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Il tintinnio del tacco delle mie scarpe mi sta facendo letteralmente venire il mal di testa. Continuo a fare avanti e indietro dalla stanza del mio ufficio per il nervoso, come se fossi una pazza.


"Ti vuoi consumare cosi presto?" afferma Jennifer smanettando sul suo cellulare " Vivi e lascia vivere Debs, ascolta a questa perla" continua indicandosi dal basso verso l'alto. E no, non penso ci sia qualcosa da ridere di fronte alla situazione che mi si presenta da 5 giorni a questa parte.


" Mi spieghi come faccio a non pensarci quando mi passa accanto con una ragazza diversa sorridendomi?" sbotto rossa in viso "Che stronzo" apro la stanza e lo vedo sorridere appoggiato alla macchinetta del caffè.


Ha indosso uno smooking elegante bianco e vorrei strappargli da dosso qualsiasi cosa lui abbia, per ripicca. Mi sento di essere tornata indietro, quando ero una ragazzina e ne facevo di ogni pur di ricevere una sua piccola attenzione. Lo guardo sbuffando e noto che mi guarda con la coda dell'occhio. Vorrei sapere cosa gli passa per la testa, cosa sta cercando di fare e cosa pensa di risolvere facendo cosi.


Pensavo di essere io il problema, pensavo che una volta detta la verità si fosse comportato con un pò più di giudizio ; ma noto con un dolore al petto, che di giudizio ha solo i denti.


"Che gran pezzo di merda" afferma affiancandomi Jennifer " Sbaglio o è un padre adesso?" la guardo male ricevendo un segno di scuse.


" E' un padre da 4 anni, solo che lo faceva inconsapevolmente lo stronzo" mi sistemo i capelli facendomi una coda alta. Me ne frego se ho i capelli fuori posto. Controllo il cellulare nella speranza di non ricevere messaggi da mia madre.


" Deborah" mi volto a quella voce sottile, leggera e stanca " Hai i capelli attaccati, segno che è successo qualcosa" sorride facendomi sorridere davvero dopo giorni che non lo facevo. Questo ragazzo mi conosce meglio di mia madre.


" E' vizio della famiglia Dallas essere cosi stronzi?" sbotto acida rendendomi conto solo dopo " Sono stanca,scusa" affermo sorridendogli leggermente. Mi fa segno di seguirlo verso le scale. Passo di fianco a Cameron e l'odore di menta mi arriva fin dentro le narici. Anche se siamo a qualche metro di distanza riesco a percepire il fastidio, dalle braccia e la mascella contratte.


 Bingo.

" Accompagnami da mio padre, su" afferma facendomi il segno da galantuomo. Sento lo sguardo di Cameron dritto dentro le ossa " Mi vuole proprio uccidere, è successo qualcosa?" volto il mio sguardo verso di lui e noto che smette di parlare con la ragazza che ha di fianco.


" Kevin" affermo sorridendo nervosamente " Sai quello che è successo, lo sanno tutti qui" noto con dispiacere che abbassa lo sguardo " Non devi vergognarti di sapere qualcosa" gli sorrido toccandogli la spalla " Non va bene al momento, ma andrà meglio dopo" smetto di fissare Cameron che non sposta lo sguardo dai miei occhi e mi rivolgo verso l'ascensore dandogli le spalle.


Ho fatto un errore e sto provando sulla mia pelle cosa vuol dire soffrire a tutti gli effetti per questo. Ho cercato di rimediare a questo con scarsi risultati. Volevo migliorare, per mia figlia e sto cercando con tutte le mie forze di farlo. Ho pensato di potermi fare perdonare da lei, facendogli avere la figura paterna che gli è sempre mancata più di tutto. Perchè si, mio padre le sta vicino, più di come sta con mia sorella, ma non basta e non basterà mai.

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