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La sveglia strilla manco fosse una campana impazzita e puntuale come un orologio svizzero. Non sono psicologicamente pronta ad affrontare anche questa giornata di merda. Con tanta, forse troppa difficoltà, mi alzo.

Indosso un jeans stretto e un maglioncino nero attillato, attacco i capelli in una coda alta e inserisco ai piedi i tacchi neri lucidi. Indosso il cappotto e prendo la borsa prima di varcare la soglia di casa, anche questa mattina, troppo presto.

Nonostante il grande traffico di queste strade di Brooklyn, riesco ad arrivare a destinazione sana, salva e puntuale. Sono molto devota sul dare attenzioni ad una persona dal momento che, so per certo, che sarà una lunghissima giornata inutile per lui. Non è un ragazzo che sa apprendere gli errori ma continua a farli con molta strafottenza fottendosene del parere altrui.

"Sono davvero felice di vederti oggi" spegne la sigaretta e gira la sedia girevole verso di me.

"Stai già partendo col piede sbagliato, non puoi entrare nel mio ufficio quando e come vuoi. Hai bisogno del mio permesso per farlo" ammicco posando la borsa e attaccando il mio cappotto sull'appendi-abiti.

"Punto primo non mi faccio comandare da nessuno e faccio quello che mi pare, punto due stai davvero molto meglio con i jeans, ti evidenziano il culo rassodato" lo guardo male e sbuffo, inutile competere con la sua cattiveria. La mia alla sua gli fa veramente un grande baffo "Ok, è l'ora di smetterla" afferma deciso e serio.

"Fai quasi paura con questa faccia cossi seria" borbotto seria anch'io. È un bel ragazzo, oggi indossa uno smoking blu notte. Chissà quanto gli sarà costato questo completo, ma sarà sicuramente uno che non bada a spese.

Non che abbia davvero bisogno di farlo,onestamente.

"Le cose belle" si indica dal basso verso l'alto "Si devono guardare. Con tutto il rispetto" dice sorridendo. Scoppio a ridere tornando seria tutto ad un tratto

"Ok, che piani hai oggi oltre che a rompere le palle alla mia persona?" sussurro sedendomi sul divano e lo fisso. Ha la postura troppo duro, come se si stesse difendendo da qualcosa. Ma facendo la seria, so la sensazione che prova.

"È inutile che mi guardi dentro" mi fissa intensamente che le parole fanno fatica ad uscire fuori "Non trovi nulla" sorride e mantiene lo sguardo fisso su di me.

"Ce sempre qualcosa dentro una persona" sussurro sorridendo.

"Non sono il principe azzurro sopra il cavallo bianco Debs" afferma deciso "Non somiglio nemmeno lontanamente a quello. Non sono cose che fanno per me" afferma ancora più deciso indurendo I suoi lineamenti.

"Diciamo che i principi azzurri non mi sono mai piaciuti" rispondo decisa "Nemmeno quelli fanno per me" mi alzo sistemando I jeans e sentendo il suo sguardo bruciarmi ogni centimetro della mia pelle, del mio corpo.

"Abbiamo qualcosa in comune Debs" si alza mostrando i suoi metri abbondanti di stazza e si avvicina a me.

"Chissà magari abbiamo anche più di una cosa in comune" gli sorrido sfidandolo con lo sguardo "Cam" aggiungo sbattendo le ciglia.

"Non mi aspettavo una persona come te, certo che non si smette mai di scoprire la gente" i suoi denti dritti, bianchi e le fossette ai lati delle guance. Devo mettere fine a questo stupido gioco prima che qualcuno si faccia male, che si bruci per davvero con il fuoco.

E sono sicura che la prima a bruciare sono io.

"Imparerai a conoscermi, se lo vorrai. Ma adesso devo lasciarti, il lavoro mi chiama" gli mando un bacio volante e apro la porta.

"Dovresti imparare a sculettare male, alla gente del piano di sotto piace ma a me quella gente no" solleva un sopracciglio e mi fissa sospirando una delle sue solite sigarette.

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