3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!"

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3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!"

Nelle settimane successive ci siamo visti quasi tutte le sere e a volte anche dopo pranzo; mi ha raccontato di lui, dei suoi fratelli e di suo padre, o meglio dei suoi padri: Roger e Barbabianca, e gli racconto di me; le sere che Marco non esce si ferma lì con noi e parliamo, scherziamo tutti insieme.

Un pomeriggio io e Jinny stiamo servendo il bar ma non c'è quasi nessuno e i pochi clienti sono già stati serviti; Ace e Marco sono seduti al bancone, stiamo chiacchierando del più e del meno quando Jinny espone una delle sue grandi idee.
«Dopodomani è il nostro giorno libero, se voi due non avete niente da fare potremmo andare al mare tutti insieme, non è neanche lontano. Vi va di andarci? Possiamo prendere il sole e fare il bagno... Che ne dite?»
Cerco di essere più vaga possibile e spero che non faranno domande «Io dico di no.»
«Come mai?» domanda Marco, mi guardano perplessi.
Ecco, lo sapevo che qualcuno lo avrebbe chiesto, devo trovare una scusa che sia abbastanza credibile...
«Perchè... Perchè non ho un costume...» resto molto vaga, è la prima cosa che mi è venuta in mente; è vero non è molto originale ma è anche una parte di verità.
«Te ne presto uno dei miei. Non mi dà fastidio, anzi...» Jinny è sempre così gentile e Marco il solito
genio «Beh volendo prima di andare in spiaggia possiamo fermarci a comprarne uno.»
«Esatto! -gli fa eco Ace. Ma cos'è questa?! Una coalizzazione?!- A meno che il fatto che tu non abbia il costume sia solo una scusa... -mi fissa sospettoso e io mi sento a disagio- Guarda che se hai le tue cose puoi dirlo tranquillamente, non devi essere imbarazzata sai? È una cosa normale, quando si cresce...»
Lo interrompo prima che il discorso degeneri «Non ho le mie cose! -lo fulmino attraverso gli occhi- La verità è che non so nuotare, non so stare a galla, ho paura per sino ad entrare nella vasca da bagno, va bene?! È così difficile da capire?! Ho paura e basta!»
«Calmati, poi scusa tu una sera hai raccontato che con i tuoi amici facevate le gare a chi arrivava per primo alla boetta al porto...»
Accidenti a me e alla mia lingua lunga! E anche a te, Marco, perchè oggi sei così ficcanaso?! Solitamente te ne stai sempre sulle tue!
Mi sto arrampicando sugli specchi.
«Prima, ora non più!» alzo le spalle come se fosse la cosa piú normale del mondo e come se non me ne importasse.
«Non puoi disimparare a nuotare! Come fai?»
«È stata una conseguenza, Jinny. Non l'ho voluto io...»
«Potresti dirci la verità, per favore?» chiede Ace.
Sì, gli devo qualche spiegazione. Sarebbe meglio dire la verità invece di cercare scuse senza senso...
«D'accordo...»
Alzo il braccio destro e chiudo gli occhi; lascio che l'acqua prenda il sopravvento sulla carne, il mio braccio diventa acqua, pura acqua fluttuante. «Ho mangiato un frutto del diavolo, il frutto MizuMizu, per sbaglio; un pomeriggio, quando ero in spiaggia con dei miei amici lo abbiamo trovato in mare, pensavamo fosse un frutto come un altro invece...»
Apro gli occhi , uno alla volta, li guardo: Jinny è spaventata, Ace e Marco sono stupiti «Wow... Hai mangiato un frutto del diavolo!» esclama il più giovane.
«È il frutto MizuMizu? -Chiede il biondo, annuisco mentre  il mio braccio torna di carne e ossa- ne avevo sentito parlare, anzi a dire il vero me ne ha parlato Teach. Era uno dei frutti che avrebbe voluto mangiare... Ace ti immagini la sua faccia quando verrà a sapere che anche questo è stato mangiato, e per di più da una ragazzina che ha la metà dei suoi anni!!» Ridono.
Jinny sospira «Ah un frutto del mare... Perchè non puoi nuotare?»
«Perchè appunto ho mangiato un frutto del diavolo.»
«E ho capito. Ma perchè?!»
«Ma dove vivi?! Da sempre chi mangia un frutto del diavolo non può nuotare e non chiedermi il perchè perchè non lo so.»
I due comandanti hanno smesso di ridere «Non devi preoccuparti non sei l'unica tra noi ad averne mangiato uno, lo sai. -sorride- Guarda... -il suo corpo ora è avvolto dalle fiamme, si me ne aveva parlato ma vederlo è meraviglioso. Torna 'umano'-  Meno male che non siamo nemici, altrimenti avrei avuto dei seri problemi con te!» scherza, stiamo ridendo tutti quando puntuale come un orologio svizzero, mezz'ora di ritardo, arriva la cuoca.
«La finite di ridere o no?! Mi avete acceso il forno, ragazzine?» Jinny mi guarda preoccupata: ce ne siamo dimenticate.
«No, non lo abbiamo acceso» le rispondo.
«E come mai non lo avete acceso?! Alle 19 si comincia a servire e manca solo un quarto d'ora! Dimmi: cosa gli portate da mangiare?!»
«Boh, non lo so è lei la cuoca...»
«Ti faccio licenziare!»
«Si, certo. Faccia pure poi le serve lei le stanze!»
Sta per replicare ma Ace prende parola «Senta, io tra un quarto d'ora voglio la cena in camera se non arriva in orario sarà lei ad essere licenziata su due piedi. -si volta a guardarla in faccia- Ah! Cerchi di arrivare puntuale d'ora in poi, chiaro?!»
La cuoca lo guarda con un misto di odio, rispetto e terrore «Si, chiarissimo!» e si rifugia in cucina, Ace mi strizza l'occhio.
«Grazie, comandante!» gli sussurro all'orecchio sporgendomi dal bancone, sorride «Al vostro servizio, signorina.»
Nel frattempo Marco si è alzato e si è avviato verso la porta «Dai Romeo andiamo. Saluta la tua Giulietta e vieni via.»
Romeo e anche Giulietta arrossiscono, Ace si volta per lanciargli un'occhiataccia poi si alza e mi dà un bacio sulla guancia «Ciao bella, ci vediamo domani.»
«Ciao ragazze.» saluta la Fenice, noi ricambiamo il saluto e torniamo a svolgere i nostri compiti.

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