41. Verità

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"Se questo è uno scherzo, non è divertente." esclamò Jennie, con voce tremante.

Sua madre guardò le ragazze con un misto di tristezza e compassione. "Il dottore ha detto che potrebbe essere un po' confusa. In fondo, si è appena svegliata."

Katherine si attorcigliò nervosamente i capelli sulle lunghe dita affusolate. Jennifer scosse la testa con un'espressione di pena negli occhi.

"Mamma." disse Jennie con voce calma e decisa. "Papà. Vorrei restare da sola con le mie amiche, per favore."

I suoi genitori si guardarono indecisi poi annuirono. Sua madre le diede un bacio in fronte e uscirono in silenzio.

Quando furono sole, Jennie prese un bel respiro. "Lalisa Manoban viene alla nostra università. Abbiamo parlato di lei e della morte di Melinda Ericson il giorno prima che battessi la testa nel parco. Cercate di fare uno sforzo, per favore."

Ma le amiche si guardarono spaesate. "Il parco? Ma di che parli?"

Jennie sentì la frustrazione crescere dentro di sé. "Parlo del giorno in cui mi ha investito la bici, dannazione! Il giorno in cui sono entrata in coma!"

"Jennie." mormorò Christine in modo sommesso, prendendole la mano. "Tu non sei stata investita da una bici. Davvero non ti ricordi come sono andate le cose?"

La ragazza rimase interdetta. "Cosa?" chiese, con un filo di voce. "Che stai dicendo?"

Jennifer si avvicinò a lei e si sedette sul letto. "Stavamo tornando dal compleanno di Kevin. Eravamo tutte completamente ubriache, ma tu hai insistito lo stesso per guidare, dicendo che ce l'avresti fatta. Noi non abbiamo potuto dirti nulla, la macchina era tua!"

Jennie sentì lo stomaco ribaltarsi. Strani ricordi iniziarono ad affacciarsi nella sua mente. Le sue amiche le avevano permesso di guidare da ubriaca?

No, non le sue amiche. Le sue ex-amiche. Jennie non riusciva a credere che fosse stato solo un lungo sogno: sentiva ancora le labbra calde di Lisa sulle sue, più reali di qualsiasi altra cosa.

Tuttavia, continuò ad ascoltare.

"C'è stato un incidente." intervenne Katherine. "Tu non hai rispettato lo stop e un altro veicolo ci è finito addosso... è stato tremendo!"

Jennie si sentì rabbrividire mentre sprazzi di ricordi tornavano a galla, lentamente, confondendole le idee. Improvvisamente era di nuovo in macchina, con le sue amiche.

Era ubriaca, euforica. Rideva mentre aumentava la velocità, spinta dall'alcol e dalla frenesia. Le sue amiche la incitavano, dicendole di pigiare sull'acceleratore, sovrastando il volume della radio.

E lei rideva, mentre superava quello stop e le luci di un altro veicolo la accecavano.

Poi lo scontro, il dolore e il buio completo.

E le scalette dell'università, dove le amiche le indicavano Lisa.

Cos'era stato? Un lungo sogno? Un incubo? Jennie non riusciva a spiegarsi i ricordi che ancora le affollavano la mente.

Ma la cosa che più di tutto le faceva dolere il petto, era l'assenza di Lisa.

Ora che l'aveva conosciuta e se ne era innamorata, non riusciva a concepire un mondo dove non esistesse, dove non avrebbe potuto stringerla a sé, prenderla in giro e proteggerla.

Non riusciva a credere che non avrebbe più visto quei suoi occhi illuminarsi di malizia.

Non l'avrebbe più chiamata principessa.

Qualcosa dentro di lei si spezzò. Jennie sentì le lacrime scenderle lungo le guance e non riuscì a trattenerle.

Le amiche si strinsero attorno a lei cercando di confortarla, dicendole che andava tutto bene e che ora era al sicuro.

Ma non era vero. Niente andava bene.

Il suo mondo non esisteva più.

***

Si addormentò stremata, dopo aver pianto per ore.

Ma quando aprì gli occhi e si accorse di trovarsi nell'Altra Metà, ebbe un fremito.

Lisa era impegnata a scrivere sul suo quaderno, seduta per terra a poca distanza da lei. Jennie sentì il cuore sussultare e la felicità la invase.

Non le importava che fosse solo un sogno, o un incubo, o qualsiasi altra cosa: Lisa era di nuovo lì, con lei. Si alzò di slancio e andò ad abbracciarla, premendo le proprie labbra su quelle di lei con foga.

Lei si staccò da lei ridendo. "Ehi, principessa! Che ti prende?"

Jennie ricacciò indietro le lacrime che sentiva sul fondo della gola. "Niente, sono solo felice di vederti."

Decise di non spaventarla con chiacchiere senza senso. Stette con lei per un po', finché non apparve Ramiro, poi Lisa si allontanò per cacciare.

Fu allora che Jennie guardò l'uomo e lui sospirò.

"Tu sai qualcosa, vero?" chiese lei.

"Non ti saresti dovuta svegliare, Jennie." Ramiro sembrava triste.

"Cosa significa tutto questo?" chiese lei. "Dove sono finiti i quattro mesi che ho vissuto nel mondo reale?"

Ramiro scosse la testa. "Non ci sono stati, Jennie. Non per le persone che ti aspettavano là."

Una strana consapevolezza iniziò a farsi strada nella sua mente. "Chi sei tu?" gli chiese. "Cos'è realmente la Valle della Luce?"

Ramiro si passò una mano sulla fronte. "Dovresti averlo capito ormai."

Dalla gola di Jennie uscì una risata secca. "Cos'è stato tutto questo? Una prova? Dovevamo passare attraverso l'Inferno, per raggiungere il Paradiso? Davvero non capisco."

"Non c'è bisogno che tu capisca, Jennie." disse Ramiro. "Devi solo accettare le cose."

Jennie scosse la testa. "E Rosé? Joe? Natalie e Melinda?"

"Sono stati parte del cammino, Jennie. Tu e Lisa avevate bisogno di qualcosa che vi legasse a questo posto, e poi avevate bisogno di capire il senso della perdita, di prepararvi a lasciare ciò che più amavate." L'uomo la guardava con occhi lucidi.

La ragazza si sentì sprofondare. "E Lisa, allora?" chiese, preoccupata. "Cosa gli è successo?"

"Ha avuto un incidente quando aveva quindici anni. Allora non era pronta per un cambiamento così drastico, per accettare un finale diverso dal suo."

"E ora è pronta?" chiese Jennie, con le lacrime agli occhi.

"Ora ha te."

"Ma perché tutti questi mesi? Perché vivere due vite, due realtà diverse?"

Ramiro le sorrise. "La strada verso la luce non è mai facile, Jennie. Le persone non sono pronte a lasciarsi la loro vecchia vita alle spalle... così diamo loro il tempo di abituarsi all'idea, di passare a una realtà diversa con calma, senza traumi."

"Perché io mi sono svegliata?" Jennie continuava a non capire.

"I miracoli accadono, piccola. Ma questo non cambia le cose... hai solo la possibilità di dire addio."

Jennie si sedette, con e le guance solcate di lacrime. "Non è giusto. Non c'è niente che io possa fare?"

"No, mi dispiace. Puoi solo andare avanti."

Jennie annuì, lentamente. Strinse le mani attorno al ventre e pianse a lungo, finché Lisa non tornò, ma non gli disse nulla. Lei aveva già dimenticato la sua vecchia vita, ciò che era stata per lei. Jennie camminò al suo fianco per tutto il giorno, osservandola mentre parlava felice di ciò che avrebbe fatto una volta arrivata alla Valle della Luce.

La sera, Ramiro disse loro che mancava solo un giorno di viaggio e che l'indomani sarebbero arrivati all'accampamento.

Jennie fu l'ultima ad addormentarsi, consapevole di cosa sarebbe successo non appena avesse chiuso gli occhi.




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Tutti i diritti vanno a IreneToccaceli

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