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Mi ritrovo a fissare la mia scrivania stracolma, con un manto di fogli e centinaia di carpette. Faccio su e giù con il mouse alla ricerca di più dettagli, più informazioni per il caso, ma con scarsi risultati. Mi sento in ansia, stressata e impaurita di cosa potrà accadere dentro l'aula. Come se fossi scossa da un uragano borbotto sottovoce qualcosa di incomprensibile, cerco di respirare e di mantenere la calma.

"Devi darti una calmata, andrai da poche parti se continuerai a mangiarti tutta la pelle che hai attorno alle unghie" mi poggia una mano sulla spalla e vorrei dargli un pugno dritto al naso per avermi fatto spaventare.

"Isabelle, per l'amor del cielo! Mi farai venire un infarto prima o poi , e potrai pagare tu il mio funerale" sbotto guardandola in cagnesco.

"Stavo solo dicendo che non puoi farti investire sempre dal primo caso che capita" sorride e glielo strapperei volentieri il sorriso su quelle labbra.

Oggi i miei istinti omicidi sono saliti alle stelle e me ne rendo conto.

" prima di prendere le parti di qualcuno devo conoscerlo, conoscere le sue intenzioni e studiarmi un progetto da dire in quel momento "vedo che mi guarda come una scema e sbuffo.

" combatti per il bene e non per il male, bla bla bla" cinguetta indossando il giubbotto e mi guarda "le conosco già queste parti a memoria. Avanti, vieni a farti un giro con me" so già quali sono i suoi posti e non sono i miei preferiti.

"Non vengo da nessuna parte, lasciami in pace!" mi tira dal braccio facendo stridere la sedia per terra " oh calmati! Ma le buone maniere dove sono?" Sbotto incazzata.

"Le ho perse quando il prete mi ha battezzata" scoppia a ridere "vieni o no?"

"Vengo solo perché sono già sistemata" alzo gli occhi al cielo e prendo l'utile e indispensabile per poi fare capolinea fuori.

L'aria sembra così libera fuori che non si fa fatica a prendere un respiro profondo e farne tesoro per tutta la vita. La gente sembra, vista da un angolazione diversa, piccola e moltiplicata per ciò che è. Sono solo io una persona ormai diversa, chiusa e poco sicura di sè.

"Tutto bene cartoccio?" Sbuffo a quel nomignolo e faccio un segno di approvazione "bello questo vestitino, ti fa davvero una bomba sexy" sorride teneramente.

"Detto fra di noi, se mi chiami cartoccio vuol dire che non mi sta poi così tanto bene e sì, ci sto sempre bene nei miei vestiti corti "sono sempre stato un amante dei vestiti corti, fin da bambina.

"Permaloso il cartoccio. Ti chiamo così perché è un dolce che preferiscono e amano tutti, e quello che la gente prende di più al bar" alza gli occhi al cielo e lo riporta sulla strada. Sembra che abbia un demone in corpo dalle tante volte che sussulta. Colpa delle strade di merda.

"Quindi adesso vuol dire che sono un dolce che fa ingrassare la gente. Bella tattica di fare sentire ancora peggio una persona "poggio il mento sul palmo della mano guardando fuori dal finestrino.

"Ho perso le speranze, in compenso siamo arrivate " apro lo sportello e mi catapulto fuori dall'auto, cercando quanto meno di non rompermi l'osso del collo da un momento all'altro .

Sarò pure amante degli abiti corti, ma delle scarpe col tacco vertiginosi no. Quelli proprio non riuscirò mai a tollerarli neanche un po', me li faccio solo andare bene per qualche ora.

"Dove sono gli altri?" Siamo al nostro solito pub ad aspettare i nostri amici e farci una bevuta. Non tutti sono accettati da me in persona ma mi limito solo alla sopportazione per una sera.

"Debby, devi calmarti. Capisco il lavoro e tutto ma adesso basta, pensa divertirti per la sera e a domani ci pensi dopo "sbotta superando la mia figura e andando verso la tana piena di leoni.

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