tu che mi dai più della luce del giorno

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«Quindi? Domani chi ce viene alla festa pe Laura?» urlò Chicca approfittando della campanella che segnava l'inizio della ricreazione.
«Laura? Ma il compleanno suo è a novembre» protestò Matteo rimanendo al suo banco.
«Dio dammi la forza, ma che hai capito Matte'. È un mese che ne stiamo a parla. Laura va a fa l'anno all'estero a Nottingham e vogliamo festeggia prima che parta» lo rimproverò una voce dall'ultima fila.
«Nottingham? Laura ma che stai a fa, la Germania fa cagare» si lagnò in risposta Matteo.
«Germania? Ao Matte svejate. Va a Nottingham, mica ad Amburgo»
«Amburgo? Ma me spieghi mo che c'entra la Francia? Poi ve lamentate quando perdo er filo del discorso!»
La classe si scambiò uno scambio rassegnato e alzarono all'unisono le spalle, tutti consapevoli che Matteo fosse un caso perso.

***
La sera della festa i ragazzi si trovarono tutti in un locale di Roma, con la solita musica assordante e litri di alcol che passavano di mano in mano.
Simone era ubriaco, decisamente ubriaco.
Aveva iniziato con qualche drink ma poi aveva perso il conto e la situazione era precipitata.
Nel mezzo della serata qualcuno gli aveva tirato un drink addosso.
«Ao ma piove!«
«No Simo non piov-»
«Non ti sembra che io abbia le movenze di Roberto Bolle?» aveva poi domandato.
Qualcuno tra la folla, stanco di sentire la voce di Simone Balestra che, detto tra noi, di cagate da raccontare ne aveva da vendere, gli aveva in seguito lanciato un pezzetto di ghiaccio preso da un cocktail.
«No vabbè, grandina pure»
E poi finalmente aveva chiuso la bocca.

Simone ora si stava godendo le attenzioni di un ragazzo poco più basso di lui, dai capelli biondi raccolti in un codino e un'elegante camicia dalle maniche arrotolate. Entrambi seguivano con i loro corpi il ritmo della musica, diventando presto un tutt'uno.
«Mi chiamo Alessio» urlò il più basso cercando di farsi sentire
«Simone!» si presentò a sua volta gridando Simone.
Continuarono a ballare e presto Simone sentí le mani di Alessio sul suo corpo e non si spostò. Era stanco di aspettare un treno che non sarebbe mai passato e aveva voglia di pensare a se stesso per una volta.
Per questo motivo non fermò il tocco esperto del compagno che stava sfiorando il tessuto della sua camicia, anche se dall'altra parte della sala un certo ricciolino osservava la scena infastidito.

Manuel, che mai prima d'ora si era resto conto di avere un cuore, ne prese assoluta coscienza, dal momento che lo sentí fermarsi. Cercò di mantenere la calma, perchè alla fine, che motivo aveva per essere geloso di un amico? Per un primo momento cercò di ignorare il fuoco che lo stava bruciando dentro, ma quando sentí l'incendio impadronirsi di ogni sua cellula, capí che era il momento di intervenire.

Il ragazzo si fece largo tra la mischia e in poche falcate raggiunse Simone, impegnato in quella che sembrava un'interessantissima conversazione. Non appena raggiunse l'amico lo afferrò per il braccio, strattonandolo.
«Simò dobbiamo andare»
«Sto parlando» rispose Simone impetuoso.
Lo sguardo di Manuel si spostò dal più piccolo al ragazzo che gli stava affianco, che osservava la scena con fare confuso.
«Ma lo conosci almeno?» domandò Manuel indicandolo, senza curarsi di sembrare maleducato.
«Sí, si chiama Luca»
«Alessio» lo corresse il biondo imbarazzato.
Seh vabbe Simò.

Manuel non riuscí a trattenere una risata compiaciuta, senza mai smettere di squadrare Luc- Alessio, si chiamava Alessio. Poi si ricordò il motivo per cui si era spostato e riafferrò Simone che questa volta non oppose alcuna resistenza.
Individuò una parte di locale poco affollata e ci trascinò l'amico.
«Che noioso che sei Manuel, me stavo divertendo» si lamentò Simone facendo il labbruccio, una scena che a Manuel apparve tenerissima.
Lo sguardo del più grande si addolcí e prese parola.
«Dai Simò, manco lo conoscevi. Poteva farte male, che ne sai»
«Che c'entra Manuel. A te, te conosco eppure male me lo fai comunque»

Nonostante una tale sfacciataggine da parte di Simone potesse essere solo frutto dell'alcol, Manuel si sentí colpito e affondato.
Lasciò il braccio di Simone quasi automaticamente e per un attimo pensò di averlo quasi liberato, come se fosse la sola cosa che li aveva tenuti legati per tutti quei minuti. Si era già preparato a vederlo sparire in un battito di ciglia ma ciò non avvenne, perchè il più alto rimase immobile nella sua posizione.

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora