facciamoci del male, lo facciamo cosí bene; pt2

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Simò se solo avessi saputo, te giuro che t'avrei amato più forte.

Il fatto è che Manuel l'amore non l'aveva mai quantificato e non sapeva se sarebbe mai stato in grado di amare qualcuno. Era però certo che Simone ne valesse la pena, per lui avrebbe amato e avrebbe imparato a farlo sul serio. In fondo si sentiva invicibile quando era al fianco del più piccolo e nulla riusciva a spaventarlo.

«Stavo pensando che dovresti scriverle queste cose»
«Scriverle? Mamma ma che stai a di»
«Ma sí, Manuel. Tutte ste cose che mi dici, ste cose che ti fa provare Simone. Magari cosí fai un po' di ordine in quella testa che ti ritrovi»

E alla fine forse Anita un po' di ragione ce l'aveva. Forse sarebbe stato il caso di iniziare a dare un senso a quei pensieri che scorrevano come vecchie diapositive riposte alla rinfusa e non lasciavano al ragazzo un momento di pace.
Fu quasi una scelta impulsiva, quella di acquistare un diario dalla copertina nera su cui iniziare a scrivere.

Giorno uno
Ho visto Simone solo un paio di volte oggi, è stato tutto il tempo con Andrea. Ho tanta voglia di spaccargli il naso ma non credo che farlo mi riporterebbe da Simone.
Simò? Dimmi che non è finita e che ci stiamo solo aspettando.

Giorno due
Mi odio cosí tanto che ho perso il conto delle volte che l'ho ripetuto. Mi sono fatto scivolare dalle mani la cosa più preziosa che avessi mai conosciuto.
Te l'ho già detto Simò, se mi stai vicino sono fortissimo ma con te lontano c'ho paura pure di me stesso.

Giorno tre
Oggi Simone mi ha suggerito una risposta di matematica e mi ha sorriso. Me lo spieghi come fai a rimanere buono anche con uno stronzo come me?
Sei così puro Simone che quasi mi ci specchio negli occhi tuoi.

Manuel si guardava attorno smarrito, alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo. Sua madre lo aveva informato che sarebbe passata durante l'orario scolastico a prendere il motorino ma il ragazzo se n'era completamente dimenticato e ora si ritrovava a piedi, senza un mezzo per raggiungere casa.

«Oh Manuel, ti serve un passaggio?» gli domandò improvvisamente Simone apparendo da dietro e facendolo sussultare.
Manuel si prese qualche secondo per rispondere, non era certo che sarebbe stata una buona idea.
«Sí, grazie»
Te pareva.

La verità è che accettò solamente per rivivere l'emozione del suo petto adagiato dolcemente contro la schiena di Simone e le braccia allacciate a lui per non rischiare di cadere. Non era cambiato nulla rispetto a prima, anzi forse ora era anche meglio, ora che Manuel sapeva che cosí ci avrebbe voluto passare una vita intera.

Presto un viale familiare iniziò a prendere forma davanti agli occhi del riccio che con un'espressione interrogativa sollevò il viso.
«Simò ma che stai a fa?» rise Manuel staccandosi dolcemente dalla schiena dell'amico.
«Pranzi da me.»
Manuel non rispose, sapevano entrambi che non servivano parole e che quell'attimo era già abbastanza perfetto.

Entrarono in casa qualche minuto dopo, liberandosi immediatamente dal peso degli zaini che finirono a terra vicino all'ingresso. Entrambi timorosi che spezzare il silenzio che era nato avrebbe rovinato tutto, non osavano parlare e fu tutto automatico, come ai vecchi tempi.
Manuel raggiunse mensole e cassetti e si affrettò ad apparecchiare, mentre Simone aprí il frigo per decidere cos'avrebbero mangiato.

Il più basso iniziò presto a percepire che le pareti si stavano stringendo e si sentiva schiacciato in quella tranquillità angosciante. Doveva fare qualcosa.

«Simo, come va con Andrea?»
Ma che cazzo, tra tutte le cose che potevo chiedere.
Simone interruppe l'azione che stava compiendo improvvisamente, di certo non era la domanda che si aspettava. Si voltó lentamente verso Manuel e sospiró.
«Male, in realtà.»
Si sentiva già piú leggero; erano giorni che conviveva con un'inquietudine non indifferente e parlarne sicuramente lo avrebbe aiutato.
Senza che il più grande chiedesse altro, Simone proseguí, ormai deciso a sfogarsi.
«Non lo so nemmeno io Manuel, non so che pensare. Siamo in pausa perché dice che non sono capace di dargli abbastanza attenzioni e lo trascuro» e si lasció cadere come un peso morto sulla sedia.

«Mi dispiace Simo» sussurró Manuel tenendo gli occhi bassi e osservandosi le mani, diventate magicamente l'unica cosa che riusciva a guardare all'interno di quella casa.
Una parte di Manuel non vedeva l'ora di sentire Simone pronunciare qualcosa del genere, ma ora che ció che aveva atteso impazientemente era reale, si ritrovó piuttosto confuso e insicuro.
C'era qualcosa di insostenibile nel vedere il suo Simone in quello stato e l'unica cosa che avrebbe voluto fare era stringerlo senza mai lasciarlo andare.

Fortunatamente il piatto di pasta al ragú alleggerí la tensione tra i due e presto le conversazioni ripresero il carattere spensierato che da sempre li caratterizzava.

Dopo il pranzo si trasferirono nella camera di Simone, trascinando drammaticamente gli zaini per le scale sbuffando ad ogni scalino.
«Simó devo andare in bagno, ce pensi tu a prende i libri?»
Simone annuí e appoggió gli zaini ai piedi del letto per poi adagiarsi sulla morbida coperta azzurra. Prese il suo libro di matematica e poi, afferrando lo zaino di Manuel, si mise alla ricerca del quaderno.
Con le mani tastó un piccolo libricino dalla copertina rigida e incuriositó decise di osservarlo da vicino.
Ma che è, un diario scolastico? Ma se Manuel non ha mai appuntato un compito in vita sua, pensó mentre lo estraeva dalla cartella.
Lo osservó per qualche secondo e infine si decise e lo aprí. Il cuore di Simone sembrava quasi voler uscire dal petto, nel momento in cui si rese conto di cosa si trattava.
Simone. Simone. Simone.
Il suo nome veniva citato almeno una volta in ogni pagina, accompagnato da riflessioni nelle quali Manuel sembrava aver messo a nudo il suo cuore.
Le dita sottili del ragazzo sfogliavano ogni pagina, mentre gli occhi correvano veloci da una parola all'altra, alla ricerca di una spiegazione.

Giorno dieci
"Dove vado senza le tue frasi
E non mi tocca niente se non le tue mani"

«Simone...» pronunció Manuel con un filo di voce non appena vide l'amico intento a leggere qualcosa che aveva sperato non vedesse mai.
Simone alzó lo sguardo e i suoi occhi lucidi si incastrarono con quelli di Manuel, colpevoli.

«Cosa significa tutto questo Manuel? Eh?» urló Simone con la voce spezzata, in poco tempo sarebbe scoppiato e per poco non gli lanció il diario addosso.
Manuel si avvicinó e raggiunge Simone sul letto e fece un grande respiro prima di parlare.
«È stata un'idea di mia mamma. Un'idea stupida, scusa. Tu non avresti mai dovuto leggerlo o vederlo, non ho mai scritto nulla con l'intenzione che tu lo leggessi. Mi dispiace, non doveva andare cosí» sputó velocemente una parola dopo l'altra, per cercare di sconfiggere la paura di rimanere senza parole davanti al più piccolo.
Simone si calmó e il suo respiró si regolarizzó, permettendogli di rispondere.
«Ma le cose che ci sono scritte lí, insomma le frasi...» si fermó per riflettere «Ecco tu... Ho bisogno di sapere se le pensi davvero. Dimmi la verità Manuel, non voglio sentire le tue solite cazzate»

Manuel sorrise e si arrese.
«È tutto qui Simó. Quello che penso, che provo, che voglio. Sta tutto qui. Non potrei essere più sincero di cosí»

«Manuel» il tono di Simone non era mai stato cosí serio e sicuro di sè.
«Ti piaccio, Manuel?»

Il più grande distolse lo sguardo e si mise a riflettere per qualche secondo, sotto lo sguardo confuso di Simone.

«Giorno tredici» esordì poi.
«Eh?»
«Giorno tredici. Leggilo.»

Giorno tredici.
È come vivere in apnea, mi sveglio e mi sento soffocare. Poi vedo Simone e respiro. Simone mi dai il respiro, mi piaci così tanto.

Simone annulló la distanza tra i loro corpí, portó una mano sul collo di Manuel, lo spinse verso di sè e lo bació, come se da quel contatto dipendesse tutta la sua vita.
Nessuno dei due aveva intenzione di smettere ma nel momento in cui Simone si fermó per prendere fiato, Manuel ne approfittó.
«Simò»
«Mh?»
«Glielo posso dire ad Andrea che non siete più in pausa?»

-
ciaoo! scusate tantissimo il ritardo ma sono tornata a scuola e già vorrei piangere, non ce la posso fare. Non so se questa parte mi convince, fatemi sapere se vi è piaciuta!
Com'è andato il rientro a scuola?
<3

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora