facciamoci del male, lo facciamo cosí bene; pt1

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«Me devi lascia sta Simone, non sei il ragazzo mio» gli aveva urlato contro per poi sbattere la porta della sua camera.
«Vaffanculo Manuel, sei uno stronzo» aveva risposto Simone dall'altra parte della stanza, ascoltando i passi del più grande scendere le scale.
Si trattava dell'ennesimo litigio che rimbombava in casa Balestra.

Dopo il loro primo bacio Manuel, come da copione, era fuggito e ci era voluto parecchio tempo per riprendere i rapporti con Simone.
Manuel non era pronto ad ammettere di essere attratto dai ragazzi, ma era certo di essere attratto da Simone e di conseguenza la loro relazione si era completamente trasformata. Passavano ogni pomeriggio assieme, nel garage di uno o nella camera dell'altro tra baci e carezze ma appena varcavano la porta, tornavano ad essere semplici amici. Per quanto bene stessero quando erano assieme, questa situazione iniziava a consumarli e presto non furono più in grado di condividere la stessa camera per più di due ore senza urlarsi addosso e gridare.

Ben presto divenne insostenibile e furono costretti a prendere le distanze e proprio per questo Manuel decise di accettare uno stage che lo avrebbe portato lontano da Roma per tutta l'estate e i rapporti si persero completamente.
D'altro canto Simone si era messo l'anima in pace. Aveva deciso di dimenticare gli sguardi, le carezze e i baci e andare avanti. Quello con Manuel era un rapporto destinato a terminare.

Manuel era tornato nella capitale da qualche giorno, accolto dalle temperature altissime e il traffico che non gli era mancato per nulla. Inizialmente era uscito poco di casa, deciso a voler recuperare un po' del tempo che non aveva potuto trascorrere con la madre. Inoltre, si sentiva al sicuro tra le pareti dell'appartamento, lontano da tutto e tutti.
Prima o poi però avrebbe dovuto affrontare la realtà e affrontare Simone, così come l'anno scolastico che lo attendeva.

La mattina del primo giorno di scuola arrivò prima del previsto e presto Manuel si ritrovò a dover indossare qualcosa che non fosse il pigiama e uscire di casa con le luci dell'alba.
Ripercose le strade ormai familiari e arrivò davanti all'edificio in anticipo.
Daje, pure in anticipo. Quest'anno inizia bene, pensò.
Ma fu costretto a rimangiarsi tutto nel momento in cui una volto conosciuto gli si palesò davanti improvvisamente. Per un attimo si sentí bloccato sul posto, incapace di pronunciare una qualsiasi parola.
A salvarlo fu proprio Simone.
«Ciao»
«Ciao Simò»
O ora, o mai più, si disse.
«È proprio da una vita che non parliamo eh? Da quando...» Manuel esitò.
«Puoi dirlo Manuel. Non parliamo da quando sei partito e sei sparito» si affrettò a dire Simone soffermandosi particolarmente sulle ultime due parole.
«Già, quello.» Manuel incassò il copo e abbassò lo sguardo.

Nessuno dei due sarebbe in grado di dirci per quanto tempo esattamente, ma per parecchi minuti nessuno disse nulla. Di tanti in tanto alzavano lo sguardo, sperando o temendo di incrociare quello dell'altro, per poi abbassarlo nuovamente.
I loro respiri erano ormai sincronizzati e la quiete divenne ben presto insostenibile.

«Come hai passato l'estate?» a spezzare il silenzio fu il più grande.
«Sono stato bene, normale. Che ne so Manuel. Facile parlare per te, sei stato tre mesi lontano da Roma e so pure che ti sei divertito tantissimo, io non-»
«Ti ho pensato ogni giorno Simò» lo interruppè Manuel.
Simone non rispose, non poteva crollare, era stanco di rimettere insieme i pezzi per l'ennesima volta.
«Ho conosciuto un ragazzo Manuel» lo informò poi.
Manuel povera giurare di aver sentito il suo cuore smettere di battere. Faceva dannatamente male.
Cercò di reagire nella maniera più naturale possibile, annuí e aggiunse che era in ritardo e doveva affrettarsi ad entrare.
Tuttavia appena si girò Simone lo afferò per un braccio e lo costrinse a girarsi.
«Manuel dai non fare così, lo sai pure tu che non era una cosa che poteva andare avanti. Noi due dico, io che ti rincorrevo e tu che non sapevi cosa volevi»
«No, sí, certo. Hai ragione. Mica poteva funziona. E poi so Manuel Ferro, te pare che cerco na relazione» gli diede corda il più basso ridendo in maniera quasi esagerata, cercando di ognorare la voragine che lo stava inghiottendo.

La curiosità stava mangiando Manuel che non vedeva l'ora di spaccare la facc- conoscere il ragazzo di Simone. In realtà non fu costretto ad attendere molto, perchè durante il primo intervallo li vide davanti alle macchinette che scherzavano e ridevano, mentre la mano del ragazzo toccava il suo Simone.
Probabilmente si fermò a fissarli per un po' troppo tempo perchè non si accorse minimamente che Laura si era avvicinata a lui.

«Si chiama Andrea, è in quinta e fa nuoto»
Manuel sussultò e si coprí il viso con la mano.
«E che cazzo Laura, m'hai spaventato.»
«Scusa, non volevo distrarti. Ti vedevo piuttosto concentrato» ridacchiò la bionda seguendo con lo sguardo la coppietta che si stava allontando.
«Com'è sto Andrea?» chiese Manuel voltandosi verso di lei.
«Non lo so, non l'ho ancora inquadrato. Però preferivo Simone quando stava con te.»
Lo disse con una tale leggerezza che lasciò Manuel a bocca aperta. Era sicura di stare bene?
«Laura ma io e lui non stavamo insie-»
«Non stavate insieme perché siete due stupidi»

La campanella li costrinse a interrompere la loro conversazione, anche perché Laura lo salutò e si diresse verso la classe.
Manuel rimase fermo immobile qualche altro secondo per poi scuotere la testa e seguire la ragazza.

Sei egoista se te presenti di nuovo nella sua vita e gli dici che mo sai che lo vuoi.
Manuel ne era consapevole ma non gli importava, questa volta non sarebbe stato stupido.

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buonaseraa! può interessarvi una parte due? fatemi sapere <3

it's always been you. [os Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora