3. Incubo (parte 2)

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«Joe, raccogli le calendule. Rosé, le bacche.» Erano appena arrivati in un piccola radura piena di liane penzolanti. I due si misero rispettivamente a raccogliere fiori e strappare bacche dagli alberi. Jennie si chiese perché un ragazzo ventiquattrenne come Joe, alto un metro e novanta, si facesse comandare a bacchetta da una tipa come Lisa.

«Tu stai ferma qui.» ordinò Lisa a Jennie «Ci sono trappole sparse dappertutto» Lisa si diresse verso una buca, mentre Jennie si sforzava di non pensare alla melma che ancora gli impregnava i vestiti. La ragazza si accovacciò e tirò fuori un essere a metà tra un serpente e un bruco, che aveva una piccola pallina rossa sul muso e una sulla punta della coda. Era pieno di piccole ferite, e non si muoveva. Jennie rabbrividì.

«Abbiamo un bruco rosso, due cefali...» mormorò Lisa, tirando fuori quelli che assomigliavano vagamente a due pesci con tre occhi e tante piccole zampette. Dovette togliere un ramo dal corpo senza vita di uno di essi. Erano entrambi morti, infilzati dai rami appuntiti posti sul fondo della buca. «...un topo e un corvo.» Estrasse dalla buca un ratto dai denti affilati e un corpo delle dimensioni del suo avambraccio.

«Un bel bottino.» commentò Joe.

«Sempre che siano tutti commestibili.» intervenne Rosé.

Jennie deglutì. «Non... non avrete intenzione di mangiarli...»

Tutti e tre si girarono verso di lei, con aria impassibile.

«Puoi sempre digiunare, se vuoi.» Rosé la guardò con un sorriso maligno che si scontrava con la dolcezza dei suoi lineamenti. In quel momento i suoi occhi bruciavano d'odio.

Jennie rispose con un'occhiataccia. «Cosa... diavolo sono queste cose?»

Lisa fece spallucce, iniziando a infilare gli animali su una corda alla cui estremità era stato attaccato un ago lungo e affilato, simile a un pungiglione. Si legò la corda, da cui penzolavano gli strani esseri, alla vita, e si alzò. «Sono gli animali di questo luogo. Non ti aspettare cagnolini scodinzolanti o dolci gattini, principessa. Qui o mangi, o sarai mangiata.»

«Cos'è esattamente questo luogo?» Chiese Jennie, cercando di togliersi il fango dai vestiti.

«Puoi chiamarlo come ti pare.» intervenne Joe, aggiustandosi gli occhiali sul naso. «Ma noi l'abbiamo ribattezzato L'Altra Faccia della Terra.»

«Tu l'hai ribattezzato così.» commentò Rosé. «Io e Lisa l'abbiamo sempre chiamato L'Altra Metà del Mondo.»

«C'è ancora un dibattito in corso.» spiegò Lisa, sghignazzando. «In ogni caso puoi chiamarlo L'Altra Metà.»

Jennie sbuffò. «Questo non spiega dove ci troviamo.»

Lisa lanciò un'occhiata agli altri due. «Ecco... non vorrei spaventarti... ma credo tu abbia avuto un trauma cranico.»

«Cosa?» La ragazza alzò un sopracciglio.

Lisa si rimise in cammino e tutti gli arrancarono dietro. «È così che succede. Alcune persone, dopo aver battuto la testa, si ritrovano qui. Non tutti, e non sempre. Non so ancora secondo quali criteri vengano selezionate le persone che raggiungono questo posto.»

«Quindi... Sto sognando?»

Lisa rise. «Direi piuttosto che stai avendo un incubo. Un incubo molto reale.»

Rosé la guardò con disgusto. «Non durerai due giorni, qui.»

Joe invece gli sorrise e gli si affiancò. «Tranquilla, ti aiuteremo noi.»

Una risata secca, priva d'ironia, si diffuse nell'aria, mentre Jennie alzava un sopracciglio. «Non voglio il vostro aiuto. Voglio solo tornarmene a casa.»

«Ci tornerai, principessa.» disse Lisa. «Dovrai solo aspettare stasera. Adesso pensiamo a farti dare una ripulita.»

Jennie alzò gli occhi in alto. «Oh, grazie al cielo! Ho proprio bisogno di una doccia.»

Dopo pochi minuti arrivarono in una piccola radura con un grande albero al centro. Attorno al tronco, era stata costruita una struttura rialzata, fatta di legno, liane e quella che sembrava una particolare stoffa a pallini. Si rese conto che aveva gli stessi strani disegni del bruco che aveva catturato Lisa. Era una specie di casetta in miniatura, grande quando il salotto di Jennie.

La porta era più simile a una tenda, fatta di liane intrecciate, legata in alto alla struttura e fissata in basso con dei pungiglioni giganti, probabilmente per tenerla ferma.

Lisa sganciò i pungiglioni in basso e tenne la tenda aperta mentre gli altri entravano nella casetta di legno.

Jennie esitò per un momento.

«Avanti principessa, non fare complimenti.»

La ragazza entrò a testa alta. «Non chiamarmi principessa. E spero che l'acqua della doccia sia calda.»

Lisa soffocò una risata ed entrò dopo di lei, chiudendosi la tenda alle spalle.

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Tutti i diritti vanno a IreneToccaceli

L'Altra Metà del Mondo |Jenlisa|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora