mi prendi da dentro, sono uguale a te

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«No Manuel, abbiamo già ascoltato l'intera discografia di Taylor Swift sette volte. Non ti azzardare a mettere un'altra sua canzone» lo ammoní Simone tenendo gli occhi fissi sulla strada davanti a sè.
«D'accordo, metto n'altra cosa» sbuffò il più grande avvicinando il dito allo stereo.
«Anche gli One Direction sono fuori questione, li hai già messi tre volte oggi»
Manuel ritrasse il ditò immediatamente, appoggiandosi di peso al sedile della macchina.
«Eddai!» protestò sotto lo sguardo avvisatore di Simone.

Dieci minuti dopo scesero dalla macchina e Simone aprí il bagagliaio per tirare fuori l'enorme scatolone che avevano trasportato fino a casa.
«Ricordami perchè ho deciso di accompagnarti a comprare uno specchio nuovo» si lamentó Manuel, il cui viso era impegnato in una smorfia di dolore.
«Perchè ho rotto il mio e mi ami» rispose orgoglioso Simone.
«Seh Simó, me piacevi quando m'aiutavi in matematica, mica quando rompevi gli specchi ballando Hot n Cold a Just Dance» sbuffó il compagno salendo un primo gradino della scalinata.

Simone aveva da poco comprato un appartamento a Roma che gli permetteva di avere più autonomia mentre proseguiva gli studi universitari e lavorava anche come cameriere in un locale del centro.
Abituato a Villa Balestra, si era dovuto decisamente adattare alle dimensioni della nuova abitazione, ma tutto sommato poteva ritenersi fortunato. Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.

Al contrario, il suo fidanzato Manuel, ne era entusiasta. Tutti avrebbero giurato il contrario, ma il più grande non sentiva ancora la necessità di comprare un appartamento tutto per sè, quindi quando a farlo era stato il suo ragazzo, si era tuffato completamente nella novità che era diventata per lui un rifugio.

Dopo sette bestemmie di Manuel e cinque ao mo m'hai rotto er cazzo di Simone, arrivarono all'ingresso ed entrarono con lo specchio nuovo.

«Vado a farmi da magna, buona fortuna co sto specchio» annunció poi Manuel con teatralità, avviandosi verso la cucina.
«Ma come?» Simone alzó la voce per farsi sentire «Avevi detto che mi avresti aiutato!»
«Dicevo pure d'esse etero Simó, non è che te puoi sempre fida» gridó di rimando Manuel dall'altra stanza.

                                           ***
Tre ore dopo lo specchio era stato montato e Simone lo osserva con fare sospetto, come se da un momento all'altro potesse risucchiarlo a Narnia.

«Manuel!» urló Simone dalla camera «È storto»
Manuel, che si stava per buttare sul divano, si fermó.
«Simó aridaje co sta storia. Te l'ho detto mille volte che non è storto. Smettila di commentare la forma del tuo-»
«Guarda che parlo dello specchio»
Ah.
«Arrivo Simó» si affrettó a dire Manuel dirigendosi nella camera da letto.

Una volta raggiunta la stanza, trovó Simone con la testa inclinata di novanta gradi che osservava lo specchio.
«Non se raddrizza a guardarlo così» lo derise il più basso «Ora ti faccio vede io come si mette un chiodo nel muro» e detto ció si avvicinó per prendere chiodo e martello che erano stati gettati per terra da Simone preso dall'esasperazione.

«Guarda e impara dal maest-»
Un urlo agghiacciante lasció le labbra di Manuel che si accasció a terra.
«Fammi indovinare, maestro. Il dito?» lo rimproveró Simone guardandolo dall'alto.

Simone corse in bagno a prendere il necessario per medicare il fidanzato, maledicendosi mentalmente.
Anita te l'ha detto trenta volta che un martello in mano non glielo devi mai dare. Te la sei cercata.

«Va meglio?» chiese Simone apprensivo, osservando il dito del compagno ricorperto da uno spesso cerotto.
Manuel annuí tenendo lo sguardo basso come un cane bastonato. Un silenzio rassicurante scese nella stanza, mentre Simone accarezzava dolcemente la schiena dell'infortunato.

«Simó comunque stavo a pensa prima» esordì Manuel improvvisamente.
«Me conviene inizia a compra tutto doppio. Tipo che me servono due spazzolini, cosí uno lo tengo qui. Che dici?» suggerí.

Simone non risposte subito, qualcosa era scattato in lui. Aveva cercato il momento adatto per giorni e ora Manuel glielo stava porgendo su un piatto d'argento.
«Dico che due spazzolini costano. Forse ti conviene prenderne solo uno e trasferirti qui» azzardó poi evitando di girarsi verso Manuel, per evitare l'imbarazzo che un contatto visivo avrebbe provocato.

Manuel in quel momento pensó che la sua anima avesse definitivamente abbandonato il corpo, sentendosi leggero come una piuma. Tutto attorno a lui divenne insignificante, a partire dal dito probabilmente fratturato.
Sul suo viso apparve il sorriso più genuino che Simone avesse mai visto e i suoi occhi si illuminarono.

«Stai scherzando?» chiese, per paura che il più piccolo lo stesse prendendo in giro.
Simone sorrise e scosse freneticamente il volto.
«No Manu, sono serissimo» riuscí solo a dire.

Manuel scoppió a ridere.
«Che te ridi?» domandó Simone accigliato.
«Stavo a pensa a quando eravamo più piccoli»

Manuel guardava Simone e avrebbe voluto chiuderlo in una sfera di vetro per proteggerlo dal mondo. Più lo osservava più il suo cuore bruciava, incapace di controllare il proprio battito accelerato.
Aveva provato ad accartocciare i sentimenti e gettarli in un angolo, ma ogni volta tornavano più forti di prima, pronto a tormentarlo di giorno e privarlo del sonno di notte.
Cercava di distrarsi, fare altro, pensare ad altro. Sperava che anche Simone riuscisse a pensare ad altro, sarebbe stato più facile per entrambi andare avanti. Ma poi aveva capito.
A non pensarsi si spreca una vita.

È cosí aveva deciso che era stanco di aspettare, perchè le cose le devi afferrare se non vuoi che scappino. Devi prenderti cura di ció che ami.

«Non uscire con lui Simó»
«Ma che dici Manu» rise Simone «Ti ho detto che Andrea passa a prendermi tra mezz'ora. Volevo solo un parere su sta camicia»
«Lo so, ma non uscire con lui.»
«Ma si può sapere che c'hai?» Simone rideva, non sospettava di nulla.
«Esci con me»

«Fortuna che ho accettato di uscire con te» ghignó Simone «Anche se in realtà Andrea ora lavora in banca ed è pure carino oh» si finse amareggiato osservando con la cosa dell'occhio la reazione di Manuel.

Manuel serró la mascella, un gesto apparentemente involontario. Si alzó e si avvicinó pericolosamente a Simone, portando con prepotenza una mano dietro al collo. Il solo contatto provocó al più piccolo dei brividi lungo tutta la schiena e chiuse gli occhi, in attesa delle labbra del riccio che a partire dalla mascella salirono fino agli angoli della bocca.
«Vorresti ancora il banchiere, mh?» sussurró Manuel mandando completamente in tilt Simone.
«Manu-»

Un fragoroso tonfo improvviso costrinse i due a separarsi e a guardarsi attorno smarriti.

«Ma porca puttana»
«Lo specchio»

***
«Alla fine se sta bene pure senza o specchio» concluse Manuel asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
Avevano passato la serata a sistemare il disastro e ora erano più stanchi che mai.
Simone entró nella stanza con un vassoio e due caffè fumanti, sorridendo al fidanzato.
«Che è sta cosa? Me ce devo abituà?» domandó Manuel con tono divertito aiutando il più piccolo ad appoggiare in vassoio per poi lasciargli un tenero bacio sulla fronte.

«Simó, il prossimo passo è il matrimonio» ridacchió Manuel.
«Tranquillo, ci sto lavorando»


Buonaseraa! super insoddisfatta da questa storia, ma di più non riuscivo a fare e mi mancava postare :( cercheró di portarvi qualcosa di più carino la prossima volta.
vi voglio bene <3

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora