se mi guardi cosí, se mi sfiori cosí ; 1

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«Manuel, questo è l'ultima volta»
«L'hai detto anche ieri, » rispose il riccio alzandosi dal letto matrimoniale e afferrando i pantalani precedentemente gettati a terra «L'altro ieri» si infilò i pantaloni «Ah, anche tre sere fa l'hai detto»

Simone si ritrovò costretto a sbuffare davanti all'inconfutabile evidenza dei fatti e velocemente si rimise anche lui i pantaloni.
«Questa volta sono serio. Non voglio più vederti, non in questo modo» aggiunse accigliato.
«Ah sí? Quindi non mi implorerai mai più di raggiungerti qui alle due di notte, Simò?»
Manuel si era avvicinato pericolosamente e Simone ebbe seriamente paura che le sue gambe non avrebbero retto la reazione chimica che la domanda del più grande aveva innescato.
«Dai, meglio che vada. Ci vediamo domani, mh?» aveva poi concluso uscendo dalla porta, non prima di aver lasciato un tenero bacio sulla spalla di Simone ancora nuda.
Simone si lascio andare contro una parete, portandosi le mani ai capelli decisamente in disordine.
Ma in che casino mi sono cacciato?

Le cose andavano bene e i due erano amici. Certo, amici un po' speciali, che studiavano il pomeriggio e poi passavano la notte assieme, ma ad entrambi sembrava andare bene cosí.
Simone aveva capito che da Manuel non poteva pretendere altro e quindi si era aggrappato a quel contatto come se da ciò dipendesse la sua intera esistenza. Manuel era lí, e questo bastava.

Aveva conosciuto un ragazzo, Edoardo, del quinto anno. Era più alto di lui, biondo e Simone annegava puntualmente nei suoi occhi color oceano. Era una persona tranquilla, pacifica e riservava sempre al timido Simone una parola dolce al termine delle lezioni.

Si frequentavano da un paio di settimane e Simone non mancava mai di ripetersi che era perfetto, tutto ciò che aveva sempre cercato.
Gli piaceva aggrapparsi al suo braccio quando camminavano nel freddo, o il modo in cui per la prima volta qualcuno riusciva a guardarlo dall'alto prima di baciarlo. Rimaneva ammaliato quando Edoardo gli accarezzava il viso o gli raccontava della sua giornata con entusiasmo e con voce dolce gli domandava come invece fosse andata la sua, di giornata.

Edoardo è perfetto e io vado a letto con Manuel.
Anche questo pensiero era un loop continuo nella testa di Simone, divorato ormai dai sensi di colpa.
Ogni attenzione da parte di Edoardo suscitava in lui adorazione per il perfetto ragazzo del quinto anno ma poi il suo stomaco si chiudeva in una morsa insopportabile e l'idea di avere la coscienza sporca, sudicia, lo tormentava.

Eppure ci ricascava continuamente. Per quanto tentasse di andare avanti, la destinazione della rotta di Simone era già stata scritta.

                                             ***

«Sí va- No, Anita! Non urlare! Guarda che ti sent-Eh?»
Dante stava urlando in maniera confusa in cucina da un paio di minuti e Simone si sentí constretto a controllare che andasse tutto bene, con suo padre non si poteva mai essere completamente sicuri.
Nel momento in cui varcó l'ingresso, Dante stava chiudendo la chiamata e gli riservó una sguardo colpevole.

«Simone, c'è una cosa che devo chiederti» inizió procedendo cautamente.
«Anita e Manuel hanno avuto un problema, c'è stato un incendio nella palazzina.»
Simone si sentí soffocare.
«Stanno bene, stai tranquillo. Non erano in casa fortunatamente» lo rassicuró il padre portando una mano sulla spalla del figlio «peró hanno bisogno di un posto in cui stare per qualche giorno»
Ecco dov'era la trappola.

Il nodo alla gola non sembró sciogliersi. L'idea di condividere i suoi spazi e tutto il suo tempo con Manuel lo spaventava a morte.
Si era da tempo reso conto che spesso perdeva il controllo delle proprie azioni quando l'altro gli stava vicino, di conseguenza non poteva permettersi di concedergli questo potere tutti i giorni, tutto il giorno.
Manuel era da sempre il carnefice e Simone il giustiziato, due figure che per nessuna ragione al mondo avrebbero dovuto vivere tra le stesse pareti.

Alla fine si rassegnó. Doveva trovare un modo per convivere con il ragazzo e allo stesso tempo portare avanti l'appena nata relazione con Edoardo.
Cosa poteva andare storto?

***

«Simó te devi calmà. Non lo so cosa è successo!» urló Manuel alzando le mani in segno di resa.
«Manuel i gatti non finiscono da soli nelle lavatrici» gridó di rimando Simone prendendo in braccio il piccolo micio spaventato e superando il più basso colpendolo con la spalla.
«Esagerato» sussurró Manuel incrociando le braccia al petto con un'espressione corrucciata.

La situazione in casa Balestra stava decisamente sfuggendo di mano. Manuel era il combinaguai per eccellenza, dal gatto in lavatrice alle pantofole nel camino. Per non parlare della sua sfacciataggine.
«Simó, passami un po' il pane»
Simone sbuffó, era stanco del tono autoritario del più grande che sembrava ignorare completamente le buone maniere.
«Manuel, come si dice quando si chiede una cosa? Mi passeresti il pane, per...?» e attese che Manuel afferrasse la parolina magica.
«Per? Per magna Simó, che ce devo fare col pane scusa?»
E Simone esasperato scosse il capo e si colpí col palmo della mano.

Per non parlare del pomeriggio, quando era ormai abitudine per Anita e Dante organizzare un karaoke sulle note dei più grandi successi degli anni ottanta.
Quel freddo pomeriggio però il concerto venne improvvisamente interrotto dal suono inaspettato del campanello, che incuriosí tutti.

«Vado io!» gridó Manuel avvicinandosi alla porta.
Aprí la porta fischiettando ma il fiato rimase sospeso a mezz'aria nel momento in cui si ritrovó davanti un ragazzo oggettivamente perfetto, che lo guardava con aria serena.

«Ciao! Io sono Edoardo, piacere» e allungó la mano verso Manuel, che la strinse titubante.
«Tu devi essere Manuel, giusto? Simone mi ha raccontato cos'è successo, mi dispiace. Siete fortunati a conoscere i Balestra! Senti, a proposito di Simone»
Ma quanto cazzo parla questo?
«È in casa?»
Eh?
«Chi?»
«Ma come chi! Simone!» rise Edoardo riducendo gli occhi celesti ad una fessura.

Manuel non ebbe modo di rispondere perchè il diretto interessato li raggiunse.
«Edo? Cosa ci fai qui?»
Era felice, certo, ma per un attimo temette che il suo tono insicuro avrebbe tradito la sua preoccupazione.
Edoardo superò Manuel e si avvicinò a Simone, scompigliando i suoi ricci scuri e lasciandogli un tenero bacio sulla fronte.
«Ero per strada e mi mancavi»
«D'accordo. Senti, andiamo su, mh?»
Simone lo afferró per il braccio e lo trascinó al piano di sopra, lasciando Manuel in un tornado implacabile di pensieri.

Rimase per qualche secondo immobile, appoggiato allo stipite della porta.
Edoardo. Edoardo. Edoardo.
Ma certo, Simone gliene aveva parlato una sera.
Cercó di ricordare cosa l'amico gli avesse detto sul fidanzatino ma l'unica cosa che riusciva a mettere a fuoco era l'unione tra lui e Simone, Manuel e Simone, l'unica cosa che contava davvero.
Involontariamente si ritrovó a stringere i pugni socchiudendo gli occhi e desiderare di essere lui, di sopra in camera con Simone.
Come un indovino con la sua sfera di cristallo, Manuel riusciva a immaginare perfettamente i due seduti sul letto, le mani del più grande accarezzare il volto, le braccia dell'altro e il solo pensiero fu in grado di appiccare un incendio nel suo petto. Si sentiva spaesato, perso, tradito.

Non che non si aspettasse che Simone avrebbe trovato qualcuno, quello era ovvio. Passava la maggior parte della giornata a fissare il viso e le movenze del più piccolo ed era assolutamente consapevole della sua bellezza e del fascino di cui involontariamente era dotato, perciò non c'era da stupirsi nel vedere il perfetto Edoardo del quinto anno stargli sotto come un treno.
Era come se Manuel avesse vissuto tutti questi mesi in attesa che qualcuno gli portasse via Simone, senza però immaginare il vuoto che questa mancanza avrebbe provocato.
Simone era bello e piaceva e Manuel si ritrovava ora a fare i conti con qualcun altro.
Chi cazzo ti credi di essere Edoardo?


Buonasera! Vi porto questa prima parte giusto per farvi sapere che sono viva e vi penso sempre.
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate e se volete una parte 2!
Ho già in mente il continuo ma devo ancora scriverlo, quindi sicuramente ci vorrà un po'.
alla prossima <3

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora