6. Imbarazzo

339 14 1
                                    

Jennie dovette inclinare leggermente il capo verso l'alto per incontrare gli occhi di Lisa, ma non appena vide il suo sguardo si affrettò a superarlo.

Lei l'afferrò per il braccio. «Ehi.»

È un incubo. Questo è un incubo. Lalisa Manoban mi sta parlando davanti a tutta la classe.

Gli studenti uscivano lanciando loro strane occhiate e Jennie non sapeva come comportarsi.

«Cosa c'è?» gli rispose bruscamente, cercando di controllare il nervosismo.

Lei continuò a tenerla per il braccio. «Dobbiamo parlare.»

Oddio. «E perché mai?»

Lei incatenò i suoi occhi a quelli di Jennie, e abbassò la voce. «Perché devi sapere alcune cose dell'Altra Metà, prima di tornarci.»

Non riusciva a crederci. O Lisa aveva fatto il suo stesso sogno... o Jennie stava ancora sognando. In entrambi i casi, i mormorii della gente intorno a loro la stavano mettendo in imbarazzo. Jennie Kim, la ragazza più popolare dell'Università, che parlava con la sfigata Lalisa Manoban?

Era decisamente un incubo.

«Non so di cosa parli.» gli disse Jennie e cercò di allontanarsi, ma lei strinse la presa.

«Okay,» acconsentì lei, «fai pure finta di non capire. Ma fammi spiegare alcune cose.»

Lei esitò un attimo, poi vide le sue amiche guardarla come se non la riconoscessero. Stavano parlando tra di loro, probabilmente cercando di capire cosa ci facesse con Lisa. Presa dalla rabbia, si avvicinò alla ragazza e portò la propria voce al livello di un sussurro. «Lasciami. Andare.» Strinse i denti così forte da farsi male. «E non rivolgerti mai più a me in pubblico, mi metti in imbarazzo.»

Lisa gli rivolse uno sguardo sorpresa, poi l'emozione nei suoi occhi si trasformò in qualcosa di simile all'odio. «Come vuoi.» Gli lasciò andare il braccio. «Sono proprio curiosa di vedere cosa indosserai, domani.»

E, detto questo, si allontanò con un lieve sorriso sulle labbra.

Jennie si chiese cosa avesse voluto dire con quella frase, ma lasciò perdere. Raggiunse le sue amiche e disse loro che Lisa gli aveva chiesto il numero, ma lei non glielo aveva dato.

«Bleah!» commentò Jennifer con una smorfia, «Lalisa Manoban? Non è droga o alcol abbastanza potente da costringermi a dargli il mio numero.»

«Sarebbe anche carina, se non fosse così stramba.» disse Martha.

«È stramba.» aggiunse Christine.

«E autolesionista.» terminò Katherine.

«Beh, non mi sogno nemmeno di uscire con lei.» esclamò Jennie. «Gli ho detto di non parlarmi mai più.»

«Brava.» convennerò le amiche.

Quella sera Jennie cenò in fretta e si disse che il giorno seguente avrebbe saltato la corsa mattutina. Rimise la sveglia per le otto e si buttò sul letto, sfinita.

Si addormentò quasi subito.

***

Ancora prima di svegliarsi, Jennie si accorse di non trovarsi più sul comodo letto in cui si era addormentata. Spalancò gli occhi di scatto e si tirò su a sedere. Si trovava nella casa di legno che aveva sognato la sera prima, ma non c'era nessuno a parte lei.

No, no, no. Non di nuovo.

Un rumore la fece voltare verso la porta fatta di liane. Lisa entrò portando in mano due frutti di un giallo acceso, più grandi del suo pugno. Non appena la vide, sul suo volto si aprì un ghigno.

L'Altra Metà del Mondo |Jenlisa|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora