15.

23 10 4
                                    


Se qualcuno dovesse passare adesso si domanderebbe cosa ci fa una ragazza con un vestito elegante e con dei tacchi nelle mani, su un gradino di casa. Potrei pure rispondere che dentro ho sentito l'aria soffocarmi il collo, strozzarmi, ma in realtà non mi andrebbe neanche rispondere.

"Se resti qui fuori ti prenderai un raffreddore" Rose avanza verso di me e mi sorride "Che c'è bambina?" mi accarezza una ciocca di capelli e questo gesto mi fa scaldare il cuore. È una persona estremamente dolce, affettuosa e troppo disponibile. Adora il suo lavoro e non si lamenta mai delle tante volte che Cameron urla affinché gli venga portato qualcosa.

"Alle volte penso che le cose mi si stanno ritorcendo addosso" affermo non spostando lo sguardo fisso di fronte a me "Ho fatto troppi errori Rose in passato, errori che mi porto e mi porterò dietro per sempre" sento freddo. Ho le gambe gelide e le braccia tremolanti.

"Questi errori non si possono lasciare indietro?" sorride e mi accarezza la schiena "O quanto meno cercare di risolverli" accenna a dire sognante. E vorrei poterla pensare come lei. Vorrei poter dire che è cosi, che si potrebbero risolvere solo se io avessi anche un minimo di fegato in più per ammettere i miei errori.

"I miei errori mi hanno portata in questa città. Ero convinta di poterli superare ma tutto è andato in frantumi pochi mesi fa" continuo a parlare con la voce rotta e stanca "Com'è che si dice? Se bella vuoi apparire tante pene dell'inferno devi patire?" sorrido facendola sospirare e tirare le labbra all'insù. Ha uno sguardo vigile, attento, su di me. Sono sicura che non si è bevuta la stronzata che ho appena detto.

"Quando ero giovane ho conosciuto un uomo. Un uomo estremamente bello ma uno di quelli stronzi da fare patire ogni ragazza. Ero una come tante, una ragazza solare, divertente ma non ero una delle sue tante. Ad essere sincera volevo diventarci sai? Ero accecata da questo ragazzo e più non mi calcolava più mi infuriavo" la guardo senza capire il perché di questo racconto "Quest'uomo è diventato mio marito. Ti dico questo perché voglio che tu non smetta mai ti inseguire ciò che ti fa stare bene anche se ti ha fatto male" comincio a tremare e non per il freddo ma per i rimorsi di coscienza che arrivano a toccarmi i polmoni non permettendo all'aria di arrivare.

"Non amo Cameron" butto fuori l'aria scioccata da questa conservazione.

"Sono anziana ma non sono scema. Ho visto come vi guardate e so che non è uno sguardo nuovo quello. Hai perfino fatto finta di essere la sua ragazza, sopportando tutta quella conversazione con il Questore come se nulla fosse, quando so per certo che ti stavi irritando" alzo gli occhi al cielo e mi tocco le mani nervosamente "Bambina, conosco quello sguardo e credimi che è lo stesso che rivolgevo a quello che adesso è mio marito" si alza in piedi pulendosi la gonna lunga nera e mi sorride "Devo rientrare altrimenti prenderò una sgridata, sai dove trovarmi" mi manda un bacio volante e gli faccio un sorriso tenero non riuscendo a fare altro.

Riesco a tirarmi sù dopo non so quanto tempo e aggiustare il mio vestito, mi asciugo gli occhi e tiro un sospiro di sollievo. Non sono pronta ma farò un eccezione, è solo un giorno e passerà. Apro la porta e mi catapulto dentro. Sbuffo dal naso e vorrei seriamente mettermi ad urlare ma sarebbe da pazzi.

Faccio i gradini velocemente con le scarpe ancora nelle mani e percorro quasi correndo l'immenso corridoio fino alla mia stanza. Non so dove sia Cameron Peter e forse non voglio neppure saperlo. Sbatto contro un corpo massiccio e per poco non mi viene un infarto quando ritorno sul pianeta terra.

"Capisco che sono una calamita, ma cazzo attenta" dice tranquillamente Cameron. Mi allontano di poco e lo guardo "Sei proprio una maniaca" ghigna portando i capelli bagnati indietro con la mano.

"Non è colpa mia se vai in giro per casa con un asciugamano che ti copre a stento le parti intime" ha i pettorali così scolpiti che sembrano delle pietre contratte, immensi tatuaggi scuri evidenziano ogni parte del suo corpo "E poi cazzo non sono maniaca" borbotto.

emptystreetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora