Balliamo per quasi l'intera durata del vinile, poi lui mi mette le mani sulle spalle e mi fa scostare leggermente. Mi osserva. La calma che mi trasmettono i suoi occhi credo non svanirà mai, nemmeno col tempo: sono talmente belli, sotto ogni tipo di luce, che mi sciolgono. Senza chiedermi il permesso, mi attira nuovamente tra le sue braccia stringendomi come se non volesse lasciarmi andare mai più. Inspiro riempiendomi le narici dell'odore di Alexander: sa di pancake e ammorbidente; sa di casa.
Mi sono sempre sentita a casa, al sicuro, tra le braccia di Alexander: dal primo momento in cui mi ci sono ritrovata, al Pandemonium, provo la sensazione di essere esattamente dove dovrei essere, ogni volta. Non so se sia una conseguenza del nostro legame enosis, me lo sono sempre chiesta. Quando se ne è andato, sono stata pervasa da dubbi esistenziali per settimane: e se l'Amore che diceva di provare per me fosse solo un potente legame parabatai?
Quando ci stacchiamo, la sua espressione è indecifrabile: so che vorrebbe che le cose tornassero come prima, ma ho troppa paura di ritrovarmi nuovamente con il cuore spezzato per lasciare che accada così in fretta. <<Io...Io credo sia meglio andare a dormire.>> annuncio, mentre lui mi tiene ancora la mano stretta nella sua. Serra la mascella, forse deluso, e con un falso sorriso annuisce e mi fa cenno di precederlo fuori dalla stanza e su per le scale. Arrivati davanti alla mia nuova camera, mi volto verso di lui e tiro su lo sguardo per osservarlo meglio. E' buio: l'unica luce è quella proveniente dalla lampada da notte verde appoggiata sul mio comodino; tuttavia, riesco a riconoscere ogni tratto del suo viso. <<Buonanotte, Alec.>> gli dico, poggiando delicatamente le labbra sul suo zigomo sinistro. Entro nella stanza e mi chiudo la porta alle spalle: non c'è una chiave, Magnus deve averle accidentalmente dimenticate.
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Una volta a letto, sono ancora pervasa dal calore delle braccia di Alexander strette intorno a me. Credo sia proprio questa la cosa che, per la prima volta, mi fa addormentare senza problemi prima delle luci dell'alba.
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Sono seduta nel piccolo dehors del caffè Two Hands, vicino a Chinatown: dopo mesi, ho convinto Alexander a fare cose un po' più da mondani e un po' meno da Shadowhunter apatico. O forse l'ho costretto.
E' seduto davanti a me, sta mangiando un avocado toast con un uovo sodo tagliato a metà sopra. <<Sai, sarei stato in grado di farlo anche io spendendo circa 5 dollari, invece di 23.>> mi dice con la bocca ancora piena dall'ultimo boccone. Io alzo gli occhi al cielo e bevo un goccio della mia coca cola con ghiaccio. <<Sai, sarei stata in grado di finire i miei pancake senza sentire la tua lagna, eppure eccomi qua.>> ribatto con il miglior sorrisetto stronzo. Lui mima il mio labiale per prendermi in giro, ed io gli tiro un mirtillo. Ridiamo insieme.
La gente intorno a noi consuma il proprio brunch nel vicolo del ristorante ornato da lampadine appese a un filo e fiorellini di ogni colore: sembra di mangiare all'interno di una mini serra. Mi ricorda un po' il castello di Aurora, la fata che ci aiutò a catturare Christine. Mi guardo intorno gustandomi un altro boccone dei miei pancake con frutti di bosco e sciroppo d'acero: la primavera in periferia a New York ha qualcosa di speciale che non so descrivere.
Torno ad osservare Alexander, intento a finire il suo piatto. Il sole gli dona: il suo sorriso, meravigliosamente bianco, illumina quasi quanto la stella che scalda il mondo, e i suoi occhi, i miei preferiti, riflettono la vera essenza del suo cuore. A primo impatto, è vero, può intimorire: è vestito interamente di nero ed è coperto da quelli che i mondani credono semplici tatuaggi; conoscendolo, però, si scopre il vero Alec. Il mio Alec.
Dietro di lui, un uomo incappucciato e col volto coperto da una specie di passamontagna si incammina nella nostra direzione: lo guardo alzando un sopracciglio e inclinando impercettibilmente la testa verso sinistra. Percepisco i miei sensi in totale allerta.
Accade tutto in pochi secondi.
L'uomo accelera il passo, arriva dietro Alexander con una spada in argento e gli incide un taglio profondo sulla gola. Spalanco gli occhi dalla sorpresa mentre il corpo inerte del mio parabatai, l'uomo che amo, scivola dalla sedia e resta accasciato a terra.
"NO!!!!" strillo, svegliandomi di soprassalto.
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FALL IN LOVE WITH MY RUNES II - SHADOWHUNTERS
FanfictionSono passati sei mesi dalla cerimonia parabatai, tre dall'ultima volta in cui ho visto Alexander: stavamo combattendo contro quello che ci sembrava un esercito di demoni mutaforma, quando lui è stato ferito alla gola. Non ricordo molto, ma so che mi...