Chiudo la porta della mia nuova camera da letto per prendermi un po' di tempo e riflettere: faccio del mio meglio per bloccare il flusso di pensieri al mio nuovo coinquilino. Siamo in una casa dispersa nel nulla, invisibile agli occhi di chi ci passa vicino e protetta da mille incantesimi: se io ed Alexander fossimo ancora una coppia, sarebbe un paradiso terrestre. All'istituto non eravamo mai completamente soli: di notte dovevamo fare piano perchè c'erano i custodi e le mura delle stanze non erano poi così spesse; di giorno, invece, c'era sempre JACE pronto a bussare un secondo prima che le cose si facessero interessanti.
Dopo pochi minuti, sento le mie palpebre farsi pesanti: non è neanche metà pomeriggio, non dovrei dormire. Ultimamente ho riposato molto poco, la "scomparsa" di Alexander mi ha scombussolata parecchio, quindi forse un'oretta di sonno mi potrebbe servire.
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Quando riapro gli occhi, si è fatta sera. Mi volto sulla schiena e mi guardo intorno: ho addosso una coperta e la luce da notte per bambini, sul comodino, è accesa. Alexander.
Mi lascio scappare un sorrisetto, poi mi alzo. Sento un buon profumo arrivare dalla cucina e allora mi ci avvio, ma solo dopo essermi controllata allo specchio e subito dopo rimproverata per averlo fatto. Quando entro in cucina, Alexander non mi sente: è chino sulle pentole e sta mettendo una spezia in una di esse. Mi schiarisco la gola e lui si volta di scatto. <<Ah, eccoti. Ho visto che ti se addormentata, non sapevo se svegliarti.>> dice senza troppe emozioni prima di tornare alla cena. <<E' anche per me?>> gli chiedo, un po' insicura, indicando i fornelli. Lui si gira e alza un sopracciglio. <<Perchè non dovrebbe?>> la sua domanda mi confonde. Non mi ha rivolto più di dieci parole nel corso dell'intera giornata e ora mi sta preparando la cena. <<Grazie. Devo mettere i piatti?>>
<<Si, sono nella credenza.>> mi indica il mobile che ho notato appena entrata in casa. <<Sei sicuro che si possano usare?>> gli chiedo. <<Perchè?>> mi risponde. <<Beh, mia nonna aveva una credenza molto simile piena di piatti, ma erano quelli "belli" da usare una, massimo due volte l'anno.. Quelli che ti regalano quando ti sposi, ecco.>> gli spiego, convinta del fatto che non siano davvero questi i piatti da tirare fuori.
<<Ah, no tranquilla sono quelli. I miei nonni sono fuggiti per potersi sposare. Niente regali di nozze, niente piatti "belli".>> ripete le mie parole come per prendermi in giro. Alzo gli occhi al cielo e apro la credenza. Preparo il tavolo girando intorno al suo corpo per prendere le posate e i bicchieri: è strano come meno di 24 ore fa fossimo in una posizione totalmente diversa, ed ora non mi oso nemmeno a toccarlo.
<<Sei tu che hai voluto andarci più piano.>> risponde ai miei pensieri in modo immediato, ed io chiudo gli occhi dal fastidio. Lo guardo. <<Andarci piano non significa fare lo stronzo, Alexander.>> gli dico, acida. Lo vedo serrare la mascella come fa ogni volta che gli tengo testa o dico qualcosa che lo infastidisce. <<Ti ho preparato la cena, non sto facendo lo stronzo.>> mi risponde, scolando la pasta e mettendola nel sugo. Mi limito a prendere il mestolo e a seguirlo in sala da pranzo. Lui prende il mio piatto e ci mette una porzione bella abbondante di pasta, poi me lo porge. Mi siedo dall'altro capo del tavolo rispetto a lui.
Mangiamo in silenzio per qualche minuto, guardandoci ogni tanto. Mi schiarisco la gola. <<Quindi, qual è il piano?>> gli domando, bevendo un sorso di vino rosso che Alexander ha insistito per aprire. <<Restiamo qui e cerchiamo di capire chi possa volerci dividere o volerti uccidere.>> dice. Io faccio un verso tra una risata e un colpo di tosse. A parte qualunque Shadowhunter a cui piacciono gli uomini? Non saprei.
Lui copia il verso fatto da me trenta secondi fa. <<Sei tu la prima a volerci lontani>>. Ancora una volta, risponde ai miei pensieri come se nulla fosse, e la cosa mi fa imbestialire. Devo ricordarmi di bloccare quel dannato flusso. <<Senti. Se mi hai portata qui per mandarmi frecciatine di questo tipo, è meglio se torniamo all'istituto.>> gli rispondo senza mezzi termini. <<Ti ho portata qui per tenerti al sicuro. Perdonami se ancora non riesco a capire come siamo passati dal miglior sesso che abbiamo fatto da quando ci siamo conosciuti, al rivolgerci solo frasi acide in meno di un giorno.>> mi dice, a metà tra l'infuriato e il divertito, con il calice di vino a mezz'aria. Mi alzo da tavola e faccio per allontanarmi. <<Se non l'hai capito, evidentemente non hai ascoltato il mio discorso di ieri. - mi volto, poi ci ripenso- e comunque, non è stato niente di che.>> aggiungo secca, allontanandomi soddisfatta del mio commentino pungente.
Non è vero. E' stato grandioso, ma ci stava come uscita.
E si, ho bloccato il flusso di pensieri.
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FALL IN LOVE WITH MY RUNES II - SHADOWHUNTERS
FanfictionSono passati sei mesi dalla cerimonia parabatai, tre dall'ultima volta in cui ho visto Alexander: stavamo combattendo contro quello che ci sembrava un esercito di demoni mutaforma, quando lui è stato ferito alla gola. Non ricordo molto, ma so che mi...