mi prendi da dentro, sono uguale a te ; 2

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(prima di leggere questa storia vi consiglio di leggere quella precedente, sono leggermente collegate <3)

«Manu» gridò Simone per attirare l'attenzione del fidanzato che si trovava nell'altra stanza mentre si sistemava il colletto della camicia.
«Come sto?» chiese poi con fierezza quando il volto di Manuel si affacciò alla porta.
«Me sembri npo' Carlo Conti»
Eh vabbè.
Simone fulminò il ragazzo con lo sguardo e si girò di spalle, per allontanarsi da lui.
«Ao» lo richiamò l'altro «Ndo vai? Sei in ritardo per l'Eredità?»

Simone cercò di trattenere una risata e quindi Manuel si sentí libero di riprendere la parola.
«Dai Simò, cosa me lo chiedi. Sei bellissimo, o sai» il suo tono si era addolcito e ora guardava con ammirazione il compagno, vestito in tiro con un pantalone elegante e una camicia bianca.
«Te lo chiedo perchè siamo senza specchio, Manuel»
Touché.

«Ma stai cosí in ansia pe sta cena? Sono Anita e Dante, mica il Papa e Britney Spears»
Simone lo fissò confuso per qualche secondo.
«Manu questo parag-»
No, sarebbe stato inutile.
«Sí, sono in ansia.» ammise.

«È una cosa bella, quella che dobbiamo annunciare. Andrà tutto bene, te lo giuro» la voce rassicurante di Manuel era da sempre un calmante per il più piccolo, che abbozzò un timido sorriso.
Il riccio si fece strada nella stanza e allacciò le braccia al collo del più alto, lasciando un dolce bacio sulle sue labbra.
«Stai tranquillo, amore»

Fuochi d'artificio, ecco a cosa Simone associava il suo cuore quando Manuel decideva di utilizzare quel nomignolo. Ogni volta temeva che il suo cuore si potesse vedere attraverso il petto e aveva paura che una di queste volte avrebbe davvero perso il controllo del proprio corpo, animato da quella parola tanto corta quando intensa.
E dopo era quiete dopo la tempesta, e Simone poteva riprendere a respirare.

                                          ***
Si sedettero tutti e quattro al tavolo e afferrarono i menù, impazienti di poter mettere qualcosa sotto i denti. Avevano deciso di venire con una macchina unica e Dante, povero ingenuo, aveva chiesto che fosse Manuel a guidare perchè se aggiusta le macchine sicuramente sa anche guidarle.
No, Dante si sbagliava e a testimoniarlo c'erano sicuramente i numerosi tentantivi involontari di portare la macchina in un fosso.
In ogni caso, riuscirono ad arrivare illesi al ristorante.

«Mamma, Dante» il suo sguardo si spostava da uno all'altro con evidente eccitazione «Vi abbiamo invitato fuori a cena perchè c'è una cosa che vorrei dirvi»
Anita gli riservò uno sguardo carico di apprensione
«Manuel, amore, se vuoi dirmi che ti piacciono anche gli uomini penso di averlo capito da sola»

Manuel sbuffò esasperato e serví la mano di Simone, che stava soffocando una risata, sulla sua per incitarlo a continuare.
«Simone mi ha chiesto di sposarlo» concluse poi senza troppi preamboli, sorridendo fissando i due genitori in attesa di una reazione.

«Tiè Dante! O sapevo io che a chiederlo sarebbe stato Simone. Dammi i cinquanta euro che mi spettano» esordí Anita elettrizzata alzando pericolosamente il tono della voce.
«Nun me dovevo fida di Manuel» borbottò tra sé e sé Dante, alzando poi lo sguardo verso il ragazzo «Giuro me sembravi più sveglio ragazzo mio» e scosse la testa in segno di disapprovazione.

«Quindi?» chiese dopo poco Anita con tono impaziente.
«Quindi cosa?»
«Come quindi cosa! Simone! Raccontaci com'è andata la proposta di matrimonio» batté le mani eccitata in attesa di un racconto dettagliato.
Simone e Manuel si scambiarono uno sguardo complice, incapaci di trattenere una risata.

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora