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Sbraita, urla, tira cose a caso, i fogli che tiene in mano sono sgualciti. Prende a calci la sua macchina talmente tanto che rischia di romperla un sacco di volte.

Sento il petto meno pesante ma il cuore in frantumi. Mi sento cosi vuota che adesso mi fa paura. Lo guardo passarsi spesso le mani sul viso, sulla faccia. Fa sospiro profondi come se gli mancasse l'aria all'interno dei polmoni. Gli occhi mi si muovono velocemente e non riesco a reggere più il suo avanti e indietro.

"Ti stai fermo un secondo?" Gli domando sbottando alzando le mani in aria " Porca miseria, mi ascolti?" Continuo aspramente. Non voglio sembrare patetica ma mi sto assumendo una colpa che ho solo in parte.

"Ascoltarti? Diavolo Deborah!" Dice infuriato facendo intravedere la vena sul collo " non dovevi farmi una cosa del genere. È la cosa più brutta della mia vita" continua strofinandosi le mani sugli occhi. So che vorrebbe piangere ma il suo ego non lo permetterebbe mai.

" Se mi fai parlare ti spiego tutto" dico lentamente " almeno provaci cazzo! Prova ad ascoltarti, se poi non vorrai più saperne niente, va bene" dico stanca. Mi siedo in un gradino fregandomene di aver sporcato il mio pantalone " Cameron, per favore" dico continuando a guardarlo. Non mi guarda, nemmeno per sbaglio.

"Non riesco proprio ad ascoltarti" dice finalmente guardandomi in faccia. Ha gli occhi lucidi, la mascella contratta " ho passato la mia vita a fare schifo" afferma serio " hai davvero voglia di dare un padre del genere a tua figlia?"

" Tu sei il padre di mia figlia, accidenti Cameron!" Sbotto alzandomi dal gradino avanzando verso di lui " Cazzo, sai cosa ho dovuto affrontare io? Eri in coma Cameron, sono stata costretta a non dirti nulla" dico sinceramente.

"Ho fatto troppe cazzate in vita mia" afferma come se si rendesse conto adesso di quello che ha fatto in passato " Stare dietro quelle quattro mura sarebbe stato più facile di affrontare cose come queste" continua. Il mio cuore si sta lentamente facendo a pezzi.

Ogni parola, ogni sguardo tagliente, ogni gesto che Cameron sta facendo verso di me oggi, è un colpo al cuore. Sapevo sarebbe andata cosi, ma non mi aspettavo questo o almeno ci speravo. Mi sono sempre assunta una colpa che ho si, ma non del tutto mia. La mia unica colpa è quella di aver scelto mia figlia. E tornassi indietro, lo farei altre mille volte. Perché mia figlia non è stato il nostro errore ma è stata la mia rinascita.

"Ho fatto la cosa più giusta di tutta la mia vita" dico con la mia poca sicurezza " Mi dovevi ascoltare Cameron, saresti dovuto esserci accidenti a te!" Sbottando scoppiando in lacrime. Il suo corpo inizia a irrigidirsi. Non sa se venire, abbracciarmi, oppure rimanere fermo a guardarmi.

"Non ce la faccio Deborah" e ahimè sceglie di restare fermo impalato davanti alla sua auto "non so neppure che dire, che fare!" Sbotta urlando.

"Non sapevi che dire neanche anni fa" sorrido acida guardandolo dritto negli occhi "quando sono venuta da te e ti ho raccontato tutto mi hai detto le stesse cose. Non sei proprio cambiato" sorrido delusa dalle sue parole.

Non mi aspettavo mi ringraziasse ma neppure che mi odiasse senza ascoltarmi. Mi sono ritrovata spesso da sola con i miei genitori accanto, ma mai come adesso. Mi sento come se stessi per sprofondare in un lago profondo.

" perché non sei venuta da me" si avvicina " perché non sei venuta da me Deborah?" Continua sussurrando " ti avrei aiutata in tutto" si passa la mano tra i capelli.

" so che l'avresti fatto" sorrido " ma non potevo. Sono stata posta di fronte ad una scelta e io ho scelto mia figlia" mi volto a guardare l'esile bambina sopra i gradini che mi guarda spaventata. Le sorrido rassicurandola e capisco che a questo sorriso si sente più tranquilla.

"È spaventata" guardo Cameron e gli sorriso " Sa che ha un padre di merda?" Afferma guardandola. E vorrei dirgli che il carattere l'ha preso da lui, ma sto in silenzio. Mi limito a guardarlo.

"Non sei un padre di merda" sorrido lievemente " Non ti obbligherò a fare nulla che non vuoi. Non voglio che tu recuperi quello che hai perso con tua figlia. Voglio solo che tu lo sappia la verità di tutto" continuo " Prenditi il tuo tempo Cam, io sono sempre nello stesso identico posto dove mi hai lasciata" ingoio un nodo in gola e mi asciugo le lacrime che scendono.

Provo un mix di sentimenti. Vorrei poter fermare la mia testa dal pensare tante cose, forse troppo. Non riesco a connettere il cervello con la bocca. Non riesco a muovermi, a dire altro. Forse sarebbe solo il caso di andare via, correre da mio padre che mi guarda triste e chiedergli scusa per gli errori che ho commesso.

Do le spalle a Cameron e salgo i gradini del tribunale. Caterine scende dalle braccia di mio padre e corre verso le mie. Mi abbasso leggermente per poterla prendere in braccio e giuro di non essermi sentita mai cosi male in vita mia. Gli accarezzo i capelli ricci e gli sorrido.

Sono una madre, devo essere andare avanti per mia figlia. Dopo tutto quello che ho dovuto affrontare da sola, per mia figlia, ad oggi mi sento cosi forte da essere consapevole di superare anche questa.

Mi volto a guardare Cameron, fermo immobile che mi guarda. Sorride all'alzata della piccola mano di Caterine che lo saluta. Lo guardo soffrire in silenzio. Cerco di sorridergli facendo capire a lui che la cattiva non sono io, che ho solo fatto ciò che andava fatto.

"Andiamo a casa" le dico facendola scende dalle braccia e gli prendo la mano. Ho sempre il terrore possa scappare. Perché si, ne sarebbe capace. E tale e quale a Cameron, ciò che la testa gli dice di fare, lei fa.

Salgo in macchina con l'augurio che lui possa capire, possa provare a prendere in mano il rapporto quanto meno con sua figlia. Sarei felice anche solo di questo.

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