verresti con me se trovassi il coraggio?

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«No Sim- So i tergicristalli quelli»
«Ma secondo te? Quanti piedi c'hai? Te pare che puoi premere tutti e tre i pedali contemporaneamente?»
«Mamma mia Simò ma almeno in biciletta ce sai anna'?»

Simone Balestra, primo della classe e fenomeno nel ripetere alla perfezione centinaia di formule fisice, sbatté esasperato la testa sul volante.
«Simò il clacs-»
Risollevò il voltò non appena il rumore del clacson lo assordò.
E te pareva.

«Eddai Simò, nun t'agita. So cose che poi vengono naturali, giuro»
«Naturali il cazzo Manuel, sta macchina non parte e siamo qui da un'ora»
E Simone esplose in un verso di frustrazione.
«Dai, riprova e stavolta bilancia bene sti due pedali» lo esortò il più grande.
E questa volta la macchina partí.

Simone ridusse gli occhi ad una fessura e finse di essere un pilota professionista in una pista odorante di asfalto bruciato.
Immaginò persino le folle scalpitanti negli spalti e il suo nome gridato al vento.
Si sentiva il padrone della strada, capace di dominare qualsiasi altro veicolo e arrivare al traguardo per primo.

«Manu guarda, sono già un campione!» quasi gridò in preda all'emozione aggrappandosi al volante con forza.
Manuel alzò un sopracciglio in risposta.
«Ao campione» richiamò poi l'attenzione del nuovo piccolo prodigio della strada.
«Ci ha superato tua nonna.»
E quindi?
«A piedi.»
Ah.

Era iniziato tutto qualche settimana prima, quando il motorino di Simone aveva deciso di smettere di funzionare improvvisamente.
Il ragazzo non poteva crederci. Abituato al lusso di un mezzo di trasporto comodo e soprattutto individuale, non digeriva l'idea di dover prendere la metro o un autobus per raggiungere l'edificio universitario.

Almeno, questo era quello che raccontava a chiunque lo giudicasse esageratamente melodrammatico di fronte a un semplice motorino mal funzionante.
La verità era ben diversa.

Nell'esatto momento in cui il vecchio catorcio lo aveva lasciato a piedi nel bel mezzo di un viaggio, non c'era stato posto per nessun pensiero se non "e mo a casa di Manuel come ci vado?"
Lo aveva chiamato disperato e si era fatto venire a prendere, cercando di mascherare la vera motivazione dietro alla sua angoscia.

«Oh Simò, ma la vuoi prendere sta patente prima o poi sí o no?»
«Dai Manu ne parliamo dopo. Muoviti. Ho la pipí»
«Mandami la posizione, arrivo»

In realtà una piccolissima parte di Manuel temeva che Simone non fosse stato in grado di imparare a guidare a causa dell'ansia e il solo pensiero lo distruggeva.
Dopo l'incidente, il più grande lo aveva accompaganto in motorino letteralmente ovunque e, non appena aveva preso la patente, era diventato un vero e proprio taxi. Non che gli dispiacesse, sia chiaro.

Simone usciva di casa puntuale e inscenava un'impacciata ma tenera corsetta fino alla macchina.
Apriva la portiera e abbassandosi, si affacciava col viso primo di sedersi.
«Buongiorno» pronunciava, prima di prendere posto affianco al guidatore. «Tutto bene oggi?»
E Manuel ogni volta pensava che sí, andava tutto bene, ora che nell'auto aleggiava l'inebriante profumo dell'amico.
Ambra e vaniglia, ecco cosa sento, pensava il riccio ogni volta, incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse l'altro ragazzo.

Manuel ci aveva messo un po' a chiedere a Simone se gli servisse un aiuto per imparare a guidare. Certo, sarebbe stato un bel passo avanti ma aveva paura che il più piccolo non avrebbe più avuto bisogno di lui, una volta presa la patente.
«Ma non lo senti il rumore? Metti la terz- No, quella è la prima. Ao ma t'hanno insegnato a contare?»

Però quel lunedì pomeriggio, in un parcheggio vuoto e silenzioso, capí che Simone avrebbe avuto bisogno di lui per ancora molto tempo.

«Manu si è accesa una spia, che devo fare?» la voce impanicata mise Manuel sull'attenti, che si affrettò a tranquillizzare il guidatore.
«Tranquillo, accosta che ce do un occhio»

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora