Cap. 10 - Partenze e Presenze

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10- Partenze e Presenze

Erano passati tre giorni dalla morte di Satch. Si trovavano in piedi sulla riva di un isolotto per celebrare il suo funerale. C'erano tutti, tutti i figli di Barbabianca presenti, tutti uniti come la famiglia che erano, tutti legati dallo stesso dolore. Papà davanti a tutti non fiatava, nessuno parlava. Nessuno aveva il coraggio di proferire parola dopo il discorso di Barbabianca per Satch; Ace mise un braccio intorno alle spalle della ragazza che si trovava al suo fianco e la tenne stretta a sé mentre lei non riusciva a smettere di piangere.
Il corpo di Satch era stato sistemato in una scialuppa, decorata con frutti e fiori autoctoni da offrire come tributo quando Satch sarebbe giunto dall'Altra Parte.
Ognuno è libero di immaginarsi "l'Altra Parte" come meglio crede, potrebbe essere un profondo buco nero così come un vasto prato verde ricoperto di fiorellini. Lascio a voi la scelta.
Sembrava quasi stesse solo dormendo, da un momento all'altro Kira immaginava di vederlo svegliarsi e ridere, prendendoli in giro perché erano cascati in uno dei suoi soliti scherzi ma ciò non accadde. La pelle pallida e il viso bloccato in un eterno sonno, non si mosse di un millimetro.
Ace si staccò da lei e aiutò Marco e Vista a spingere la scialuppa in mare, si fermò qualche secondo con l'acqua a mezzo polpaccio e tese le mani lasciando che il potere del suo frutto del diavolo liberasse alcune fiammelle, quest'ultime si posizionarono sul corpo freddo di Satch. Osservò il fuoco compiere il suo dovere poi tornò al fianco della ragazza, lei gli prese piano una mano e la strinse nella sua, più piccola e delicata, mentre guardarono loro fratello sparire tra le onde.
Restarono su quella spiaggia finché il fuoco delle fiaccole non si spense; spento da un cielo che come loro piangeva la morte di un fratello. Solo in quel momento Kira vide Ace piangere, gli strinse più forte la mano, i suoi occhi erano vuoti, privi del fuoco che vi alleggiava di solito. Per un attimo, come qualche sera prima, lei non lo riconobbe, non sembrava l'uomo di cui si era innamorata. Le sembrava diverso: uno sguardo freddo e distaccato, pieno d'odio e dolore, contorse il suo viso lentigginoso. Stava soffrendo, Kira poteva percepire la sua anima distrutta. In quei giorni stava venendo fuori una parte oscura di lui che lei non conosceva ma più lo guardava a pezzi più si rendeva conto di amarlo. Lo amava in ogni sua sfaccettatura, in ogni sua debolezza.
Avrebbe voluto strappare via dal suo cuore tutta la rabbia, la tristezza e il dolore che provava, se avesse potuto si sarebbe fatta carico di tutto pur di vederlo più sereno.
Rimasero soli sulla spiaggia, gli altri loro compagni erano tornati a poco a poco sulla nave, spostò una mano sulla sua spalla e lo chiamò piano. "Ace, torniamo dentro..."
Lui si voltò a guardarla, dalla sua espressione la ragazza capì ciò che stava per dirle e lo precedette portandogli un dito sulle labbra "Non andare, resta con noi..."
"No, Kira, non se ne parla. Finché quel bastardo non l'avrà pagata non posso starmene qui con le mani in mano." Sussurrò in un ringhio e si girò per tornare alla nave lasciandola sola.
Nubi nere si stagliavano all'orizzonte, nubi pronte ad avvolgerli nella loro crudele morsa. Nubi che segnavano l'inizio di un imminente disastro.
Cari amici, fidatevi se vi dico che quelli nubi erano niente rispetto a quello che sarebbe capitato.

Per il resto della giornata Kira ed Ace non si parlarono, a dire il vero Pugno di Fuoco non parlò con nessuno se non quando fu strettamente necessario. Non fu una giornata particolarmente allegra e il tempo non aiutò affatto, la pioggia fitta non smise per un secondo di battere, cercando di riempire il vuoto che si era creato nei loro petti, fortunatamente non fu così forte da impedire loro di prendere il largo. La sera durante la cena si respirava ancora parecchia tensione e purtroppo sfociò in un nuovo litigio tra Ace e BarbaBianca: il primo si ostinava a voler partire per andare a cercare Teach e il secondo si opponeva a lui con tutte le sue forze e il potere di cui disponeva.
Prima di andare in camera Kira si fermò con Marco a bere la 'loro' tisana della buona notte, era diventata una loro abitudine: tutte le sere rubavano una delle tisane di Izou e si mettevano sul divano a spettegolare o a fare il reso conto della loro giornata.
Quella sera, così come le ultime due a quella parte, non ebbero molto da dirsi. Si limitarono a svuotare il contenuto della loro tazza e Kira posò entrambe sul tavolino, tirò le gambe sul divano e appoggiò la testa sulla spalla del fratello, stringendosi nello scialle di lana.
"Come sta andando con Ace? - le chiese, circondandole le spalle con il braccio - In questi giorni percepisco una strana tensione tra di voi..." azzardò, osservandola con la coda dell'occhio.
Kira accennò un sorriso, facendo spallucce "Così così... in teoria abbiamo fatto pace dopo la litigata ma la verità è che non abbiamo parlato di quello che ci siamo detti, il veleno che ci siamo sputati addosso galleggia ancora su di noi e ci fa male. - sospirò appena - Vorrei parlarne con lui solo che non mi sembra il momento adatto, è così suscettibile che temo solo di peggiorare la situazione. Marco, io lo amo, non voglio perderlo." sussurrò con una sicurezza che non pensava di avere.
"E lui lo sa?" la sua voce era dolce e le accarezzò i capelli; lei adorava farsi coccolare da Marco, le sembrava di tornare bambina.
Alzò la testa per guardarlo con aria confusa "Beh... si, credo di sì."
Lui la guardò con tenerezza "Glielo hai detto? - la ragazza scosse la testa - Allora diglielo così sei sicura che lo saprà anche lui e, se posso permettermi, penso che gli farebbe piacere. Magari anche lui vorrebbe dirti qualcosa ma non riesce perché ha i tuoi stessi dubbi."
"Ti ha detto qualcosa?" sapeva che Marco non le avrebbe detto nulla ma tentò comunque. Quasi sicuramente avevano parlato, erano molto legati ed era più che comprensibile che anche Ace si confidasse con lui. Più di una volta era capitato che la Fenice facesse da pacere tra i due, lui aveva questo strano potere di riuscire a farli mettere l'uno nei panni dell'altro. Probabilmente non c'entrava nessun potere magico semplicemente parlava prima con lei e poi con lui, o viceversa, e alla fine si ritrovava a fare da mediatore.
Se non ci fosse un Marco bisognerebbe inventarlo, fidatevi. Tutti dovrebbero averne uno.
"Oh no, Kiretta, io non so niente. Non vedo, non sento e non parlo! - le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le lasciò un leggero bacio sulla fronte - Vai a riposarti, è stata una giornata lunga." si alzò prendendo le tazze e si mise a lavarle.
"Buona notte, Marco e grazie" lo raggiunse e gli diede un bacio sulla guancia.

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