragione la cuoca: Romeo e Giulietta, finisce male; Ace e Kira... A quanto pare cambiano soltanto i nomi ma la fine è la stessa...
L'impatto con l'acqua fu forte; le braccia e le mani, per via delle escoriazioni, a contatto col mare le bruciarono ma non lasciò la mano di Ace e lui continuò a stringere quella della ragazza, questa volta la tenne stretta e non la lasciò mai andare.
Beh, almeno lasciamo questo mondo insieme. Magra consolazione...
Mettete via i fazzoletti, nessuno dei due ci lasciò in quell'occasione, per fortuna aggiungerei, altrimenti non l'avrei mai conosciuta.
STAI LEGGENDO
Memorie Di Fuoco
FanfictionNon so mai cosa scrivere nelle descrizioni/trame potrei partire col dirvi che la soria parla di Ace, di Ace e della sua vita, delle sue gioie e delle sue paure e di come una ragazza gli abbia cambiato la vita o di come lui l'abbia cambiata a lei, qu...